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Caso Juve, scena muta dei primi indagati

Caso Juve, scena muta dei primi indagati

Nell’inchiesta sulle plusvalenze, Re e Bertola si avvalgono della facoltà di non rispondere: «Ma è una questione tecnica»

02 dicembre 2021
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TORINO. Si avvalgono della facoltà di non rispondere i primi due indagati per le plusvalenze della Juventus. Sono Emilio Re e Stefano Bertola. Entrambi, dopo le perquisizioni di venerdì scorso, erano stati convocati a tamburo battente dai pm nella loro qualità di ex manager della società bianconera. Il difensore, l’avvocato Luigi Chiappero, spiega la scelta con la necessità di una «riflessione». «Le questioni sul tappeto – dice – sono di carattere eminentemente tecnico. Se ci sono chiarimenti da dare, si daranno. Ma prima bisogna conoscere il contenuto delle contestazioni. E noi, al momento, non lo conosciamo».

La procura dovrà depositare le carte solo in caso di un ricorso al tribunale del riesame da parte degli indagati. È destinata a saltare anche l’audizione di un personaggio che negli ambienti investigativi è considerato una figura importante: quella dell’avvocato Cesare Gabasio, non indagato, da alcuni mesi general counsel della Juventus a contatto diretto con il presidente Andrea Agnelli. Sue sono alcune delle conversazioni intercettate dalla guardia di finanza. Ma i magistrati hanno fatto un passo indietro quando hanno appreso che la società lo ha nominato “legale rappresentante” nell’ambito del procedimento amministrativo di chiamata in responsabilità. Ascoltarlo come semplice testimone, quindi, non è permesso. Anche se si può procedere, secondo quanto riferiscono fonti legali, a condizione di affiancargli un altro avvocato.

Il mosaico costruito dalla procura è comunque sul punto di essere completato. Mancano solo alcuni tasselli. Il principale è una consulenza specialistica. Non si tratta di esaminare il valore dei giocatori o di capire perché X è stato scambiato con Y per questa o quella cifra. L’esperto, che sarà probabilmente il commercialista Enrico Stasi, dovrà solo esaminare il bilancio vagliando la corretta collocazione delle poste e occupandosi dell’eventuale rettifica. Nel mirino degli inquirenti, infatti, non ci sono tutte le plusvalenze contabilizzate dalla Juve tra il 2019 e il 2021. Sono i 282 milioni (su un totale di circa 320) di plusvalenze che i pm considerano «fittizie», scollegate dai ricavi effettivi, fatte maturare ad arte con l’obiettivo di mascherare le perdite di esercizio. Ma anche questo è un punto su cui la difesa promette battaglia. «La normativa – anticipa l’avvocato Chiappero – nel 2015 è cambiata. Una valutazione, presa per se stessa, non è reato. Agli operatori è lasciata una grandissima discrezionalità. Se poi si deve discutere sulla ragione per la quale un documento è stato redatto in un certo modo, si discuterà fornendo tutti i chiarimenti necessari».

I pm Ciro Santoriello, Marco Gianoglio e Mario Bendoni, che hanno cominciato a indagare l’estate scorsa, si sono avvalsi di numerose intercettazioni, ma in ambienti legali vicini alla Juventus ribattono, a questo proposito, che «in certi processi sono utili ma in altri non lo sono e, in ogni caso, prese da sole non bastano».

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