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Addio “Bebo” Leonardi mister della grande Torres

di Andrea Sini
Addio “Bebo” Leonardi mister della grande Torres

Si è spento a 81 anni l’allenatore degli indimenticabili trionfi del 1987 e del 2000 Condusse per due volte i rossoblù in C1 e sfiorò il grande salto in serie B

24 febbraio 2021
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SASSARI. Un regista con i piedi buoni e due punte per iniziare a sognare; tutto il suo carisma per fare il resto: cementare il gruppo, far rendere al meglio giovani promesse e vecchi volponi. E vincere.

Se sei nato a Sassari e pensi a Lamberto Leonardi, è automatico associare il suo nome a quello della Torres e alle vittorie più belle. L’allenatore dei trionfi rossoblù più importanti degli ultimi quattro decenni si è spento a 81 anni a Latina per i postumi di una caduta che gli aveva causato la frattura di un femore.

La Torres del 1986-’87, quella della formazione Pinna-Tamponi-Poggi recitata come una preghiera, quella dei baffi di Angelo Del Favero, dei piedi fatati di uno sbarbatissimo Gianfranco Zola e della Tirrenia vestita di rossoblù per portare mille tifosi ad Alessandria. La Torres del 1999-’00, Pinna-Panetto-Lacrimini, quella del sorpasso alla penultima giornata e del trionfo di Mestre. In panchina, con il maglione portafortuna da indossare al gelo o sotto il solleone, con il rito della partitella di rifinitura del sabato nella quale chi perdeva pagava i Campari per tutti, c’era sempre lui: Bebo, che per due volte a distanza di 13 anni condusse i rossoblù dalla C2 alla C1. Imprese da leggenda.

«Dàteme un regista e du’ punte e ve faccio vede’ come se vince». Facile, certo, se quel terzetto è composto da Piga, Ennas e Galli, o da Amoruso, Udassi e Karasavvidis. Invece non era affatto scontato, soprattutto perché alla patente di difensivista attribuitagli chissà da chi, lui rispondeva nel primo caso schierando anche Zola, Tolu e un terzino fluidificante come Poggi. E nel secondo mettendo dentro anche Langella e un esterno basso da corsa come Lacrimini. Quello delle rovesciate sulla fascia, quello che una volta gli chiese: mister come devo giocare? E lui, impassibile: “Te sei un 3 e me giochi da 3”.

Nato a Roma nel 1939, fece una signora carriera nella massima serie, prima alla Roma, vincendo la Coppa Italia, poi in coppia con Anastasi al Varese e alla Juventus. Quasi da torresino predestinato, fu il primo di ogni tempo a far gol al Cagliari in serie A e scese in campo anche nel famoso 2-2 del Comunale che di fatto decise la stagione 1969-’70. Passato alla panchina, lavorò praticamente solo al sud, lasciando il segno a Francavilla, Pagani, Latina e soprattutto Sassari. Dove le due imprese del 1987 e del 2000 furono seguite dall’assalto alla serie cadetta.

“Con Bebo in B”, recitava nel 1989 uno striscione esposto in curva; “Con Bebo in B” scrisse qualcuno su un muro del centro di Sassari all’apertura del nuovo millennio. Andò male entrambe le volte, davvero per un pelo, ma lo spettacolo di una Torres bella e vincente e di un Acquedotto traboccante di pubblico restano pietre miliari nella memoria collettiva di una città.

Tornava in Sardegna abbastanza spesso, si rifugiava dal suo amico Bruno a Fertilia e incontrava qualche vecchia conoscenza. Venne a Sassari nell’ottobre 2019, partecipò a una serata dedicata a lui nella Biblioteca popolare dello Sport e il giorno successivo si presentò puntuale allo stadio per vedere la “sua” Torres, raccogliendo strete di mano e l’ovazione del pubblico.

Il presidente rossoblù Salvatore Sechi lo ha ricordato così: «Bebo Leonardi è stato un grandissimo protagonista della nostra storia e con lui, da vice presidente, ho condiviso uno dei momenti più belli ed entusiasmanti del mio percorso sportivo con la promozione in C1 del campionato 99/2000. È con grande tristezza che accolgo questa notizia perché ci siamo sentiti proprio di recente perché avevo saputo che si trovava ricoverato e l'ho chiamato per fargli sentire l'affetto e la vicinanza del suo amato mondo torresino. Mi ha detto che ci saremmo incontrati presto allo stadio perché aveva desiderio di rivedere la "sua" Torres. Il suo pensiero è stato, ancora una volta, per la squadra che ha amato e si portava nel cuore».

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