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La serie A naviga in un mare di incognite

di Andrea Sini
La serie A naviga in un mare di incognite

La Dinamo si raduna il 22 luglio, il campionato partirà il 27 settembre, ma ancora non esiste un protocollo di sicurezza

11 luglio 2020
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SASSARI. Le date ci sono, il numero esatto di squadre ancora no, le certezze su come poter gestire la stagione neppure. Il basket fa prove di normalità, le squadre fanno il mercato e iniziano a pensare al ritiro (la Dinamo si radunerà il 22 luglio), concentrandosi sui pochi obiettivi chiari già fissati. Per esempio la partenza del campionato di serie A 2020-’21, fissata per il 27 settembre. Anche se proprio in questi giorni nell’ambiente si è iniziato a fantasticare di un possibile slittamento di almeno un mese. L’obiettivo sarebbe quello di prendere tempo e sperare di poter ripartire con i palazzetti aperti, ma a oggi in Lega questo tema non è mai stato affrontato.

Resta per il momento buona la data del 27 settembre, dunque, con la stagione ufficiale che si aprirà un mese prima con la “super-Supercoppa”, in un’edizione allargata a tutte le squadre del massimo campionato. Un ulteriore rebus, dato che per ora – e con tutta probabilità sino al 31 luglio, data ultima per perfezionare l’iscrizione al campionato – non è dato conoscere il numero dei club che daranno vita alla serie A.

«Apriteci i palasport» è la richiesta che Gianni Petrucci ha rivolto al governo, non lesinando critiche al comitato tecnico scientifico: il presidente della Fip ieri sulla Gazzetta ha sviscerato la questione legata alla ripartenza, lasciando intendere come il percorso verso la normalità sia ancora lungo e accidentato.

Il rischio concreto è comunque quello di vedere la stagione cominciare senza pubblico sulle gradinate dei palasport. Un’eventualità che potrebbe appesantire ulteriormente i conti di molte società. Le quali, a differenza delle dirimpettaie del calcio, considerano vitali gli incassi al botteghino.

Resta il fatto che quasi tutti club di serie A sono attivissimi sul mercato, si sono visti rimescolamenti societari e colpi importanti. Segno che, nonostante tutti i problemi, la base è buona e persino solida. Meglio cercare in ogni modo di ripartire, dunque, anche a porte chiuse, per il bene del movimento: procrastinare la ripartenza potrebbe infatti creare danni maggiori rispetto alla possibilità di far slittare tutto di uno-due mesi, non potendo comunque avere palazzetti pieni (e incassi importanti) a causa degli obblighi di distanziamento.

Legabasket e Fip stanno provando a sbloccare la situazione. Ora si attende, magari con l’intermediazione del Coni, che le istituzioni diano una risposta chiara.

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