La Nuova Sardegna

«Restare giovani continuando a meravigliarsi»

di Angiola Bellu
«Restare giovani continuando a meravigliarsi»

La curiosità non invecchia. Elogio della quarta età Lo psicoanalista parla del suo nuovo libro

14 marzo 2017
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MILANO. «In una società che ha il mito del giovanilismo come la nostra, pare che la vecchiaia possa essere cancellata dall’uso sociale – Massimo Ammaniti autore del saggio “La curiosità non invecchia. Elogio della quarta età”. (Mondadori) – ci racconta quale sia stata la spinta a scrivere con entusiasmo di quarta età. «Quando si è giovani si va avanti inseriti nel flusso frenetico della vita, quando si è avanti con gli anni viene meno molto del “rumore” quotidiano e ci può più dedicare a se stessi e il vero carattere della persona viene fuori». Ormai la terza età si inserisce nel pieno del “rumore” quotidiano di cui parla l’autore e si invecchia nella quarta età. Ma non per questo si deve perdere il gusto della vita: «Direi che la terza età di cui ha parlato Simone de Beauvoir va dai settanta agli ottantacinque anni. Ora che l’età media si è allungata molto, dagli ottantacinque iniziamo a parlare di quarta età. È molto frequente superare in salute e attività i novant’anni». Ammaniti ha arricchito la sua ricerca con testimonianze inedite di personaggi celebri – tra i tanti Camilleri, La Capria, Sartori, Albertazzi, Pirani – che hanno varcato attivamente la soglia dei novant’anni.

Il comune denominatore di queste “quarte età” è una spiccata progettualità nelle loro vite: «Le persone che ho intervistato – ci racconta Ammaniti – continuano ad essere curiose, a guardarsi intorno, a svolgere un lavoro anche su se stessi. Spesso continuano anche a raccogliere i frutti del lavoro di una vita, coltivando interessi, scrivendo».

Lei racconta con leggerezza e ritmo le sue ricerche e le nuove teorie in campo scientifico internazionale e mostra come i pregiudizi sull’invecchiamento pesino sullo stato mentale di chi li subisce?

«Sentirsi inadeguati o menomati, vivere cioè il pregiudizio sulla vecchiaia, favorisce l’insorgere di demenze. Fondamentale quindi avere una vita piena di interessi: ciò aiuta il cervello ad essere attivo e a mettere in moto i circuiti cerebrali».

Quindi non bisogna cedere ad abitudine e ripetitività? «L’abitudine e la ripetitività sono situazioni poco stimolanti che obbligano ad usare sempre gli stessi circuiti cerebrali. Ottimo il contatto attivo con le nuove generazioni: è molto motivante adottare altri punti di vista senza chiudersi nel proprio guscio e nel proprio mondo».

L’ultima parte del libro è dedicata alla curiosità, o meglio ai diversi generi di tale indispensabile facoltà?

«Parlo di due tipi di curiosità: epistemica e percettiva. Quella epistemica è relativa all’interesse per la conoscenza; sia che si vogliano scoprire nuovi aspetti del mondo che ci si occupi della ricerca scientifica in senso stretto. La curiosità per la conoscenza è quella privilegiata e più ricca. Ma esiste anche la curiosità percettiva; è più spicciola, è quella del guardarsi intorno, anche questa positiva anche se non spinge ad approfondire. La curiosità che più aiuta a rimanere “giovani” è senza dubbio quella epistemica».

L’empatia è un’altra preziosa facoltà umana di cui parla nel suo libro?

« A qualsiasi età, il fattore decisivo per avere una buona relazione con gli altri, e quindi con se stessi, è l’empatia, la capacità di risuonare con gli altri: il mettersi “nei panni di”. Vuol dire adottare altri punti di vista. Nel libro cito il film Il posto delle fragole (I. Bergman 1957) in cui si vede l’ormai vecchio dottor Borg chiuso nel suo egoismo e nei suoi rituali che, venendo a contatto con la giovane cognata riesce come ad entrare in risonanza con lei e riportare a galla la propria vita emotiva. In questo senso l’empatia è fondamentale. L’empatia aiuta ad evitare i pregiudizi».

Tra i personaggi della nostra cultura che lei ha intervistato spiccano Ettore Bernabei e Andrea Camilleri?

«Bernabei oggi non c’è più. Già presidente della Rai, a settant’anni ha creato una società di produzione televisiva e nel periodo della mia intervista, 95enne, continuava ad andare tutti i giorni in ufficio e a condividere con gli altri la propria creatività. Camilleri oggi ha una creatività di cui godiamo tutti i giorni: continua a scrivere romanzi e trovare nuove trame. Una grande ricchezza che trasferisce agli altri».

Lei cita Raffaele La Capria, novantaquattrenne scrittore e sceneggiatore italiano, secondo cui: “Il meravigliarsi è fondamentale”. Ci dà una ricetta per gli ultra-ottantacinquenni che vogliono vivere felicemente ?

«E’ utile continuare a lavorare e a guardare il mondo con un po’ di ironia. Stimolante è studiare, frequentare corsi nelle Università della terza – e quarta – età, leggere libri, soprattuto poter viaggiare dove ci siano risorse economiche. Tutto questo è molto importante e per fortuna sempre più comune. Nelle città d’arte vediamo sempre più spesso gruppi di viaggiatori ultraottantenni, allegri interessati e in salute. Prima di queste età è sempre più difficile tra lavoro, figli e altro, riuscire a viaggiare. Fare le cose lasciate indietro è uno degli aspetti positivi che la vecchiaia porta».

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