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Lorenzo Carboni vola in semifinale al Roland Garros juniores: «È stata una battaglia, quando ho fatto il break ho capito che potevo vincere»

di Roberto Muretto
Lorenzo Carboni vola in semifinale al Roland Garros juniores: «È stata una battaglia, quando ho fatto il break ho capito che potevo vincere»

L’impresa del 18enne algherese a Parigi

07 giugno 2024
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Parigi Quando ha messo a segno il punto decisivo si è inginocchiato. Lorenzo Carboni, quasi incredulo, ha baciato la racchetta, ha stretto la mano all’avversario, lasciandosi andare ad un urlo liberatorio. Il tennista di Alghero, 18 anni (il suo idolo è Novak Djokovic), si è qualificato per la semifinale del Roland Garros juniores battendo il giapponese Rei Sakamoto, numero 1 del tabellone e recente vincitore degli Australian Open di categoria. «È la prima volta che gioco questo torneo - spiega - ed essere arrivato alla semifinale è fantastico. Mi hanno chiamato tutti. Mamma, papà, mia sorella, i nonni e i miei amici di Alghero. Averli sentiti così contenti mi dà una grande carica per la prossima sfida».

Sul match con Sakamoto questo il commento: «È stata una battaglia. Ho iniziato così così, poi sono cresciuto. Quando nel terzo set, sul 4-4 gli ho strappato il servizio, ho pensato: ora devo servire e chiudere. Ce l’ho fatta perchè quel game l’ho giocato con determinazione». Un’impresa riuscita dopo tre set combattuti, che hanno visto l’allievo di Squinzi soccombere (4-6) nel primo set e vincere gli altri due (6-1, 6-4) contro un avversario che tutti davano come favorito. Oggi (ore 12) se la vedrà contro il polacco Berkieta, altro giocatore di grande prospettiva. Ma a questo punto, Carboni deve puntare in alto, perchè dopo il successo sul nipponico, nessun traguardo è impossibile da tagliare.

Felicità Non perde l’aplomb Lorenzo quando si presenta davanti ai microfoni per le interviste di rito. È un ragazzo che fa dell’umiltà e della forza di volontà una delle armi migliori. L’abbraccio con Squinzi e Vanni, i suoi “angeli custodi”, è stato di quelli che sembrano non finire mai. «Mi hanno semplicemente detto di giocare il mio tennis fatto di umiltà e sacrificio. Nient’altro. I loro consigli li seguo, se sto crescendo molto del merito è dei miei coach».

Sardegna nel cuore Di essere sardo lo dice gonfiando il petto, quando gli viene chiesto di parlare della sua regione. «È una terra meravigliosa, abbiamo un mare stupendo. Per me è molto importante diventare un giocatore professionista soprattutto per la mia isola, Mi farebbe piacere che un ragazzo sardo arrivasse in cima alla classifica. Lo dico perchè il mare è bellissimo ma qualche volta diventa un problema».

Lorenzo e Sinner I due si conoscono. «Quando sono arrivato a Bordighera c’era ancora Jannik - racconta - e mi sono allenato spesso con lui. Sono grandi emozioni, soprattutto vederlo adesso numero 1 del mondo. Mi fa piacere. L’ho visto qui nei giorni scorsi e ci siamo salutati».

La storia Sardegna e mare, dove è nata la sua passione per ilo tennis. « Ho iniziato vedendo mio padre giocare a racchettoni in spiaggia. Ho voluto provare e una volta presa in mano la racchetta, mi è piaciuto. Ho cominciato al Tennis Club Alghero, all’inizio con la maestra Barbara Galletto, e poi è arrivato Giancarlo Di Meo. Lui mi ha spinto ad andare da Riccardo Piatti, al Piatti Tennis Center. Ormai sono lì da cinque anni e sto facendo un bel percorso».

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