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«Alla Dinamo manca soltanto la sua gente»

di Andrea Sini
«Alla Dinamo manca soltanto la sua gente»

Coach Pozzecco fa il punto al termine del girone d’andata

13 gennaio 2021
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SASSARI. Il terzo posto in classifica e la qualificazione alla Final Eight in cassaforte, un centro nuovo di zecca in arrivo, un grande feeling con tutta la famiglia Dinamo, un bel po’ di serenità a livello personale recuperata dopo qualche luna storta. Eppure...

Eppure, coach Gianmarco Pozzecco, cosa la rende inquieto?

«Inquieto no. Dispiaciuto, semmai. Innanzitutto l’infortunio di Jack Devecchi. Per noi è una perdita enorme. Vorrei comunque portarlo in panchina, se sarà possibile. La sua saggezza, l’esperienza e la sua presenza sono indispensabili per me e per tutto lo spogliatoio».

Lo sostituirete?

«Jack non è sostituibile, come giocatore e come figura all’interno del gruppo. Detto questo, abbiamo bisogno di dodici giocatori pronti e competitivi, con noi in questo momento c’è Massimo Chessa, che è sassarese ed è la figura che più si può avvicinare a Jack. Il nucleo con i giovani aggregati Sanna e Martis è consolidato, ma abbiamo bisogno di un giocatore esperto e che ci aiuti in ogni situazione, quindi credo che si andrà in quella direzione».

Qual è l’altro motivo di dispiacere?

«Il fatto che giochiamo in un palazzetto gelido, in tutti i sensi. Siamo terzi e onestamente non so se con il pubblico avremmo giocato meglio, ma una cosa la so con certezza: avremmo fatto divertire la gente. A causa del Covid-19 viene meno il rapporto che si instaura tra i tifosi e i giocatori e che permette di vivere con grande passione una stagione. Questo mi dispiace da morire, ho un enorme rammarico per ciò che tutti noi stiamo perdendo».

Questo gruppo avrebbe saputo conquistare il palazzetto?

«Ne sono stra-convinto, al di là dei buoni risultati. Questa squadra si sarebbe fatta amare. Mi dispiace per i nuovi, in particolare, che non hanno ancora visto cosa può dare la nostra gente in termini di affetto e di passione. Ma ho una speranza».

Quale?

«Mi basterebbe, da qui a fine campionato, poter giocare qualche partita anche solo con il 25% della capienza. Vorrei che questo contatto tra i ragazzi e i tifosi in qualche modo ci fosse».

A lei il pubblico del palazzetto manca molto?

«A me manca ancora di più, e poi con il tifo non si sentirebbero le cose che dico...».

Con l’addio di Tillman si libera un posto nel ruolo che forse più di tutti ha fatto la differenza a livello tattico negli ultimi anni, prima con Thomas, poi con Evans. La scelta del sostituto sarà condizionante per il resto della stagione.

«Evans è stato un coniglio tirato fuori dal cilindro da Pasquini e dallo staff. Thomas era già qua quando sono arrivato ed era una perfetta via di mezzo tra Polonara e Cooley. Diciamo che oggi Bendzius è il Polonara di questa squadra, e dunque ci serve è quel tipo di via di mezzo. Vogliamo uno che sappia giocare spalle a canestro: noi costruiamo tanto da lì e non è tutto finalizzato ad andare a tirare da sotto, ma far chiudere le difese. Le nostre buone percentuali da fuori nascono da quello. Continuiamo su questa traccia, poi è il talento dei giocatori che fa la differenza».

Il gruppo comunque ha una sua identità, la scelta non sarà dunque legata solo una questione di caratteristiche tecniche. Giusto?

«La prima valutazione che facciamo tutti insieme è che non vogliamo intaccare la nostra identità, quello costruito sinora, né il profilo che i giocatori si sono responsabilmente meritati. Abbiamo grande rispetto dei ruoli attuali in campo, sia a livello statistico che a livello di gerarchie. Abbiamo grande solidità in Bilan, e vedo grandi margini di miglioramento in Burnell e Bendzius, che sta andando spalle a canestro in maniera sempre più naturale. Ma sappiamo di avere pregi e difetti e vogliamo migliorare, vogliamo aggiungere qualcosa per crescere».

Il terzo posto al termine del girone d’andata la soddisfa?

«Di più: sono veramente felice ed entusiasta. Se guardo solo la classifica, non posso che essere sorpreso, perché quest’anno il terzo posto vale più del secondo dell’anno scorso e abbiamo avuto un cammino clamorosamente costante. Tutto ciò che ci è accaduto dà ancora più valore all’attuale posizione. Ma non guardo solo i risultati».

Cos’altro guarda?

«Ciò che chiude il cerchio è quello che siamo riusciti a consolidare dentro la società: penso al mio rapporto con Sardara, a quello di Pasquini con lo staff, al feeling tra staff e giocatori e alla fiducia tra squadra e staff medico e fisioterapico. Raramente ho visto un contesto in cui tutti sono sulla stessa pagina in questo modo, sono convinto che abbiamo oliato ancor di più i meccanismi. I risultati sono una conseguenza: il terzo posto è figlio di una situazione in cui la società ci consente di lavorare con grande serenità. Anche non avere voluto fare il passo più lungo della gamba è una scelta che va in questa direzione».

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