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Col Cagliari una storia infinita: c’è Bisoli sulla strada dei rossoblù

di Stefano Ambu
Pierpaolo Bisoli
Pierpaolo Bisoli

Alla guida del miracolo Sudtirol sabato a Bolzano sfiderà il suo passato

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Cagliari Dente avvelenato con il Cagliari? Mai: in rossoblù ha esordito in A come giocatore e come allenatore. Il figlio Dimitri, centrocampista del Brescia, è nato proprio in Sardegna. Tra l’altro chi l’ha esonerato, Cellino, l’aveva fatto a malincuore. E ora non c’è più, visto che è il presidente del Brescia. Pierpaolo Bisoli però non può concedere sconti – e quindi punti – a nessuno, nemmeno al “suo” Cagliari. Perché c’è un altro amore che si chiama Sudtirol. E anche la sua carriera è in fase di rilancio. Con lui in panchina la squadra non ha mai perso, cinque vittorie e tre pareggi. Da predestinato al ritorno in Lega Pro, a sorpresa del campionato, tutto in otto partite.

Bisoli sabato di nuovo sulla strada del Cagliari. L’ultima volta guidava la Cremonese, era una partita di Coppa Italia. Era giusto due anni fa, fine ottobre: grigiorossi in B, rossoblù in A. Finì con la vittoria del Cagliari allenato da Di Francesco, uno a zero. Non era un periodo molto fortunato. E la partita lo dimostrò: due pali e le parate di Vicario impedirono alla Cremonese di andare con merito in vantaggio. Poi il gol vittoria di Faragó. Della gara di Coppa con il Cagliari si ricorda soprattutto un particolare: il vocione di Bisoli che, in uno stadio vuoto per la pandemia, accompagnava ogni giocata dei suoi ragazzi. Alla fine tanto sorrisi, commozione e bei ricordi: Cagliari è la seconda patria di Bisoli. Non potrebbe essere altrimenti.

Il club rossoblù lo pescò dal Viareggio, in C2, nell’estate del 1991. L’anno prima, sempre con i bianconeri, era in D. Ingresso nel calcio di A a 25 anni. Ma che esordio: contro la Samp dei campioni d’Italia Vialli e Mancini. Un gigante (subito ribattezzato Bisolone) che correva, sembrava Briegel, campione tedesco del Verona scudettato. Rimase sino al 1997: 164 presenze e 5 gol. Corsa e cuore da mediano. Anche se lui, quando tornò a Cagliari da mister, un giorno ad Asseminello sfidò un giornalista: «Guarda che se andiamo in campo io ti metto la palla tra i piedi con un lancio di ottanta metri». Come dire, non solo polmoni. Da allenatore tornó tredici anni dopo, stagione 2010-2011. Il coraggio non gli mancava: lanciò titolare Nainggolan e per una trasferta a Verona con il Chievo non convocò Agostini e Conti. Era ottobre, fu esonerato a novembre con la squadra al penultimo posto, dopo le sconfitte casalinghe con il Napoli (all’ultimo secondo) e con il Genoa.

Nella massima serie allenerà poi il Bologna (cinque giornate) e il Cesena (quattordici, dopo aver portato i romagnoli in A per la seconda volta). Ora ci sta riprovando: il suo Sudtirol, con i gol di Zaro, Mazzocchi, Odogwu, è una specie di miracolo, al confine della zona playoff. Tre punti sopra il ”suo” Cagliari.
 

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