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«Quella sera a Belgrado tra brividi e divertimento»

di Andrea Sini
«Quella sera a Belgrado tra brividi e divertimento»

Quattro fedelissimi biancoblù scelgono le gare più “particolari” del decennio «Le emozioni provate durante il match con la Stella Rossa sono state irripetibili»

22 aprile 2020
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SASSARI. Si fa presto a dire PalaBigi, basta poco per mettere a fuoco la vittoria in Gara7 all’overtime contro Milano. Per non parlare della gioia più recente, ovvero il magico pomeriggio di Würzburg. Ma l’ultimo decennio ha regalato alla Dinamo, che domani festeggia il suo sessantesimo compleanno, una lunga serie di momenti indimenticabili, non necessariamente legati alla conquista di un trofeo, e magari neppure a una vittoria. Sensazioni personali, ambientazioni particolari che creano vibrazioni interne incancellabili.

Impossibilitati a completare un lavoro di scrematura che includesse meno di 15-20 gare “da leggenda”, abbiamo preferito passare la patata bollente a forma di palla ai giocatori che dal 2010 a oggi hanno totalizzato il maggior numero di presenze in maglia biancoblù: trovando diverse certezze e ma anche qualche sorpresa. Una domanda, e tre risposte secche da per Jack Devecchi, Manuel Vanuzzo, Brian Sacchetti e Travis Diener.

Belgrado forever. Nella sua storia la Dinamo è scesa in campo due volte nella capitale serba, e in un caso ha anche vinto, superando il Partizan Belgrado per 87-88 all’overtime al termine di una gara da infarto. Ma il match che nessuno tra i testimoni oculari potrà mai cancellare dalla memoria è la gara di Eurocup del novembre 2012, contro la Stella Rossa. Non a caso tutti gli intervistati la inseriscono nella loro personale terna. «L’atmosfera della Pionir Arena non me la dimenticherò mai – dice Jack Devecchi –, il cartello con il divieto di portare pistole nell’impianto, e poi gli 8 mila tifosi di casa che cantarono ininterrottamente da un’ora prima della gara, e poi per tutto l’incontro. Perdemmo per 116-104, ma fu una partita bellissima, palpitante, in un ambiente clamoroso».

Il primo trionfo. La prima coppa non si scorda mai, anche se successivamente ne sono state alzate in aria altre, anche più “pesanti”. Travis Diener e Brian Sacchetti sono concordi nell’indicare la finalissima di Coppa Italia del 2014 come una delle tre partite più emozionanti della loro esperienza sassarese: era il 9 febbraio e i sassaresi di Meo Sacchetti approdavano per la prima volta all’ultimo atto della Final Eigh. Due sere prima avevano spazzato via, contro ogni pronostico, i padroni di casa dell’Olimpia Milano. Poi la semifinale contro Reggio Emilia, infine l’ultimo atto con l’imbattibile Montepaschi Siena di Simone Pianigiani. Un clamoroso primo tempo (28-45) sembrava avere spianato la strada ai sassaresi, prima del ritorno dei campioni d’Italia. Poi il finale autoritario dei biancoblù, bravi a tagliare il traguardo sul 73-80, con 18 punti di Caleb Green e 17 di Travis Diener.

Emozioni tricolori. Tra poco più di un mese saranno passati 5 anni, ma il ricordo della finale scudetto contro la Grissin Bon Reggio Emilia è ancora vivo nel cuore dei tifosi. E anche dei protagonisti: Devecchi è legato in maniera particolare a gara6, quella dei tre overtime. «Ci furono tabellate, schiacciate, supplementari, ci furono i tiri della vittoria sbagliati da Cinciarini. Una serata da battiti del cuore a mille». «Se proprio devo scegliere – dice Sacchetti junior –, punto semplicemente su gara7. Non credo che ci sia bisogno di spiegazioni». È il 26 giugno 2015, la serie finale delle debuttanti è sul 3-3, con il fattore campo sempre rispettato, e in aggiunta la Dinamo nella sua storia al PalaBigi di Reggio Emilia ha perso dieci gare su dieci. Il primo quarto è un disastro, con i padroni di casa che volano sul +17 e iniziano ad assaporare il loro primo titolo. Invece la fantastica rimonta dei sassaresi, trascinati da Sanders, Logan, Dyson e Lawal, regala al Banco una vittoria per 73-75 che vale la conquista dello scudetto, che si somma al trionfo in Supercoppa e Coppa Italia: è il Triplete biancoblù.

Da dove arriviamo. Tecnicamente non fa parte delle 10 stagioni nella massima serie, ma cronologicamente risale a meno di 10 anni fa. Manuel Vanuzzo ce l’ha nel cuore. «La vittoria contro Veroli in Gara4 dei playoff promozione dalla Legadue mi ha regalato emozioni indimenticabili – dice il capitano di allora –. Non era stata un’annata semplice, e neppure quella serie era iniziata bene». Finì invece benissimo per la Dinamo, che il 14 giugno 2010, vincendo per 99-78, festeggia i primi 50 anni di vita conquistando per la prima volta la promozione nella massima serie.

Emozioni pure. Nella mente dei fedelissimi biancoblù di questo decennio ci sono altre tre partite da circoletto rosso. La prima è tutt’altro che banale e a indicarla è Travis Diener: «Sono molto legato alla mia primissima partita in casa con la maglia della Dinamo – dice il play di Fond du Lac –. Giocammo contro Caserta e onestamente non sapevo cosa aspettarmi da noi e anche dal palazzetto. Giocammo in un ambiente incredibile, con un tifo che faceva vibrare i muri». Era il 23 ottobre 2010 e la squadra di Meo Sacchetti vinse per 92-87 grazie a una sensazionale rimonta finale, suggellata dalla tripla di Vanuzzo. E a proposito di triple dell’ala di Dolo, l’impresa di gara3 nei quarti di finale playoff del 21 maggio 2012, rimane nella storia, così come il suo canestro sulla sirena per il rocambolesco 71-72 che chiuse la serie. Infine, a proposito di emozioni del tutto personali, l’ultima scelta di Devecchi: «Porto dentro le sensazioni della partita di Eurolega giocata in casa del Real Madrid nel 2014. Ero infortunato e non mi spogliai neppure, ma ricordo che nel tragitto tra l’hotel e il palazzetto mi misi ad ascoltare musica per caricarmi, come se dovessi scendere in campo».

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