«Alla Dinamo ero Iceman ma Spissu può superarmi»
di Andrea Sini
Mauro Bonino, storico recordman di tiri liberi, racconta i segreti del gesto «La testa deve essere libera, ma per essere perfetto serve anche la tecnica»
10 novembre 2020
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SASSARI. «Quando vai in lunetta devi isolarti dal mondo. Servono tecnica, polpastrelli, sangue freddo e, serenità. Io sapevo se la palla sarebbe andata dentro già al momento del rilascio». Lo chiamavano Iceman e non era affatto un’esagerazione. Mauro Bonino è l’uomo di ghiaccio che per quattro stagioni, con la maglia della Dinamo, per quattro stagioni, dal 1992 al 1996 ogni domenica ha mandato in scena un “clinic” di tiri liberi su tutti i campi della serie A2. Il suo 93,6% (131/140) della stagione 1992-’93 è stato per anni il record assoluto tra A1 e A2.
Spissu glaciale. Il nuovo iceman biancoblù è Marco Spissu, che in campionato non ha ancora commesso un errore: 21/21. Sommando i giri in lunetta fatti anche nelle gare di Supercoppa Italiana e di Champions League, il play del Banco di Sardegna arriva a un totale di 40/41, con l’unico errore commesso nella seconda sfida contro Brindisi al Geopalace di Olbia. Il numero zero sassarese, che in carriera ha sempre avuto percentuali molto alte, la scorsa stagione al momento dello stop della serie A aveva segnato 32 tiri liberi su 35. Ciò che colpisce, per un giocatore che ha minutaggi altissimi e gioca centinaia di palle ogni partita, è semmai il numero tutto sommato basso di tiri tentati, specchio della considerazione ancora abbastanza scarsa di cui gode da parte degli arbitri. O forse del fatto che Spissu non fa parte di quella schiera di giocatori che “mostrano” il contatto in maniera plateale.
Il vecchio Iceman. Mauro Bonino, classe 1963, non si è mai allontanato dal basket. Nella sua Sanremo anche in questo periodo di attività ridotte allena i ragazzini all’aperto e a loro continua a insegnare i segreti per non tremare nel momento in cui si mettono i piedi a ridosso di quella che Franco Lauro chiamava “linea della carità”. «Quando vai in lunetta devi staccarti per un attimo dalla partita e da tutto quello che hai intorno – dice Bonino – . Serve grande concentrazione e fiducia, devi essere in grado di interrompere lo stress di quel momento e pensare soltanto al gesto tecnico. Quindi la testa è fondamentale, ma chiaramente senza tecnica non vai da nessuna parte, per questo oggi con i ragazzi che alleno è una correzione continua. Ricordo che io per qualche ragione in trasferta ero praticamente infallibile, mentre qualche errore in più lo commettevo in casa. E l’altra cosa che posso dire è che un tiratore sa dal momento dell’uscita della palla dai polpastrelli dove andrà il tiro».
Talento&lavoro. Chi ha visto all’opera in quegli anni la guardia arrivata a Sassari dalla Fortitudo Bologna, ricorderà molto bene la pulizia della sua meccanica di tiro ma anche il “colpetto” in avanti dato con le ginocchia prima di rilasciare la palla dalla lunetta. «Lo facevo per rilassarmi – racconta Bonino – buttavo fuori l’aria e facevo quel movimento con le gambe, una tecnica che mi avevano insegnato a Ragusa. Ma dietro c’era anche tanto lavoro fatto in allenamento. Ai miei tempi c’era Danny Ainge dei Boston Celtics che era una macchina. Io ho iniziato a giocare a pallacanestro tardi, a 13-14 anni, e quindi ho potuto lavorare sulla tecnica di tiro senza problemi di forza legati al peso della palla. Ma al termine di ogni allenamento stavo a lungo sul campo, non andavo mai via prima di averne segnai almeno 20 di fila. Negli anni a Sassari Luca Angius mi avrà ripassato indietro migliaia di palloni da sotto canestro... Ora, da tifoso della Dinamo, spero proprio che Spissu faccia meglio di me».
Uomini da record. Negli anni recenti in casa Dinamo ci sono stati diverse performance di alto livello dalla lunetta: per esempio il 41/43 di Brian Sacchetti nel 2013-’14 e il 33/34 di Josh Akognon nel 2015-’16. A livello di serie A, dopo il mostruoso 145/152 (95,4%) di Mike Penberty di Napoli nel 2003-’04, nell’ultimo decennio sono da segnalare l’altrettanto sorprendente 95/99 (96%) di Jimmy Baron della Virtus Roma nel 2013-’14 e il 188/204 (92,2%) di Gigi Datome, sempre in maglia Virtus, nell’anno precedente. Quella del capitano azzurro è la migliore performance della serie A dal 2004 con almeno 100 tentativi.
Spissu glaciale. Il nuovo iceman biancoblù è Marco Spissu, che in campionato non ha ancora commesso un errore: 21/21. Sommando i giri in lunetta fatti anche nelle gare di Supercoppa Italiana e di Champions League, il play del Banco di Sardegna arriva a un totale di 40/41, con l’unico errore commesso nella seconda sfida contro Brindisi al Geopalace di Olbia. Il numero zero sassarese, che in carriera ha sempre avuto percentuali molto alte, la scorsa stagione al momento dello stop della serie A aveva segnato 32 tiri liberi su 35. Ciò che colpisce, per un giocatore che ha minutaggi altissimi e gioca centinaia di palle ogni partita, è semmai il numero tutto sommato basso di tiri tentati, specchio della considerazione ancora abbastanza scarsa di cui gode da parte degli arbitri. O forse del fatto che Spissu non fa parte di quella schiera di giocatori che “mostrano” il contatto in maniera plateale.
Il vecchio Iceman. Mauro Bonino, classe 1963, non si è mai allontanato dal basket. Nella sua Sanremo anche in questo periodo di attività ridotte allena i ragazzini all’aperto e a loro continua a insegnare i segreti per non tremare nel momento in cui si mettono i piedi a ridosso di quella che Franco Lauro chiamava “linea della carità”. «Quando vai in lunetta devi staccarti per un attimo dalla partita e da tutto quello che hai intorno – dice Bonino – . Serve grande concentrazione e fiducia, devi essere in grado di interrompere lo stress di quel momento e pensare soltanto al gesto tecnico. Quindi la testa è fondamentale, ma chiaramente senza tecnica non vai da nessuna parte, per questo oggi con i ragazzi che alleno è una correzione continua. Ricordo che io per qualche ragione in trasferta ero praticamente infallibile, mentre qualche errore in più lo commettevo in casa. E l’altra cosa che posso dire è che un tiratore sa dal momento dell’uscita della palla dai polpastrelli dove andrà il tiro».
Talento&lavoro. Chi ha visto all’opera in quegli anni la guardia arrivata a Sassari dalla Fortitudo Bologna, ricorderà molto bene la pulizia della sua meccanica di tiro ma anche il “colpetto” in avanti dato con le ginocchia prima di rilasciare la palla dalla lunetta. «Lo facevo per rilassarmi – racconta Bonino – buttavo fuori l’aria e facevo quel movimento con le gambe, una tecnica che mi avevano insegnato a Ragusa. Ma dietro c’era anche tanto lavoro fatto in allenamento. Ai miei tempi c’era Danny Ainge dei Boston Celtics che era una macchina. Io ho iniziato a giocare a pallacanestro tardi, a 13-14 anni, e quindi ho potuto lavorare sulla tecnica di tiro senza problemi di forza legati al peso della palla. Ma al termine di ogni allenamento stavo a lungo sul campo, non andavo mai via prima di averne segnai almeno 20 di fila. Negli anni a Sassari Luca Angius mi avrà ripassato indietro migliaia di palloni da sotto canestro... Ora, da tifoso della Dinamo, spero proprio che Spissu faccia meglio di me».
Uomini da record. Negli anni recenti in casa Dinamo ci sono stati diverse performance di alto livello dalla lunetta: per esempio il 41/43 di Brian Sacchetti nel 2013-’14 e il 33/34 di Josh Akognon nel 2015-’16. A livello di serie A, dopo il mostruoso 145/152 (95,4%) di Mike Penberty di Napoli nel 2003-’04, nell’ultimo decennio sono da segnalare l’altrettanto sorprendente 95/99 (96%) di Jimmy Baron della Virtus Roma nel 2013-’14 e il 188/204 (92,2%) di Gigi Datome, sempre in maglia Virtus, nell’anno precedente. Quella del capitano azzurro è la migliore performance della serie A dal 2004 con almeno 100 tentativi.