La Nuova Sardegna

Pietro Marcello e i silenzi di Pelešjan

di Fabio Canessa
Pietro Marcello e i silenzi di Pelešjan

L’omaggio al regista campano comincia con la proiezione del suo film dedicato all’autore armeno

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Le note di Gavino Murgia e le immagini di Artavazd Pelešjan. Ad aprire il festival IsReal è stato ieri l'eclettico musicista nuorese che ha dato un nuovo, originale tappeto sonoro a uno splendido cortometraggio realizzato negli anni Settanta dal regista armeno: “Le stagioni”. Ritratto, scandito dall'alternarsi dei quattro periodi dell'anno, di una comunità di contadini e allevatori che vive in un rapporto equilibrato con la natura.

Immagini di rara bellezza che mostrano pastori alle prese con la transumanza, mentre si lasciano scivolare da un pendio innevato abbracciati alle pecore, si lanciano in un torrente per salvare un animale del loro gregge, corrono in discesa con i covoni di paglia, ma anche scene di un matrimonio. Il tutto raccontato con una narrazione non didascalica, ma puntando su quell'idea di montaggio a distanza di cui il regista è il grande teorizzatore: separare quindi i fotogrammi più che attaccarli secondo il classico principio della contiguità che Pelešjan rifiuta. L'importante è creare con gli elementi a disposizione un campo emotivo. E se alla fine non è tutto immediatamente comprensibile, poco importa. Perché le sensazioni trasmesse arrivano oltre al visibile, a un racconto più profondo. Una lezione che Pietro Marcello, grande ospite di IsReal, ha fatto sua. Nel 2011 ha dedicato al regista armeno un documentario che sarà proiettato oggi a Nuoro, alle 16 all'auditorium Lilliu, come prima proiezione dell'omaggio alla filmografia dell'autore campano. “Il silenzio di Pelešjan” si compone con gli stessi strumenti del maestro: il montaggio e il sonoro, ai quali aggiunge solo qualche intervento della voce fuori campo come guida per lo spettatore nel mondo di quello che viene definito «un guerriero volontario senza parole». Nel suo cinema non c'è spazio per i dialoghi e anche nel film di Marcello sceglie di non parlare. Ed è proprio con il silenzio che il regista nato a Caserta entra in sintonia con Artavazd Pelešjan. Le riprese di Mosca (dove arrivò negli anni Sessanta dalla sua Armenia), del regista che fa visita nei cimiteri della città ai suoi maestri (Guerassimov, Klimov) dialogano con immagini di repertorio nel comporre il particolare ritratto di questo grande cineasta. Un documentario lontano da ogni operazione didattica, ma di grande impatto emotivo e importante nel richiamare l'attenzione su un maestro di cui non si sa molto (in Italia scoperto dai cinefili soprattutto grazie alla programmazione di Fuori Orario Su Raitre).

La giornata proseguirà con tre film del concorso. Alle 18 “Territory” di Eleanor Mortimer girato a Gibilterra riflette sul concetto di frontiere raccontando la difficile convivenza tra gli esseri umani e i macachi, scimmie originarie del luogo. A seguire “Sponde” di Irene Dionisio che mette in relazione la storia di due uomini legati dallo stesso destino: il primo, in Tunisia, conserva in un museo a cielo aperto gli indumenti dei cadaveri e gli oggetti riportati a terra dal mare in tempesta, il secondo, custode del cimitero in pensione, a Lampedusa offre una degna sepoltura ai corpi dei migranti senza vita. A chiudere la serata “The Living Fire” dell'ucraino Ostap Kostyuk, ritratto di una comunità di pastori nei Carpazi.

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