Zanelli: «Che orgoglio ritrovare Bulleri da coach nella Dinamo»
Il nuovo play parla dal ritiro di Nuoro: questa squadra già mi piace, c’è un progetto interessante e un gruppo con tanta voglia
Nuoro Prosegue in un clima sereno la preparazione della Dinamo Banco di Sardegna per la sua sedicesima stagione nella massima serie. Tra i tanti volti nuovi (lo sono quasi tutti) c’è anche quello del play Alessandro Zanelli, impegnato come gli altri nel ritiro di Nuoro.
Zanelli, siete insieme da pochi giorni, impressioni? «Sono molto contento dell'inizio di questa nuova avventura. Da fuori avevo un'impressione ottima, sia dalla società che dall'ambiente e della squadra, ora posso confermare. Questa prima settimana è stata molto positiva, sia dal punto di vista del lavoro che nella conoscenza, nel creare dei rapporti che devono essere fondamentali durante l'anno».
Arriva da Scafati, quindi da una stagione sfortunata. «Sicuramente complicata, abbiamo avuto diverse difficoltà, cambiato vari allenatori, giocatori. Da parte mia c'è così grande voglia di riscatto, di una stagione totalmente diversa. Penso che qua ci siano tutti i presupposti per poter vivere un'annata positiva. È importante partire con il giusto atteggiamento e vedo che tutti i giocatori sono sulla stessa lunghezza d'onda».
Lei è di Motta di Livenza: c’è molto Veneto e molta Treviso in questa Dinamo. «Credo che sia una casualità. Sa, il mercato tante volte, è imprevedibile. Sono molto contento perché ritrovo Marco Ceron con cui ho fatto tutto il settore giovanile ed è un amico. Ma anche Andrea Mezzanotte con cui ho condiviso un'annata a Treviso. Il diesse Sartori lo conoscevo quando lavorava per la Benetton e io ero nel settore giovanile».
E poi Bulleri, toscano ma che a Treviso ha vissuto la parte clou della carriera. «Nell'ultimo mio anno nel settore giovanile io ero aggregato con la prima squadra di cui lui era il capitano. Per me è un motivo di orgoglio e di stimolo avere come coach un personaggio che specie da giocatore ha fatto quello che ha fatto, e nel mio ruolo. Ho solo di che imparare. Penso che tutti noi giocatori abbiamo apprezzato la chiarezza nell’illustrare un progetto evidentemente pensato e condiviso che ha avuto quando ci è stata proposta Sassari, e questo non accade spesso. Sapere il proprio ruolo, sapere quello che lui si aspetta da noi, e anche quello che noi potremmo trovare qui. Sono state telefonate molto profonde».
Che giocatore è Zanelli? «Devo essere il punto di riferimento rispetto a quello che vuole l'allenatore, con un passaggio in più, la lettura giusta per mettere in ritmo i compagni, ma anche dal punto di vista difensivo con la voce. Quindi per me sarà importante avere un feeling ottimo con il coach per riuscire a essere quello che trasmette le sue idee».
A Brindisi le sue stagioni migliori? «Sì, ci ho fatto 4 anni, gli ultimi due da capitano (ruolo ricoperto poi a Treviso altre due stagioni), raggiungendo diverse volte i playoff, una la semifinale e due volte la finale di Coppa Italia. Ci siamo scontrati anche tante volte con Sassari, soprattutto i primi anni, allora avevo visto Rashawn Thomas, abbiamo fatto i playoff contro, è sempre stata una bella sfida e di alto livello e la ricordo con grande felicità».
Lei è considerato uno che fa gruppo, e non è il solo. «Penso che, se ho fatto il capitano per tanti anni in Serie A, vuol dire che sia compagni che allenatori hanno visto in me un ragazzo che sa stare in gruppo, che cerca di mettere da parte il proprio ego per il bene della squadra. Dopo l'ultima stagione capisco come le piccole cose e il sacrificio di ognuno di noi possano fare la differenza tra una sconfitta e una vittoria, importante in un campionato così equilibrato, oltre alle prime 4-5 che hanno budget fuori portata».
Che obiettivi pensate di raggiungere? «In questa prima fase non abbiamo parlato di obiettivi chiari. Penso che ognuno di noi abbia voglia di fare qualcosa di più: o perché magari è la prima volta in Italia, chi perché è inizio carriera, chi viene da stagioni non esaltanti . Sicuramente salvarci prima possibile per poi provare a giocarsi l'accesso ai playoff è qualcosa che fa diventare una stagione da buona a ottima. La differenza la fanno sempre i dettagli».
Molti giocatori hanno punti da tre nelle mani. «Sì, ma abbiamo caratteristiche che si completano, nei lunghi Rashawn è un giocatore atipico perché ha una dimensione interna, ma può anche comunque aprire il campo, Mezzanotte è sicuramente un giocatore che apre tanto il campo, McGlynn ha una doppia dimensione, Vincini è un po' più interno con il tiro dalla media, e c'è una grande fisicità. Gli esterni sono tutti buoni tiratori, ma con capacità di attaccare il ferro e di essere pericolosi in varie maniere, e con un Marshall molto fisico, quindi abbiamo tante soluzioni per quintetti diversi in campo».
Il reparto play-guardie è abbastanza fornito, non teme di avere poco spazio? «No, assolutamente, anzi penso che sarà una stagione molto lunga, una stagione in cui abbiamo anche la coppa, di partite ce ne sono tante. Anzi la concorrenza o comunque il fatto di avere più alternative è solo uno stimolo e deve essere il nostro vantaggio».