L’azzardo della vita nel “Coup de dés” di Anna Marceddu
A Gozo la mostra della fotografa, tra immagini e letteratura «Cubi e prismi che racchiudono il gioco segreto della luce»
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SASSARI. «Un colpo di dadi non abolirà mai il caso». È il titolo di una poesia di Stephane Mallarmé dal quale parte “Coup de dés”, mostra della fotografa sassarese Anna Marceddu che sarà inaugurata il 7 luglio a Malta (al “Centru culturali Cittadella” di Gozo) e resterà aperta sino al 30 di luglio.
«Cubi perfetti, tetraedi, icosaedri, cubi sghembi, prismi, dadi sferici, forme a tre dimensioni – spiega Anna Marceddu – . Tutte con il medesimo segreto: quale faccia (numero) mostrerà al termine dei suoi rotolamenti e rimbalzi? La fotografia gioca a dadi con la luce e ne svela l’essenza, rispettandone la casualità».
Ritornando a Mallarmé, si diverte, la fotografia, con luci e le ombre a fissare il numero che il dado ci porge ma al contempo lascia intravvedere altri numeri che potranno essere esiti futuri. O che forse sono già esito certo del medesimo gioco. «Il mondo dei dadi – spiga ancora Anna Marceddu – è ciclico, il loro incerto rotolare racconta destini e spesso decide le fortune degli uomini. Alcuni ai dadi affidano la fortuna, altri il sapere, altri ancora l’intera vita. Amati dai poeti, musicisti e pittori spesso odiati dalle chiese, racchiudono in se la magia, la divinazione, il desiderio illusorio di controllare il futuro, il caso».
E la fotografia insegue anche suggestioni letteraria: «In questo lavoro fotografico – dice Anna Marceddu – i dadi vivono nello spazio sospesi o legati, nel gioco dei rimandi, al sapere di uomini illustri: Dante, Galileo, Mozart, Mallarmé, insieme a tanti altri che hanno saputo creare percorsi paralleli tra arte e gioco, talvolta intrecci non separabili. Elevando il caso, l’incertezza, la molteplicità dei possibili esiti, a libertà, a esercizio di fantasia. Il gioco del dado è oscillazione, è energia prorompente nell’attesa dell’urto finale che ne arresta la corsa e placa l’inquietudine, sciogliendola in stupore e sorpresa». Anna Marceddu, che vive e lavora a Cagliari scopre la fotografia nella metà degli anni ’80, quando la conoscenza e la frequentazione della comunità Rom di Cagliari la portano a sviluppare un particolare interesse per il ritratto. Da questa lunga esperienza nasce la mostra “Fiori di campo”.
A partire dal 2000 inizia una lunga collaborazione con il Polo telematico di Tiscali a Cagliari; parallelamente, la sua attenzione all’ambito culturale la porta a collaborare con artisti e scrittori di valore come Ottavia Piccolo, Massimo Carlotto e Paolo Fresu.
Dal 2006 al 2012 Anna Marceddu si occupa degli archivi fotografici del “Modigliani Institut Archives Légales Paris-Rome”, Roma. Nel 2016 cura la documentazione fotografica del libro “Picasso e i suoi amici” di Fernand Olivier ( Ed. CoMédiArt); nello stesso anno realizza il filmato dell’intervista a Maya Picasso a Parigi, recentemente presentato alla Galleria Opera di Ragusa Ibla. La passione per il ritratto è il filo conduttore che la porta ad occuparsi dal 2014 del matriarcato in Sardegna, lavoro che dà vita alla mostra fotografica “Di madre in madre” e al progetto multimediale dell’ omonimo e-book edito da Dhuoda Edizioni nel 2017.
«Cubi perfetti, tetraedi, icosaedri, cubi sghembi, prismi, dadi sferici, forme a tre dimensioni – spiega Anna Marceddu – . Tutte con il medesimo segreto: quale faccia (numero) mostrerà al termine dei suoi rotolamenti e rimbalzi? La fotografia gioca a dadi con la luce e ne svela l’essenza, rispettandone la casualità».
Ritornando a Mallarmé, si diverte, la fotografia, con luci e le ombre a fissare il numero che il dado ci porge ma al contempo lascia intravvedere altri numeri che potranno essere esiti futuri. O che forse sono già esito certo del medesimo gioco. «Il mondo dei dadi – spiga ancora Anna Marceddu – è ciclico, il loro incerto rotolare racconta destini e spesso decide le fortune degli uomini. Alcuni ai dadi affidano la fortuna, altri il sapere, altri ancora l’intera vita. Amati dai poeti, musicisti e pittori spesso odiati dalle chiese, racchiudono in se la magia, la divinazione, il desiderio illusorio di controllare il futuro, il caso».
E la fotografia insegue anche suggestioni letteraria: «In questo lavoro fotografico – dice Anna Marceddu – i dadi vivono nello spazio sospesi o legati, nel gioco dei rimandi, al sapere di uomini illustri: Dante, Galileo, Mozart, Mallarmé, insieme a tanti altri che hanno saputo creare percorsi paralleli tra arte e gioco, talvolta intrecci non separabili. Elevando il caso, l’incertezza, la molteplicità dei possibili esiti, a libertà, a esercizio di fantasia. Il gioco del dado è oscillazione, è energia prorompente nell’attesa dell’urto finale che ne arresta la corsa e placa l’inquietudine, sciogliendola in stupore e sorpresa». Anna Marceddu, che vive e lavora a Cagliari scopre la fotografia nella metà degli anni ’80, quando la conoscenza e la frequentazione della comunità Rom di Cagliari la portano a sviluppare un particolare interesse per il ritratto. Da questa lunga esperienza nasce la mostra “Fiori di campo”.
A partire dal 2000 inizia una lunga collaborazione con il Polo telematico di Tiscali a Cagliari; parallelamente, la sua attenzione all’ambito culturale la porta a collaborare con artisti e scrittori di valore come Ottavia Piccolo, Massimo Carlotto e Paolo Fresu.
Dal 2006 al 2012 Anna Marceddu si occupa degli archivi fotografici del “Modigliani Institut Archives Légales Paris-Rome”, Roma. Nel 2016 cura la documentazione fotografica del libro “Picasso e i suoi amici” di Fernand Olivier ( Ed. CoMédiArt); nello stesso anno realizza il filmato dell’intervista a Maya Picasso a Parigi, recentemente presentato alla Galleria Opera di Ragusa Ibla. La passione per il ritratto è il filo conduttore che la porta ad occuparsi dal 2014 del matriarcato in Sardegna, lavoro che dà vita alla mostra fotografica “Di madre in madre” e al progetto multimediale dell’ omonimo e-book edito da Dhuoda Edizioni nel 2017.