La Nuova Sardegna

Nuova vita per i murales: Francesco Del Casino torna a Orgosolo con tinta e pennello

di Paolo Merlini
Francesco Del Casino accanto al murale dedicato a Sciola (foto Massimo Locci)
Francesco Del Casino accanto al murale dedicato a Sciola (foto Massimo Locci)

Il padre delle opere che hanno reso celebre il paese barbaricino è di nuovo al lavoro. Un omaggio a Sciola tra i nuovi murales appena realizzati e il restauro di quelli più danneggiati

04 ottobre 2016
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ORGOSOLO. Settantadue anni compiuti a maggio e l’animo di un ragazzo, quando torna in Barbagia Francesco Del Casino non resiste al richiamo di un muro immacolato. L’horror vacui lo assale negli stretti vicoli di Orgosolo, un museo a cielo aperto dove oltre trecento murales raccontano la storia sarda e denunciano le storture del mondo: dittature, sopraffazione, povertà. Così è stato anche in questi giorni, quando il padre del muralismo orgolese ha lasciato la sua città, Siena, per un breve soggiorno in Barbagia, dove fa ritorno appena può assieme alla moglie Francesca Davoli.

Il pretesto stavolta è stato l’invito di una rete regionale tedesca, la Swr, che proprio in questi giorni con il coordinamento di Cristina Ricci sta realizzando un documentario sulla Sardegna nel quale ha voluto raccontare il fenomeno del muralismo tramite la voce dei protagonisti. Il tour guidato tra i dipinti che adornano le facciate di mezza Orgosolo si è così trasformato nell’occasione per restaurare quelli in condizioni precarie e realizzarne di nuovi, e in pochi giorni dal suo pennello sono venuti fuori altri otto murales.

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Le pietre sonore. Il più importante è l’omaggio doveroso all’altro padre del muralismo in Sardegna, Pinuccio Sciola, l’artista di San Sperate scomparso lo scorso maggio, noto nel mondo per le sculture sonore. Ed è proprio attraverso queste ultime che Del Casino ha voluto ricordare l’artista, al quale lo legava una lunga amicizia, evitando di raffigurarne il volto come generalmente fa nei murales dedicati a fatti o personaggi storici ma lasciando ogni suggestione nello spettatore alla potenza espressiva caratteristica delle “pietre” di Sciola e a una frase della scrittrice Michela Murgia. Per la prima volta inoltre Del Casino ha aggiunto elementi tridimensionali al dipinto, incollando sul muro tre piccole sculture in ceramica.

Il resto è venuto da sé, e a murale si è aggiunto murale, appunto sino agli otto già realizzati insieme con l’artista Teresa Podda, che della tutela dell’arte all’aperto di Orgosolo ha fatto quasi una missione, e con l’assistenza di Pino Muggianu. E non è finita, perché Del Casino lascerà Orgosolo solo fra qualche giorno e c’è tutto il tempo per affrescare altre vie, come lo slargo che si apre fra via Angioy e via Pascoli, dove ieri su invito del pittore senese è giunto da Bitti l’amico artista Diego Asproni, altro storico muralista sardo. L’idea è di realizzare nuove opere, sempre nel solco della tradizione solidaristica orgolese che ormai si avvicina al mezzo secolo di vita.

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La sottoscrizione. Intanto in paese la notizia che Del Casino è di nuovo all’opera si è diffusa rapidamente, suscitando interesse ed entusiasmo. Muoversi con l’artista senese lungo corso Repubblica, la via principale di Orgosolo, è un po’ come andare in giro con una rockstar. È una giornata estiva, Del Casino indossa il suo consueto abbigliamento da lavoro: camicia con maniche rimboccate, l’amata salopette in tela blu, un paio di sandali. Una giovane donna, con figlio e marito al seguito, lo ferma per ricordargli di essere stata sua alunna (qui Del Casino ha insegnato educazione artistica per quindici anni alle scuole medie); più avanti, una donna matura gli chiede di fare qualcosa per salvaguardare il patrimonio artistico del paese.

Vicino al vecchio municipio, dove l’artista ha appena restaurato un murale che riproduce il volto di Emilio Lussu, si avvicina con discrezione il titolare di un bar che gli porge una busta da lettere con all’interno il provento di una sottoscrizione: restaurare o dipingere un murale infatti ha un costo, oltre che in termini di energie, per l’acquisto di speciali vernici che resistano alle intemperie. Il passaparola ha funzionato, e la campagna pro murales 2016, se così si può definire, sta avendo un buon numero di sottoscrittori anonimi e discreti. Per non parlare di quanti hanno chiesto al maestro senese di dipingere la facciata della propria casa.

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Il progetto. È palpabile, insomma, l’attaccamento della comunità orgolese ai propri murales (basti pensare che, nella lunga e ormai trascorsa stagione di vandalismo rivolto agli arredi urbani, i dipinti non sono mai stati sfiorati) e a colui che ne è riconosciuto come il padre fondatore. Il quale confessa un sogno: realizzare un monumento – anche se il termine non gli piace – che accolga chi arriva a Orgosolo un po’ come la famosa roccia sui cui è dipinto il volto di un bandito che sbuca nella boscaglia. «Ho pensato a una grande scultura, alta cinque metri, realizzata con un materiale povero come il cemento e ricoperta a mo’ di mosaico con vetri e piastrelle di vari colori. Vorrei che rappresentasse un messaggio di pace». E con un pennello traccia sull’asfalto il bozzetto per mostrarlo al cronista: una donna con un bambino in braccio e un altro tenuto per mano.

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