New York, writer in azione contro le fake news
Scambiato per il celebre Bansky l’artista Adrian Wilson ha lasciato il segno su un’edicola di Manhattan
27 marzo 2018
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NEW YORK. Finti Banksy in azione si fanno beffe delle fake news. Approfittando della presenza del re della Street Art in città, un artista della bomboletta ha imitato lo stile dell’elusivo writer britannico tracciando sul retro di un’edicola di Manhattan uno ironico stencil ispirato all’epidemia di false notizie che da mesi producono disinformazione negli Stati Uniti e al di là dell'Atlantico. Un ragazzino, di quelli che consegnavano i giornali porta a porta in piedi su una pila di quotidiani, la scritta “Real News”. L’azione, nel quartiere di Chelsea, è avvenuta in pieno giorno. Vestito con casco in testa e un giubbotto da operaio delle costruzioni, un uomo con la barba (l’artista di strada Adrian Wilson) ha confezionato il murale, con l’aiuto del leggendario “calligrafo di strada” Al Diaz (l’altra metà di Samo con Jean Michel Basquiat agli albori della Street Art negli anni Settanta) e il critico d’arte del New York, Jerry Saltz.
«La critica non dorme mai», è una delle scritte che accompagnano lo stencil. L’altra, siglata da Diaz, segnala lo spirito ispiratore dell'immagine: «Per i disinformati, malinformati e per chi si beve le false notizie».
«L'intera opera è un commento alle fake news e alla facilità con cui si diffondono le falsità», ha spiegato Wilson al giornale online Bowery Boogie. Un’opera ma anche una performance: «La gente che si è fermata a fotografarmi voleva credere a tutti i costi che fossimo con Banksy perché in questo modo avrebbero fatto uno scoop. Ho detto ripetutamente che non ero lui, e a differenza di Banksy, ho agito senza mascherarmi e alla luce del giorno».
Il fatto che Banksy sia (o sia stato di recente) a New York ha alimentato il malinteso.
La «primula rossa» della Street Art ha colpito nei giorni scorsi a Manhattan e Brooklyn e molti sperano che il suo blitz nella Grande Mela non sia finito. Finora gli sono stati attribuiti due murali a Brooklyn e due a Manhattan. Uno di quelli a Manhattan, un topo che corre come su un tapis roulant sulla circonferenza di un orologio all’ultimo piano di un edificio all'angolo tra 14esima strada e Sesta Avenue, è stato asportato dal proprietario del palazzo.
L'edificio sarà presto demolito per far posto a un condominio di 13 piani, e uno dei bersagli più frequenti di Banksy è la gentrificazione delle città che spingono i meno abbienti ai margini per far posto ad appartamenti per i più ricchi.
«La critica non dorme mai», è una delle scritte che accompagnano lo stencil. L’altra, siglata da Diaz, segnala lo spirito ispiratore dell'immagine: «Per i disinformati, malinformati e per chi si beve le false notizie».
«L'intera opera è un commento alle fake news e alla facilità con cui si diffondono le falsità», ha spiegato Wilson al giornale online Bowery Boogie. Un’opera ma anche una performance: «La gente che si è fermata a fotografarmi voleva credere a tutti i costi che fossimo con Banksy perché in questo modo avrebbero fatto uno scoop. Ho detto ripetutamente che non ero lui, e a differenza di Banksy, ho agito senza mascherarmi e alla luce del giorno».
Il fatto che Banksy sia (o sia stato di recente) a New York ha alimentato il malinteso.
La «primula rossa» della Street Art ha colpito nei giorni scorsi a Manhattan e Brooklyn e molti sperano che il suo blitz nella Grande Mela non sia finito. Finora gli sono stati attribuiti due murali a Brooklyn e due a Manhattan. Uno di quelli a Manhattan, un topo che corre come su un tapis roulant sulla circonferenza di un orologio all’ultimo piano di un edificio all'angolo tra 14esima strada e Sesta Avenue, è stato asportato dal proprietario del palazzo.
L'edificio sarà presto demolito per far posto a un condominio di 13 piani, e uno dei bersagli più frequenti di Banksy è la gentrificazione delle città che spingono i meno abbienti ai margini per far posto ad appartamenti per i più ricchi.