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È Pedrazzini l’immortale del basket

Stefano Ambu
È Pedrazzini l’immortale del basket

Il cagliaritano ha raggiunto 12.603 punti entrando nella top 10 dei marcatori italiani all time con Riva e Oscar

26 febbraio 2020
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CAGLIARI. Un boato dagli spalti e dalla panchina. Tutto per un canestro che, con la sua Ferrini Delogu Legnami Quartu (serie C) sopra di una trentina di punti sul Calasetta, sembrava valere poco o nulla. «Ho pensato che, siccome non avevo giocato fino a quel momento una grande gara ed ero riuscito a fare due punti dopo una serie di errori, mi stessero prendendo in giro».

E invece no, nessuna presa per i fondelli: quei due punti significavano- ma lui non ancora lo sapeva- l'ingresso nella top ten di tutti i tempi dei migliori realizzatori dei campi di basket italiani di tutti i tempi.

Totale: 12603 punti. Nel gotha della pallacanestro insieme a gente come Antonello Riva, Oscar, Carlton Myers ora c'è anche Maurizio Pedrazzini, classe 1970, cagliaritano, l'immortale del basket sardo con trascorsi anche alla Dinamo e in mezza Italia. Il risultato è arrivato a cinquant'anni compiuti poco più di un mese fa. «Non lo sapevo- racconta- anzi ero l'unico a non saperlo. Perché invece i compagni e la società invece avevano già preparato la festa e una maglia celebrativa. È stata una magnifica sorpresa».

Highlander. Eppure nel 2012 sembrava pronto a dare l'addio al basket. «In realtà non è proprio così – racconta – perché, avendo avuto due gemelle, avevo detto che avrei preso una piccola pausa di riflessione per capire quali sarebbero state le ore di sonno concesse dalle mie figlie. Poi invece è andato tutto bene e ho ripreso subito. Non ho quasi mai smesso».

Grande promessa del basket cagliaritano, per giocare a certi livelli ha dovuto lasciare la Sardegna con tappe a Rieti, Roseto, Firenze, Arezzo, Mestre, Udine, Gorizia tra B1 e B2. «L'unico rimpianto è quello di non avere mai giocato in serie A- spiega- anche quando ho conquistato la promozione sul campo, poi sono andato via». Con la Dinamo una sola stagione, 2002-2003. Però importante perché fu il campionato della promozione in A2. Momenti che non si dimenticano. E il club biancoblù che non si è dimenticato di Pedrazzini, convocato per la All star legends night. «Contentissimo per i successi della Dinamo - racconta- diciamo che il mio mattoncino l'ho messo. Poi sono arrivati mattoni ancora più grossi. Lo scudetto è stato, da appassionato, un'esperienza incredibile. Ma anche quest'anno la Dinamo può giocarsela. Penso che Sardara e tutto lo staff abbiano fatto in questi anni un lavoro incredibile. Perché è importante arrivare in alto, ma bisogna anche essere bravi a confermarsi».

Perché Sassari sì e Cagliari, dopo il Brill, no? «Conosco le due realtá- commenta- a Cagliari è tutto più difficile perché c'è una squadra di calcio di A che catalizza tutto, attenzioni e sponsor. A Sassari forse c'è più cultura del basket: la Dinamo è vista come una creatura della città e i sassaresi la sostengono in tutto e per tutto».

A cinquant'anni sempre sul parquet. «È divertente- ride- a volte giochi contro squadre di ragazzi di vent'anni. È impegnativo: fisicamente non sei come quando di anni ne avevi 30 o 20. Però è sempre bello, mi aiuta anche lo splendido ambiente della Ferrini Quartu: quando mi renderò conto di non riuscire a stare a quei livelli, sarà anche il momento di smettere».

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