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Domingo-Riva e la Lazio s'inchina all'Olimpico

Enrico Gaviano
Domingo-Riva e la Lazio s'inchina all'Olimpico

50 anni fa lo scudetto: a Roma quinta vittoria di fila dei lanciatissimi rossoblù

06 aprile 2020
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CAGLIARI. Il Cagliari dello scudetto fu costruito pezzo per pezzo in sei anni da quella vecchia volpe di Andrea Arrica. “Colpi” di mercato da favola, uno su tutti quello di Gigi Riva preso nel 1963 a 37 milioni, e scambi in cui i rossoblù si rinforzarono ulteriormente. Come quello che portò Boninsegna all’Inter e Angelo Domenghini insieme a Bobo Gori e Cesare Poli al Cagliari.

Domenghini al Cagliari. “Domingo” quei giorni li ricorda benissimo. E se gli si chiede come prese il trasferimento a Cagliari, risponde con un secco «malissimo». Lui, giocatore della grande Inter e della nazionale vedeva sconvolto il suo tran tran quotidiano. «Ero abituato a stare a Bergamo, a casa – dice –, anche quando giocavo a Milano. La Sardegna era un po’ lontana». Nessun problema invece per quanto riguarda la forza del Cagliari. «Arrivai in una squadra che era finita al secondo posto nella stagione precedente – sottolinea – noi non facemmo altro che far diventare ancora più forte l’organico. Eravamo da scudetto e infatti lo vincemmo».

Filotto di vittorie. Per arrivare al tricolore, fu sicuramente decisivo quel filotto di vittorie, cominciato nell’ultima giornata di andata all’Amsicora con il secco 2-0 al Torino e protrattosi per 5 giornate: una dopo l’altra caddero Sampdoria, Vicenza e Brescia e infine, all’Olimpico, il primo febbraio di 50 anni fa la Lazio. Anche in quel caso il risultato fu secco, senza possibilità di repliche: 2-0. E a metterci lo zampino, anzi a dare proprio il là al successo, fu proprio Angelo Domenghini con una delle sue proverbiali cannonate di destro.

Lazio-Cagliari 0-2. «Beh io i gol li ho sempre fatti – ricorda con compiacimento il campione bergamasco –, sia quando giocavo all’Atalanta, che all’Inter e quindi al Cagliari. Qualche rete, non tantissime, l’ho firmata anche in nazionale, come l’1-1 della prima finale europea con la Jugoslavia, o l’1-0 alla Svezia ai mondiali messicani». In totale, nella stagione dello scudetto, Domingo segnò 8 reti, secondo solo a Riva che invece vinse la classifica dei cannonieri con 21 gol. E all’Olimpico l’ala destra rossoblù sbrogliò una matassa che si stava facendo ingarbugliata, dopo un primo tempo finito a reti bianche. All’11’ della ripresa...«presi palla e tirai da centro area, la palla finì dentro». Niente da fare per Sulfaro che aveva tentato invano di opporsi a quella terribile fiondata. Poi, a mettere al sicuro definitivamente la vittoria e tenere a distanza di 4 punti la più caparbia inseguitrice, la Juventus, ci pensò ancora una volta Gigi Riva, deviando con il suo sinistro un invitante cross di Mario Brugnera. «Riva era Riva – dice ancora Domingo –. Hanno spesso parlato di divergenze fra noi, ma la verità è che il rapporto fra me e tutti i giocatori del Cagliari è sempre stato ottimo. E lui era uno che dava una grossa mano a vincere le partite, non scherziamo... ».

Scopigno stratega. Ma anche Scopigno ci mise del suo durante l’anno, inventando a un certo punto Cera libero, e utilizzando Nenè in svariati ruoli a centrocampo. «In quel Cagliari c’erano tanti giocatori davvero forti, che erano bravi sia tecnicamente che tatticamente. Io e Nenè, ad esempio, spesso ci scambiavamo il ruolo da ala destra e da mezz’ala, rendendo la vita difficile agli avversari». Un Cagliari dunque che dopo quella bella affermazione a Roma vedeva più vicino il traguardo di uno scudetto che solo qualche anno prima sembrava solo fantascienza. Quattro punti di vantaggio e 11 giornate da giocare non garantivano nulla, ma erano un piccolo prezioso gruzzoletto. «Eravamo tutti convinti della forza della squadra – ricorda ancora Domenghini –, ma la certezza che ce l’avremmo davvero fatta, però, cominciammo ad averla solo dopo il pareggio per 2-2 sul campo della Juventus, nel mese di marzo. Quel giorno l’arbitro Lo Bello inventò un paio di rigori, è vero. Ma l’importante è che riuscimmo a non perdere”.

Il tabellino. LAZIO: Sulfaro, Papadopulo, Facco, Wilson, Polentes, Marchesi, Massa, Mazzola (dal 59’ Morrone), Chinaglia, Ghio, Governato. (12. Di Vincenzo)

CAGLIARI: Albertosi, Martiradonna, Zignoli, Cera, Niccolai, Nenè, Domenghini, Brugnera, Gori, Greatti, Riva (12. Reginato; 13. Poli)

ARBITRO: Francescon di Padova

RETI: Domenghini all’11’ e Riva al 35’ del secondo tempo

NOTE: presente il ct Valcareggi che prima di prendere posto in tribuna ha calorosamente abbracciato Manlio Scopigno (3/continua)

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