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Donatella Bianchi: «Sono fiera di sentirmi sarda, amo e rispetto questa terra»

di Clarissa Domenicucci
Donatella Bianchi: «Sono fiera di sentirmi sarda, amo e rispetto questa terra»

Volto di Linea Blu ed ex presidente del Wwf: «A Santa Teresa ricarico le batterie»

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Sassari Prima come Presidente del WwF Italia (2014-2022) e poi del Parco nazionale delle Cinque Terre (2019-2024). Forse per riconoscenza, complice Linea Blu, il mare le fa incontrare il grande amore, Tommaso Muntoni, imprenditore in Gallura, e fa da sfondo al matrimonio, il secondo per lei dopo quello con Osvaldo Bevilacqua, altro record man alla guida di Sereno variabile per 40 anni. La Sardegna diventa la sua seconda casa e Donatella, che da sempre si riconosce il piglio dell’isolana, conquista la fiducia dell’isola instaurando con lei un legame speciale.

«Sono a Santa Teresa e tra poche ore riparto per Linea Blu (in onda fino al 27 settembre ogni sabato alle 14 su Rai Uno). È una corsa continua, una sfida contro i ritardi, il traffico, il meteo. Nel fine settimana torno in Sardegna e mi ricarico, qui sei dominato da una natura ancestrale e potente che determina ancora i tempi della giornata».

Un odore, un rumore legato all’isola?

«Quello del vento che in terra sarda detta le regole e definisce tutto, anche l’umore».

La Sardegna l’ha adottata?

«Entrare nel suo cuore è dura ma se “la spunti” è per sempre e sono fiera di sentirmi una sarda acquisita. Amo e rispetto questa terra, la considero un bene comune».

Qual è il tratto dell’isola dal quale partirebbe per descriverla?

«Le sarde, le sue donne e quell’imprinting che si trasmette di madre in figlia rendendole forti fin dalla nascita: è qualcosa legato a un mondo ancestrale, un matriarcato divenuto genetico. Mi raccontano che anni fa quando le famiglie dividevano l’eredità, alle donne si riservavano i terreni più vicini al mare perché valevano di meno, indicatore di una mentalità pesante che le sarde hanno saputo arginare mantenendo un ruolo dominante e non necessariamente apparente. I primi movimenti sindacali nelle miniere Sulcis sono stati stimolati dalle donne; sarda è stata la prima donna eletta sindaco in Italia, la Bartoli, sarda l’unica donna ad aver vinto un Nobel per la letteratura e oggi una donna è alla guida della Regione».

Lei si dichiara orgogliosamente “isolana”.

«Quelle delle isole sono comunità speciali e io mi sento una di loro, questo vale per tutte le isole dove sono stata. Gli isolani hanno grandi meriti: se non accendiamo una luce sul valore della resilienza delle comunità isolane rischiamo di perderle, insieme al loro prezioso patrimonio culturale. Ci ritroveremmo tanti resort senza più un’anima intorno».

Autrice, giornalista e scrittrice, Donatella Bianchi è nata il 1 ottobre del 1963. La madre è donna dalle grandi potenzialità artistiche, ha le carte in regola per diventare una cantante ma le viene impedito e si dedica alla famiglia. Quando la piccola Donatella dimostra di avere una bella voce è lei a sostenerla, a farle studiare musica e ad iscriverla a quel concorso canoro dove Corrado la nota e la porta a Domenica In. Donatella ha 15 anni quando esordisce in tv, è convinta che da grande farà la cantante.

«Poi sono rientrata a La Spezia per terminare gli studi e ho iniziato a maturare un percorso giornalistico. Avevo una gran voglia di viaggiare, di conoscere e grazie anche ad Osvaldo (Bevilacqua, suo primo marito, altro record man alla guida di Sereno variabile x 40 anni) ho capito che non ero Barbara Streisand». E torna il mare. Nel 1994 inizia l’avventura alla guida di Linea Blu, autrice e conduttrice del programma di divulgazione culturale di Rai Uno impegnato nella diffusione e sensibilizzazione della cultura dell'ambiente e del mare che 32 anni dopo vede ancora Donatella al suo timone, un vero record.

Che effetto fa questa investitura?

«Il profondo senso di responsabilità nei confronti dei telespettatori e del mare, questo mare che mi ha dato una grande possibilità, anche di completarmi come persona perché mentre lo raccontavo lo vedevo cambiare e questo mi ha portato ad impegnarmi per la sua tutela».

Come è peggiorata la sua condizione in 30 anni?

«Ogni volta che salgo su un peschereccio e tiriamo le reti peschiamo più rifiuti che altro e fa male. Negli anni ’90 e agli inizi del 2000 ogni apertura di un sacco era una sorpresa, anche per i pescatori stessi. La scena più triste? La racconto nel libro L’eredità del mare (Rai Libri, 2020) il libro che ho scritto con Marco Papola ed è l’isola di Pianosa completamente ricoperta di plastica. Con Marco siamo partiti e l’abbiamo ripulita ma dopo una settimana era di nuovo una pattumiera».

Può realizzare un solo servizio di Linea Blu in Sardegna per convincerci della sua unicità, dove ci porta?

«In un luogo che amo particolarmente, a Capo pecora, una striscia di granito rosa all’estremo sud della costa verde, risalendo da Piscinas lungo la costa sabbiosa. Un posto di rara bellezza, uno spartiacque: davanti il mare dalle trasparenze pazzesche e alle spalle i pascoli. Vi porterei sulla spiaggia delle uova di dinosauro, dove le rocce levigate dal vento sono diventate forme d’arte naturale».

La Sardegna “che non ti aspetti” dove?

«A Sadali in Barbagia: in una regione che soffre la disponibilità di acqua, un borgo che ti accoglie con il rumore delle cascate. È magia: un paesaggio inaspettato questo piccolissimo borgo chiamato il paese dell’acqua, caratterizzato da sorgenti, cascate e ruscelli».

La Gallura è ormai il suo buen retiro. Custodisce un sogno o un progetto che in un futuro vorrebbe realizzare sull’isola, magari quando andrà in pensione da Linea Blu?

«Un sogno lo avrei: i sardi mi raccontano di alcune varietà di rose e piante da frutta tipiche del territorio che ormai non si vedono più o sono rarissime da rinvenire. Per questo vorrei trovare quegli esemplari ancora esistenti per fare un giardino botanico che raccolga le specie vegetali in via di estinzione, una sorta di banco del seme per la Sardegna; una cassaforte di tutti quegli endemismi che nel tempo si stanno perdendo».

Cosa manca all’isola nel guardare a domani?

«Il coraggio di vedere lontano con particolare attenzione ai giovani: connessione, digitalizzazione, serve un investimento nelle aree più svantaggiate perché i ragazzi devono poter lavorare da remoto e poi il grande tema: i giovani sardi ambiscono a lavorare tutto l’anno, non solo d’estate. Fermo restando la consapevolezza di dover investire in natura, creare nuovi Parchi e rafforzare quelli esistenti».

Dall'antico porto di Egnazia a quello di Bari, da Gioia Tauro al porto di Ancona: quest’anno Linea Blu (condotto da Donatella Bianchi con Fabio Gallo) è realizzato in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’Autorità di Sistema Portuale.

«Sì, abbiamo scelto di approfondire la conoscenza dei porti italiani che sono dei mondi sconosciuti spesso percepiti come barriere e che ricoprono un ruolo cruciale nella vita di tutti noi. Il pubblico deve conoscere quanta innovazione, quanta tecnologia e quanto lavoro c’è dietro al sistema portuale e come siamo bravi noi italiani nella sua gestione. Una bella sfida trovare il modo giusto per raccontarlo, Linea Blu ha dimostrato di essere servizio pubblico con la S maiuscola».

L’ultima domanda prima di chiudere le valigie: il bagno al mare che non può dimenticare, dove e perché.

«È il bagno con i ragazzi, i miei figli Federica e Pierluca dietro la spiaggia della Marmorata, il mio rifugio. Li guardo scherzare tra loro in acqua, li rivedo bambini e mi sento felice». 

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