La Nuova Sardegna

Sport

A Chilivani è festa, in sella e fra i cofani

di Giovanni Dessole

Un intero pomeriggio a bordo pista, poi tutti nel parcheggio dell’ippodromo a degustare delizie enogastronomiche

29 agosto 2016
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INVIATO A CHILIVANI. Alle ore 20 il sole non è ancora tramontato sull’ippodromo “Meloni”di Chilivani. Si è appena conclusa l’ultima gara, lo speaker ha salutato il folto pubblico presente – circa 3000 persone sugli spalti – e dato appuntamento al parcheggio della struttura, sede della seconda edizione di “Cofanos Abertos”.

La giornata del galoppo ha celebrato il “Pinna day”, con vittoria multipla dei cavalli della sopra citata scuderia. Fra pronostici, tifo da stadio, battiti di mani e bollettini stracciati per la gioia o per la rabbia, in tanti mestamente o con il volto segnato dal sorriso, scendono i gradoni, attraversano i piazzale e arrivano allo sterrato che ospita il parcheggio. Uno spazio enorme occupato da tante macchine, inizialmente inanimato, ma pronto a diventare una vera e propria piccola e godereccia fiera dell’eno gastronomia isolana.

All’ingresso c’è un banco da dj (a tarda sera suonerà il fantino dj Branca), casse e consolle a circondare di musica una serata, “Cofanos Abertos” che vive la sua seconda edizione, tradizione diventata evento che trasforma lo spuntino di fine corse nel parcheggio di Chilivani in una occasione di ritrovo, aggregazione e degustazione di eccellenze made in Sardegna. Poco a lato, nascosto dall’edificio che ospita la biglietteria, un enorme tavolo dispensa delizie, dalla coppa al formaggio di produzione, il tutto accompagnato da spianate e carasau e da boccioni di vino di Sedini che accendono la competizione fra i cofani: una giuria organizzata ad hoc, nella notte, assaggia, visiona e decreta il vincitore, il cofano dotato del miglior assortimento. Ma non c’è buonismo nell’affermare che a vincere è l’idea, quella che porta sette, otto gruppi di persone, forse anche di più a organizzarsi e offrire ospitalità, buon cibo e buon vino al popolo delle corse. Ci sono allevatori di cavalli, fantini, appassionati, spesso rivali su pista che però nel terzo tempo dimenticano ogni rivalità brindando alla salute del movimento ippico.

Gabriele Calvia e i suoi amici si organizzano con un piccolo camioncino. «Siamo piccoli ma offriamo volentieri da bere a chi ha il piacere di fermarsi da noi»: è tutto gratis e quando compaiono carpaccio e melanzane, la platea va in visibilio. C’è po la famiglia Cherchi, origini di More e vita sassarese, padre madre, due dei quattro figlia al seguito e tre cavalli in corsa. La quinta essenza dell’accoglienza: conoscono tutti, salutano tutti. Il loro figlio minore, Stefano, sogna di fare il fantino, e quando al cofano si avvicina il giovane Antonio Fresu, giovane e fantino pure lui ma già affermato, si crea subito l’empatia che genera amicizia, che e accomuna: e fioccano i consigli.

Poco lontano si affetta un meraviglioso prosciutto di Ollolai: fette spesse e unte, da accompagnare a formaggio fatto in casa, all’occorrenza a del porcetto, cotto in casa ma ancora caldo e dalla cotenna croccante. Sorseggiando un rosso corposo di Oniferi un 70enne racconta 30 anni di corse a Chilivani, sino al 1982, anno in cui deciso di smettere si trasferì a Siena ad allenare cavalli. Pian piano arrivano anche i fantini, hanno fame dopo lo sforzo sostenuto per raggiungere il peso ottimale e condurre in porto la cara. Non ci sono rivalità, questo lo ribadiscono tutti. Quando si fa notte si accendono le luci, È tutto super organizzato, le libagioni, infinite, non mancano e c’è chi acceso il fuoco dispensa prelibatezze alla brace. Generazioni a confronto, assieme, attorno a un cofano, sino a tarda notte a festeggiare la passione per i cavalli, per il mondo delle corse.

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