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Calcio, l’intervista

L’ex Pietro Garau: «Forza Torres, la B è possibile»

di Roberto Muretto

	Nel riquadro Pietro Garau, in grande Manuel Fishnaller
Nel riquadro Pietro Garau, in grande Manuel Fishnaller

Protagonista della promozione in C1, ha fiducia nei rossoblù e li spinge verso l’impresa. «Cosa manca alla squadra? «Un bomber come Ruocco»

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Sassari Con la Torres ha conquistato la promozione dalla serie C2 alla C1 nella stagione 1999-2000. Ha giocato altri due anni con la maglia rossoblù, sfiorando il campionato successivo il salto in serie B con Bebo Leonardi in panchina. Pietro Garau è uno dei leader di quella squadra. Ora fa l’allenatore ed ha una scuola calcio a Sant’Antioco.  «Mi occupo dell’attività di base e facciamo molto sociale – racconta –. La passione dei ragazzi per il calcio non è quella di una volta e poi le nascite sono sempre meno e questo incide». Pietro segue sempre la Torres, in più di un’occasione è tornato a Sassari per vedere dal vivo la squadra che nel suo cuore ha un posto speciale.

Quante possibilità ha la Torres di conquistare la B attraverso i playoff? «Magari ci riuscisse. Il cuore mi dice tante ma la logica mi porta a fare un’analisi più dettagliata».

In soldoni? «Alla squadra manca qualcosa davanti. Un giocatore che finalizzi la grande mole di lavoro prodotta. In sintesi, il classico stoccatore abile negli spazi stretti. Un problema che si nota di più nelle gare in casa, quando gli avversari si chiudono e meno in quelle in trasferta, perché le maglie si allargano. Ternana, Entella e Pescara, secondo me, hanno una rosa migliore e forse una panchina più lunga».

La società è pronta per il grande salto? «Credo che la proprietà abbia ambizioni e un progetto con solide basi. Ma per centrare un traguardo serve programmazione, fare i conti con gli avversari e un po’ di fortuna. Io ho capito che il club lavora per portare la squadra in una categoria dove non è mai stata. Ci hanno provato la corsa stagione e si stanno ripetendo in quella in corso, i segnali sono molto confortanti e significano che la serie B è un obiettivo».

Tra la C di quando lei era calciatore e quella di oggi che differenze nota? «Ai miei tempi c'era più spregiudicatezza, si giocava per fare un gol in più della squadra avversaria. Adesso mi capita di vedere in campo formazioni col freno tirato. Prevale l’aspetto tattico, il pressing alto che per essere fatto bene serve grande organizzazione».

E sul piano della qualità? «Ho visto che sono pochissimi i giocatori che vanno all’uno contro uno e saltano l’uomo. Quando giocavo io era la carta per creare la superiorità numerica e mettere in crisi le difese avversarie. Adesso si gioca troppo in orizzontale ed è un errore perché consenti a chi hai di fronte di fare densità nella zona dove c’è la palla. Un esempio: alla Torres manca un calciatore con le caratteristiche di Ruocco, lui spaccava le partite con la sua qualità».

La Torres farà i playoff da outsider o da favorita? «Non è semplice rispondere a questa domanda. Gli spareggi sono partite particolari ma ai rossoblù servirà molto l’esperienza fatta la scorsa stagione. Di sicuro devi dare il cento per cento. Da favorita, però, non credo».

La cosa che le piace di più della Torres? «Sicuramente il gruppo e non la singola individualità. Si intuisce che nello spogliatoio c’è un’aria positiva».

Invece cosa non le piace? «È vero che ha mandato tanti giocatori a segno ma un vero bomber non c’è. Non è una lacuna da poco. Dall'esterno non è semplice dare giudizi, il mio è un pensiero dal di fuori. Non so cosa chiede il mister alla squadra, come imposta le gare, ma con un attaccante di razza in casa avrebbe avuto meno problemi a vincere le partite».

A Sassari è tornato l’entusiasmo come ai suoi tempi. «Dopo anni difficili, ora c’è una proprietà intelligente. Credo che il futuro possa regalare soddisfazioni». Stefano Udassi, suo ex compagno di squadra, presidente. Se l’aspettava? «Sono sincero, no. Ma è la figura giusta nel posto giusto. Ha esperienza, conoscenza della materia, carisma. E poi è una persona seria, affidabile. La sua esperienza da calciatore è un valore aggiunto. Che bello se arrivasse la serie B, credo impazzirebbe di gioia».

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