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Csi, un calcio al pallone per crescere divertendosi

Csi, un calcio al pallone per crescere divertendosi

Al via i campionati educativi organizzati dal Centro sportivo italiano di Sassari Il presidente: l’obiettivo non è arrivare in A ma aiutare i bimbi a diventare adulti

20 novembre 2019
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SASSARI. Molte volte la maglia di gioco è troppo grande e i parastinchi si possono lasciare la casa. È la divisa dei baby calciatori, quei bambini che hanno come sogno il pallone. Ogni anno, in questo periodo, per migliaia di bambini e di famiglie la routine è la stessa, ma l’emozione è ogni volta diversa. Perché i campionati educativi che il Centro Sportivo Italiano di Sassari organizza, e che La Nuova Sardegna dalla scorsa stagione racconta, sono alla continua ricerca del sogno da regalare ai bambini. Non quello di arrivare in Serie A, ma quello di far divertire i bambini. Divertimento che fa rima con impegno, quello che gli adulti, siano essi tecnici o genitori o arbitri, devono condividere perché la vera partita che si gioca è quella di educare le nuove generazioni.

«Il Csi rappresenta valori forti che devono necessariamente essere condivisi dalle società sportive, altrimenti si fa fatica a stare dentro il nostro mondo», dice il presidente provinciale Giuseppe Porqueddu ». Lo slogan “I nostri campionati non sono quelli degli adulti in miniatura” sintetizza al meglio il concetto espresso dal numero uno del Csi Sassari. Come funziona il campionato? «Una volta chiuse le iscrizioni – spiega il coordinatore tecnico provinciale, Giovanni Daga – definiamo i gironi su base territoriale, con partite di sola andata, che prendono il nome di “La Nuova Sardegna Cup Fase Light”. Terminata questa fase in base alla classifica vengono costruiti nuovi gironi di andata e ritorno. Una scelta per abbattere le differenze in campo, che a questa età sono solo di natura fisica, e i possibili 10-0 della prima fase vengono sostituiti da partite molto equilibrate. Qui nasce un bel circolo virtuoso: più i bambini si divertono e più si allenano, più si allenano e più migliorano, più migliorano e più si divertono».

I piccoli atleti sono affiancati da formatori di vita. «Dalla stagione 2020-2021 entrerà in vigore quello che abbiamo ribattezzato il “patentino educativo” – ricorda Porqueddu –: un percorso triennale indirizzato a coloro che vogliono essere protagonisti invisibili nella crescita dei loro bambini. Senza aver concluso questo periodo, dalla prossima stagione un tecnico non potrà più sedere in una panchina del Csi. Se abbiamo ricevuto critiche? Certo, soprattutto all’inizio. Ma abbiamo ricordato che nessun genitore manda il proprio figlio in una scuola dove l’insegnante è impreparato. Stiamo lavorando per cambiare la cultura di chi opera nelle scuole calcio dai dirigenti agli allenatori, ma anche per valorizzare il ruolo del genitore e dell’arbitro Csi. Sono tutte figure essenziali perché ruotano intorno al bambino che vuole solo divertirsi. E gli adulti hanno l’unico dovere di accontentarlo».



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