La Nuova Sardegna

Nel Sinis affiora la città dei Giganti

di Roberto Petretto
Nel Sinis affiora la città dei Giganti

Un grande muro lungo 15 metri. L’archeologo Usai: «Una struttura connessa alla necropoli nuragica»

13 agosto 2016
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CABRAS. Il “Tempio dei Giganti” scoperto nel versante ovest dell’area archeologica di Mont’e Prama? Gli archeologi sono prudenti, ma gli elementi per credere che ci si trovi di fronte all’ennesima scoperta eccezionale nel “giacimento” del Sinis ci sono tutti.

Ieri mattina Alessandro Usai, dirigente archeologo della Soprintendenza, responsabile degli scavi nell’area di Mont’e Prama, ha fatto il punto sulla campagna estiva ripresa da qualche settimana.

Il protagonista è quel muro lungo una quindicina di metri, venuto alla luce nella parte occidentale dell’area di scavo, nel promontorio che gli archeologi hanno sempre considerato come una zona “promettente”, lascia viaggiare l’immaginazione.

Un muro di blocchi di basalto e arenaria, che potrebbe estendersi anche oltre l’attuale area degli scavi, in un terreno privato dove già si guarda con interesse e curiosità. A cosa apparteneva quel muro? «Anche noi archeologi giochiamo sempre, ogni giorno, a fare delle ipotesi - dice Usai -. E le ipotesi cambiano regolarmente con l’evolversi dello scavo. È il muro del Tempio dei Giganti? Impossibile dirlo ora. Ci vuole ben altro. È necessario trovare strutture coerenti con quelle funzioni e con la abitudini e i riti del popolo nuragico».

Mancano elementi, ma già il fatto che sotto quel promontorio sia stato scoperta questa struttura, è la conferma della bontà della teoria degli archeologi. «È la conferma di un’intuizione - dice Alessandro Usai -. Su questo dosso nel terreno, dove i contadini accumulavano pietre tolte dai campi vicini, che non veniva coltivato perché era un ostacolo all’attività agricola, doveva esserci qualcosa. Una struttura nuragica, connessa alla necropoli e agli altri edifici che già abbiamo portato alla luce».

E il georadar non c’entra. Usai liquida l’argomento in fretta: «Il georadar non ha mai esplorato questa zona e in ogni caso, a parte i risultati resi noti, non abbiamo avuto ancora una documentazione sui risultati delle indagini del georadar».

Ora la campagna di scavi si interromperà per una decina di giorni in coincidenza con il Ferragosto. Alla ripresa si lavorerà ancora sul muro: «Uno scavo lento e accurato», ha detto Usai. Ma non si trascureranno le altre zone dell’area archeologica, anche se i fondi non abbondano. La durata della campagna di scavo dipenderà da quello che verrà trovato: «Chi comanda è, come sempre, la terra», ha ammonito Usai. Non si conosce la profondità del muro e se i fondi non dovessero bastare, i lavori potrebbero interrompersi. In attesa di nuovi stanziamenti. A Mont’e Prama si lavorerà anche su altri fronti.

Sono disponibili 18mila euro per eseguire dei saggi di verifica nei terreni privati al di fuori dell’area recintata. Verranno realizzati degli scavi di 5 metri per uno e mezzo, a pettine, per cercare di intercettare la prosecuzione delle file di tombe. «Speriamo di trovare i pozzetti, non tanto le coperture in arenaria che saranno sparite da tempo».

C’è poi l’intervento che verrà realizzato insieme all’università di Sassari, grazie a un finanziamento della Fondazione Banco di Sardegna, nella parte meridionale dell’area, dove vennero alla luce 16 tombe e due statue molto ben conservate.

Restate sintonizzati: la storia di Mont’e Prama riserverà ancora molte sorprese.

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