A “Bella e perduta” il Nastro d’argento Doc
Vince il film di Marcello, niente da fare per Peter Marcias
di Fabio Canessa
«Bella e perduta» di Pietro Marcello (categoria Docufilm), «Louisiana (the other side)» di Roberto Minervini (categoria Cinema del reale)e «Alfredo Bini ospite inatteso» di Simone Isola (categoria Documentari sul cinema) sono i tre film vincitori dei Nastri d'Argento Doc 2016. I premi sono stati consegnati ieri sera alla Casa del Cinema. A ritirare i Nastri speciali poi l’intero cast di «Fuocoammare», a cominciare dal regista Orso d’oro a Berlino Gianfranco Rosi e Paola e Silvia Scola, con Gigliola Fantoni Scola e i produttori di «Ridendo e scherzando», per un omaggio a Ettore Scola.
. L’isola dei migranti. Non ce l’ha fatta ad entrare nella terna dei vincitori «La nostra quarantena», il film di Peter Marcias – prodotto da Capetown Film, con il sostegno di Sardegna Film Commission e Sardegna Solidale – che era stato selezionato tra i finalisti.
«La nostra quarantena», l’ultimo lavoro del regista nato a Oristano, parte da un fatto di cronaca: quello della nave Kenza sotto sequestro per mesi a Cagliari. Al centro della vicenda una docente universitaria che insegna a Roma (Francesca Neri) e uno studente (Moisè Curia) inviato nell'isola per realizzare un reportage sul gruppo di marinai marocchini bloccati nel porto del capoluogo sardo, in stato di sciopero perché senza stipendio da mesi. Dopo un bel percorso iniziato lo scorso giugno con l'anteprima al festival di Pesaro, è arrivata per il film di Marcias anche la candidatura al Nastro d'argento: «Siamo molto contenti – sottolinea il regista – della vita che sta avendo “La nostra quarantena”.
Iniziata con la Mostra del nuovo cinema di Pesaro, luogo storico di ricerca e scoperta. Dove grandi maestri come Pasolini, Rossellini, Zavattini, Godard, Bertolucci, Cesar Monteiro hanno discusso di cinema, quando ancora il dibattito era importante e migliorava le cose. Pedro Armocida, il direttore artistico, ha dato al film la possibilità di una piazza gremita di pubblico. Poi tutto in discesa, l'anteprima in Egitto, in Sudamerica e l'uscita in sala con il distributore Cinecittà Luce. Ora il film grazie alla candidatura tornerà al cinema a Roma e altre città, mentre all'estero continua la sua marcia tra uscite in Polonia, Canada e Francia».
Tra finzione e realtà. Il genere docufilm, categoria nella quale è stato inserito “La nostra quarantena”, sembra unire in modo perfetto le due anime del regista sardo che nella sua carriera ha alternato documentari a lavori più propriamente di finzione.
«Per me è vera anche la professoressa Maria Mercadante, interpretata da Francesca Neri – sottolinea Marcias – Non riesco a separare le due cose e lo faccio dai tempi di “Ma la Spagna non era cattolica?” che, purtroppo, è ancora attuale (si concentra sulle questioni riguardanti i diritti degli omosessuali, ndr). Quando inizio a ragionare sul progetto che girerò mi metto sempre il problema di documentare quel momento e da lì spunta la realtà che entra nella fiction. All'estero questo genere di film viene digerito meglio, in Italia abbiamo ancora un po' di problemi nell'accettarlo del tutto. Io però sono contento così, giro ciò che mi piace e mi rappresenta. Bisogna assumersi molte responsabilità quando si fa questo lavoro».
Gli altri docufilm. A comporre la cinquina finalista insieme al film di Marcias c’erano «Bella e perduta» di Pietro Marcello, «Italian gangsters» di Renato De Maria, «Mia madre fa l'attrice» di Mario Balsamo” e «Sexxx» di Davide Ferrario. Nel film vincitore, «Bella e perduta», dalle viscere del Vesuvio Pulcinella, servo sciocco, viene inviato nella Campania dei giorni nostri per esaudire le ultime volontà di Tommaso, un semplice pastore: mettere in salvo un giovane bufalo di nome Sarchiapone.
Nella Reggia di Carditello, residenza borbonica abbandonata a se stessa nel cuore della terra dei fuochi, delle cui spoglie Tommaso si prendeva cura, Pulcinella trova il bufalotto e lo porta con sè verso nord. I due servi, uomo e animale, intraprendono un lungo viaggio in un’Italia bella e perduta.
La lezione di Amelio. Nella categoria per il miglior documentario, cinema del reale, erano invece candidati Roberto Minervini («Lousiana»), Ernesto Pagano («Napolislam»), Andrea Segre («I sogni del lago salato»), Walter Veltroni («I bambini sanno») e Gianni Amelio che con Cecilia Pagliarani ha realizzato «Registro di classe», film di montaggio di materiale d’archivio che ripercorrere la storia dell'istituzione scolastica. In questo viaggio nell'Italia del Novecento attraverso la scuola e i suoi sviluppi, dall'inizio del secolo agli anni del boom economico, compare anche la Sardegna con alcune immagini degli anni Cinquanta che mostrano come i bambini sardi parlassero l'italiano meglio dei propri coetanei di altre regioni per via di un dialetto così diverso da essere un'altra lingua.
Travolti da Lina. Per quanto riguarda la categoria Documentari sul cinema e più in generale sul mondo della cultura e dello spettacolo (sezione che nella lista allargata comprendeva anche «Faber in Sardegna» di Gianfranco Cabiddu) sono arrivati nella cinquina finalista Mario Canale con un film sui Taviani, Gaetano Di Lorenzo che ricorda Franco Indovina, Alex Infascelli con il ritratto di Kubrick nel racconto del suo autista, Simone Isola che omaggia Alfredo Bini e Valerio Ruiz che in «Dietro gli occhiali bianchi» racconta Lina Wertmuller, la regista di «Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto» , girato nel golfo di Orosei.