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Diakite spinge la Torres: «I playoff sono possibili»

di Roberto Muretto
Diakite spinge la Torres: «I playoff sono possibili»

L’ivoriano ha segnato dopo un lungo digiuno «Io e mia moglie siamo innamorati di Sassari»

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Sassari La moglie Floriana e i suoi tre bambini, Nathan 4 anni, Janell 2 e Alyssa un anno, sono i suoi fiori all’occhiello. Adama Diakite (29 anni) ha festeggiato con loro la doppietta che ha regalato una vittoria importante alla Torres. «Mi hanno chiamato i miei genitori che vivono in Belgio – racconta – erano così contenti che si sono commossi». L’attaccante ivoriano è a Sassari da poco più di un anno e mezzo. Diplomato al liceo scientifico, ha preferito il pallone agli studi («l’idea era iscrivermi in ingegneria ma sarebbe stato impossibile frequentare una facoltà così impegnativa e giocare»), una scelta della quale non si è mai pentito.

Gli inizi Il calcio è una passione che Adama ha coltivato da bambino. «Quando ero piccolo giocavo a pallone con gli amici per strada e nel cortile sotto casa. Lo facevo dalla mattina alla sera. A 8 anni sono arrivato in Italia con i miei genitori, trasferiti qui per lavoro. Stavamo a Perugia, anche se adesso vivono in Belgio, lì è cominciato tutto. A 9 anni mi hanno iscritto alla scuola calcio. Sin da piccolo mi piaceva fare l’attaccante, di fare altri ruolo non ne volevo sapere. Ronaldo e Drogba sono stati gli idoli della mia adolescenza».

Dolori e gioie Diakite è u n giocatore che si mette al servizio della squadra. È un ragazzo che in campo lotta, aiuta nella fase difensiva, si fa volere bene dai compagni, con i quali non perde occasione per scherzare. «Non posso negare che il gol un po’ mi mancava – spiega – ma non è mai stata un’ossessione. Se negassi che sono contento, sarei un bugiardo. Però io ho sempre messo al primo posto gli obiettivi della squadra, non quelli personali. I miei gol sono serviti a farci vincere una partita importante. Dopo le ultime due sconfitte le cose non si stavano mettendo bene». Adama non è stato risparmiato dalle critiche, soprattutto nella prima parte della stagione. Si è addirittura arrivati a dire che la serie C era troppo per lui. «Ad inizio campionato ho avuto alcuni guai muscolari e non ero al meglio. Quando ho cominciato a stare bene fisicamente le prestazioni penso di averle sempre fatte. È cambiata la mentalità della squadra, giochiamo di più in verticale, noi attaccanti siamo più nel vivo del gioco. Ho letto e sentito le critiche, che ci stanno e vanno accettate. Non rispondo mai, vado avanti per la mia strada. Il rettangolo verde è il giudice nel nostro lavoro, quello che dicono gli altri mi interessa poco. Conta la fiducia del mister e dei miei compagni. L'ho sempre avuta».

Adama e Sassari Sassari è una città che gli piace. Si è ambientato subito ed ha fatto anche tante amicizie fuori dal calcio. Diakite è un ragazzo socievole, sempre allegro. «Mi sono innamorato del posto – racconta –. A parte il clima, qui la gente è cordiale, mi fa sentire a casa. La Torres è un ambiente sano, familiare. La società è sempre pronta ad aiutarti, anche sulle cose extracalcio. Alla mia famiglia piace la città, i bambini vanno alla scuola materna e sono contenti. Ho apprezzato le vostre specialità, dal porcetto ai lumaconi, allo zimino. Cose buonissime che io e mia moglie mangiamo con piacere. Ho dei parenti che vengono a trovarmi ogni tanto. Mio cognato da Ravenna, i miei suoceri da Taranto. Tutti dicono che sono fortunato a vivere qui».

Traguardi La Torres deve mantenere la categoria. Questo è l’obiettivo . «Il mio personale è puntare alla doppia cifra di gol. Quello di squadra è la salvezza diretta. Per come conosco i compagni e per quello che ho visto finora , credo con un po' di fortuna ai playoff ci possiamo arrivare. Il Campionato è difficile ma noi potevamo avere almeno quattro punti in più».


 

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