Il Ninja di nuovo al top contro la “sua” Roma
di Mario Frongia
Il Cagliari per la sfida di domenica pomeriggio all’Olimpico recupera il belga Dopo i 15’ col Verona il centrocampista avrà di nuovo il ruolo da protagonista
02 ottobre 2019
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CAGLIARI. Un Ninja che non scorda. Mette in fila quattro anni con il sipario che sale nel gennaio del 2014 e si abbassa nel giugno del 2018. Quadriennio dai numeri solidi: 155 gare e 28 gol in A, 9 e 2 in Coppa Italia, 39 e 3 in Europa. Più 30 gettoni con il Belgio. Radja Nainggolan alla Roma non è e non sarà mai uno che passa per caso. Croce e delizia dei tecnici, adorato dalla tifoseria, genio e imbarcate. «Nella mia vita privata decido solo io» la frase clou: la stessa ribadita a Conte e Marotta che a Milano l'hanno messo fuori dal progetto.
L'uomo e il calciatore. Ritenuto tra i migliori cinque tuttocampisti al mondo, il numero 4 rossoblù, 31 anni, ha dalla sua la sregolatezza che piace a chi ama il calcio di lotta e di governo. Il rientro al Cagliari è una sorta di nemesi. Nel club dei Quattro mori e nella città del Poetto, è diventato professionista del pallone. Ma anche marito e padre. Capace di slanci e generosità spesso sottotraccia. Come con le donazioni ai bambini dell'ospedale microcitemico. Ma questa è un'altra storia. Radja domenica riappare all'Olimpico. E se non sbaglierà spogliatoio, avrà da tener testa alle sollecitazioni degli ex compagni e di un pubblico che non lo ha scordato. Per dire, l'altra domenica la moglie Claudia - tosta e gagliarda, è alle prese con un tumore - era in tribuna con la consorte di Dzeko. Se il bomber giallorosso avesse segnato il gol sarebbe stato per la signora Nainggolan di Serramanna.
Gente laboriosa e sincera. Ma anche questa è un'altra storia. Il Ninja ha avuto a Roma l'innalzamento a campione tra i campioni. Aureola meritata sul campo. Però, la città della Lupa è feroce. Pretende sempre e troppo. E alla lunga logora e divora. Da qui, oltre alle insistenze di Spalletti, il trasloco a Milano. In un'Inter con uno spogliatoio polveriera e mille galletti. Però, con i nerazzurri chiude con un totale di 36 presenze e 7 gol: l'ultimo manda la squadra in Champions. Mica male. Ma la città del panettone frulla. E non aiuta chi prende sottogamba la quotidianità extra campo. Così, dopo aver evitato la Cina, ecco il Cagliari. Un colpaccio per una squadra che si è privata di Barella e a ha poi perso per infortunio gli altri due nazionali, Cragno e Pavoletti. Ma il jolly belga-indonesiano scalda i cuori. E rafforza i convincimenti anche degli altri. A Cagliari la mezzala vive poco distante dai Giardini pubblici. Con gli amici di sempre lo si incrocia al Lazzaretto di Sant'Elia, in centro, alle sagre. Eccessi, vezzi, tatuaggi, e un enorme jeep Mercedes, lo rendono più che visibile. Ma è il campo che importa. Maran sa di poterlo schierare ovunque, anche alle spalle delle punte. Il fastidio al polpaccio è in archivio. Con la Roma, dopo i 15' con il Verona, Radja c'è. La storia prosegue.
L'uomo e il calciatore. Ritenuto tra i migliori cinque tuttocampisti al mondo, il numero 4 rossoblù, 31 anni, ha dalla sua la sregolatezza che piace a chi ama il calcio di lotta e di governo. Il rientro al Cagliari è una sorta di nemesi. Nel club dei Quattro mori e nella città del Poetto, è diventato professionista del pallone. Ma anche marito e padre. Capace di slanci e generosità spesso sottotraccia. Come con le donazioni ai bambini dell'ospedale microcitemico. Ma questa è un'altra storia. Radja domenica riappare all'Olimpico. E se non sbaglierà spogliatoio, avrà da tener testa alle sollecitazioni degli ex compagni e di un pubblico che non lo ha scordato. Per dire, l'altra domenica la moglie Claudia - tosta e gagliarda, è alle prese con un tumore - era in tribuna con la consorte di Dzeko. Se il bomber giallorosso avesse segnato il gol sarebbe stato per la signora Nainggolan di Serramanna.
Gente laboriosa e sincera. Ma anche questa è un'altra storia. Il Ninja ha avuto a Roma l'innalzamento a campione tra i campioni. Aureola meritata sul campo. Però, la città della Lupa è feroce. Pretende sempre e troppo. E alla lunga logora e divora. Da qui, oltre alle insistenze di Spalletti, il trasloco a Milano. In un'Inter con uno spogliatoio polveriera e mille galletti. Però, con i nerazzurri chiude con un totale di 36 presenze e 7 gol: l'ultimo manda la squadra in Champions. Mica male. Ma la città del panettone frulla. E non aiuta chi prende sottogamba la quotidianità extra campo. Così, dopo aver evitato la Cina, ecco il Cagliari. Un colpaccio per una squadra che si è privata di Barella e a ha poi perso per infortunio gli altri due nazionali, Cragno e Pavoletti. Ma il jolly belga-indonesiano scalda i cuori. E rafforza i convincimenti anche degli altri. A Cagliari la mezzala vive poco distante dai Giardini pubblici. Con gli amici di sempre lo si incrocia al Lazzaretto di Sant'Elia, in centro, alle sagre. Eccessi, vezzi, tatuaggi, e un enorme jeep Mercedes, lo rendono più che visibile. Ma è il campo che importa. Maran sa di poterlo schierare ovunque, anche alle spalle delle punte. Il fastidio al polpaccio è in archivio. Con la Roma, dopo i 15' con il Verona, Radja c'è. La storia prosegue.