Sadali-Narcao, match e gemellaggio in nome dell’integrazione tra i popoli
SADALI. Sadali, nel paese della Barbagia di Seulo l’ospitalità è questione importante e l’accoglienza per dirigenti e giocatori del Narcao di mister Samuel Pinna, organizzata dal presidente Mariano...
SADALI. Sadali, nel paese della Barbagia di Seulo l’ospitalità è questione importante e l’accoglienza per dirigenti e giocatori del Narcao di mister Samuel Pinna, organizzata dal presidente Mariano Pilia in occasione del match di Prima categoria, lo ha dimostrato ancora una volta.
«È stato emozionante – dice Pinna –, più che una partita di calcio è stato più un incontro tra le comunità, un gemellaggio che è iniziato ben prima della gara con un pranzo, e poi con uno splendido terzo tempo». La partita è finita 2-1 per gli ospiti, ma quello che più conta è stato il contorno. Il tutto con un filo conduttore: «Anche loro, come noi – sottolinea Pinna – hanno giocatori che provengono dall’Africa. I nostri sono due ragazzi maliani: Konate, che ha segnato anche domenica e che si sta dimostrando un attaccante di categoria superiore, ed è seguito anche dagli altri ospiti della comunità di Rio Murtas dove le persone giunte dall’Africa nel nostro territorio risiedono; e poi Dau, anche lui un buon giocatore, sono due ragazzi classe’ 97 e ’98 rispettivamente, quindi fuori quota».
Lo stesso è avvenuto a Sadali dove il presidente, oltre ad averli inseriti in squadra, ha adottato Mohamed Yallow, classe 2000, ed ha in squadra altri quattro ragazzi africani. «Credo che nello sport, almeno a questi livelli, si possa ragionare seriamente di integrazione – prosegue il mister –. In qualche campo capita che qualcuno offenda i nostri giocatori per il colore della loro pelle, ma ci sono anche giornate come questa che riconciliano con lo sport vero e con la capacità delle nostre comunità di accogliere chi viene da fuori, da una vita tribolata, che magari fugge dalle guerre o anche solo dalla povertà. Credo sia giusto cercare insieme una opportunità di vita migliore, per loro e anche per i nostri ragazzi. Ovviamente contiamo di rendere l’ospitalità al Sadali nel girone di ritorno quando verranno a Narcao».
Mariano Pilia non vuole prendersi meriti: «Credo che questa dovrebbe essere la normalità – sottolinea il presidente del Sadali – è stato un incontro tra amici, tra persone che stanno insieme, e tra atleti che imparano a convivere con tutti senza nessun problema. Mio figlio è arrivato in Italia a 14 anni, era orfano di guerra e al suo paese nessuno lo voleva, l’emigrazione è stata l’unica sua risorsa ed io e la mia famiglia siamo orgogliosi che sia venuto a stare da noi».
A Sadali, vista la vicina presenza di un centro di accoglienza è stato approvato nei giorni scorsi un progetto, che oltre all’amministrazione comunale coinvolge anche la società sportiva, per consentire ai ragazzi di apprendere l’italiano e poi poter entrare o rientrare nel normale circuito scolastico, un segno tangibile di solidarietà e di integrazione.
Carlo Floris