Olbia: la gioia di Mastinu, il match winner del derby
Il sassarese re dei bianchi: "Sono stato bravo nella punizione che ha deciso la partita"
SASSARI. La felicità ha un numero, il 17. Tanti quanti sono i gol di questa splendida stagione di Beppe Mastinu. Già, il simbolo che nella cabala risulta portatore di sventura, invece ha funzionato al contrario perl’Olbia. Il 17° gol è proprio quello che, al 6’ del primo tempo, ha deciso la partita più importante del campionato. Fallo su Cossu da posizione molto defilata, pennellata del l’attaccante sassarese ormai gallurese d’adozione, e palla beffarda che scavalca il portiere rossoblù Fadda, e finisce dentro. «Ma non dite che la colpa è del portiere della Torres – avverte alla fine della partita Mastinu, con un sorriso grande così stampato sul volto –, anche che sono stato bravo io. Ci ho provato, ho disegnato una bella traiettoria, e mi è andata molto, molto bene».Palla dentro e corsa con i compagni verso la curva dove erano assiepati i tifosi dell’Olbia, fra cui erano seduti anche il sindaco Gianni Giovannelli e l’assessore allo sport Gesuino Achenza, che insieme al consigliere comunale Giorgio Spano non sono voluti mancare all’appuntamento. «Non potevo certo non esultare – ricorda Mastinu –, sarebbe stata una mancanza di rispetto verso i tifosi dell’Olbia che mi hanno accolto così bene. Dunque ho fatto festa con loro, sia per il gol che al triplice fischio finale».
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A rovinare la giornata speciale di Beppe Mastinu, che indossava anche la fascia di capitano, non è bastata neanche l’espulsione dopo il parapiglia in campo durante il cambio Cossu-Gallo al 21’ nella ripresa. L’arbitro ha cacciato lui e Lisai, capri espiatori di una situazione degenerata per qualche secondo. «Non capisco perché l’arbitro mi ha sventolato il cartellino rosso – dice Mastinu – sono andato semplicemente a far da paciere. Conosco tutti benissimo, ci stavamo spiegando con Lisai, cercando di risolvere la situazione senza danni. Invece è arrivata l’espulsione. Peccato, perché mi sarebbe piaciuto giocare tutti i 90 minuti».
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Appena due minuti dopo l’espulsione di Piredda, a seguito della seconda ammonizione. Così ancora una volta l’Olbia si è trovata a dover giocare in inferiorità numerica, come a Grosseto, giusto la settimana scorsa, nella semifinale play off. «Evidentemente è nel nostro dna soffrire e vincere – sottolinea l’attaccante dei bianchi –. Ci è capitato tante volte di essere in campo in inferiorità numerica, ma ce la siamo cavata bene sempre. Il nostro gruppo è davvero più forte delle avversità».
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Nella finale di Sassari si è distinto Mignani, che ha azzeccato i cambi, regalando nuovi stimoli e nuova forza all’Olbia con gli ingressi di Gallo e Molino. «Beh, credo che il mister – dice – abbia dimostrato tante volte, e non solo in questa occasione, di essere davvero in gamba. Lui è stato determinante in questa stagione».Mastinu, dopo la partita di Sassari persa a gennaio in campionato, non pensava che l’epilogo potesse essere così felice. «La situazione non era facile – ricorda –, ma poi il cambio di gestione, l’arrivo della nuova dirigenza, del nuovo tecnico, dei rinforzi, ci hanno dato coraggio e maggiori certezze. Così passo dopo passo abbiamo costruito questo grande finale di stagione».Per lui, classe 1991, che la maglia rossoblù l’ha solo odorata da lontano, mai chiamato a giocare, questa potrebbe essere la più grande delle rivincite. Ma Beppe Mastinu preferisce pensare ad altro. «Con la Torres è andata così – ammette –, ma devo tanto alla Gallura e all’Olbia, sono cresciuto calcisticamente pindossando le maglie di Arzachena, Budoni e poi Olbia. E qui spero di continuare a giocare. Sassari resta la mia città».