La Nuova Sardegna

Il peso di un passato oscuro e l’inevitabile resa dei conti

di Alessandro Marongiu
Il peso di un passato oscuro e l’inevitabile resa dei conti

Il nuovo libro di Piergiorgio Paterlini, una storia di sensi di colpa e legami da ricucire Una trama poco originale costruita attorno a un protagonista che non convince

27 gennaio 2018
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Si dice che non esistano più storie da inventare, perché già tutte inventate, e che in letteratura a far la differenza sia il modo in cui, rielaborando il noto, lo si racconta. Queste due considerazioni sono ripetute ormai da lungo tempo e con frequenza e sicumera tali da averne fatto quasi dei cliché, ma, va detto, non per questo sono meno vere. “Bambinate” di Piergiorgio Paterlini (Einaudi, 144 pagine, 16,50 euro) ce ne offre un valido, ulteriore esempio. Al suo centro stanno il senso di colpa, il passato che non vuol passare e si deposita nel cuore come un grumo nero sempre più ingombrante, il «potere usato contro chi non ha strumenti per difendersi», la cattiveria, innata, spesso senza movente, e che solo gli adulti tendono a negare o minimizzare, dei più piccoli: tutti temi ampiamente trattati in precedenza, appunto.

Per stare a dei rimandi concreti, quello del potere agito contro il più debole (in un episodio, anche da un bambino nei confronti di un coetaneo) è al centro di un’opera con pochi pari come “Le canzoni dell’aglio” di Mo Yan; un altro accostamento lo si può individuare in “Arancia meccanica” di Anthony Burgess, dato che sia l’autore italiano che quello inglese fanno della vita di Gesù lo scheletro su cui imbastire i loro romanzi (che, a indagarli a un livello più profondo, sono imparentati anche da elementi testuali, per quanto di sicuro casuali). Il protagonista e voce narrante di “Bambinate” è un uomo che, dopo quarant’anni di assenza assoluta, torna nel paese in cui è nato e ha studiato fino al diploma in occasione di una cena commemorativa con i compagni della quinta elementare. In quasi mezzo secolo non ha mai recuperato i legami che aveva reciso, compreso quello con i genitori, e nessuno si aspetta la sua presenza: la sorpresa e l’interesse per quel lontano amico, che prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti si è fatto un nome nel mondo della ricerca scientifica, sono infatti grandi. Lui, però, non è lì per la cena, ma per affrontare una volta per tutte una vecchia vicenda. Proprio durante la quinta elementare, nel corso di un venerdì santo, ha seguito quattro compagni che, coinvolto a forza il ragazzino più fragile e sfortunato della classe, si sono spinti troppo in là nel “gioco” arrivando a fargli rivivere, stazione per stazione, la via crucis di Cristo. Lui, che come gli era già capitato in passate circostanze ha riso delle sofferenze del povero Semo, non ha mosso un dito: non gli ha fatto fisicamente del male, è vero, ma non l’ha neanche aiutato, pur potendo. Questo fatto tanto sgradevole gli è rimasto sepolto nell’animo finché una mattina nello stesso ruolo del martirizzato non si è trovato suo figlio Thomas, deriso e picchiato da alcuni compagni perché zoppo a causa di una gamba più corta dell’altra. Per il protagonista sono seguiti cinque lustri di impegno in favore degli ultimi, e ora è infine arrivato il momento della resa dei conti con i carnefici dei giorni delle elementari.

Detto di cosa racconta il romanzo (in realtà, piuttosto, un racconto lungo, perché del romanzo ha giusto il prezzo, non il respiro), bisogna dire del modo in cui lo racconta. È paradossale che “Bambinate”, intriso com’è, anche in maniera forzata, di Sacre Scritture, dei testi cioè massimamente carichi di portata simbolica, metta tutto in luce e non lasci spazio alcuno all’interpretazione. Non è risparmiato neanche l’ambito onirico, con la sovrapposizione-identificazione dei due martiri Semo e Thomas nel corso di un sogno che viene svelata palesemente, e c’è un richiamo a Pasolini, citato in epigrafe in apertura di una sezione, tanto plateale da apparire persino ingenuo.

La caratterizzazione del protagonista, a metà tra un angelo vendicatore e il meno accettabile dei moralizzatori, fa il resto.

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