Florinas teatro di un giallo nel racconto di Pandiani
di Andrea Massidda
Lo scrittore torinese parla della sua residenza artistica nel paese della rassegna Mentre Marcello Fois e Giorgio Todde affrontano il tema del furto del paesaggio
30 settembre 2018
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INVIATO A FLORINAS. Una famiglia in vacanza – papà, mamma e la piccola figlia – viene sterminata nel cuore di Florinas, a pochi chilometri da Sassari. Una vera e propria esecuzione, con dettagli agghiaccianti ma pochissimi elementi utili all’indagine. A occuparsi del caso è però un poliziotto piemontese dotato di grande fiuto investigativo, arrivato nel Nord Sardegna quattro anni prima, dove ha trovato l’amore. Senza svelare troppi particolari è in estrema sintesi la trama del racconto breve che lo scrittore torinese Enrico Pandiani ha partorito nelle sue due settimane di soggiorno nell’isola, ospite del festival letterario “Florinas in giallo”, organizzato dal Comune in collaborazione con Associazione Itinerandia e le librerie Azuni di Sassari e Cyrano di Alghero. Una rassegna che venerdì sera ha riempito la piazza del paese anche grazie all’incontro con gli autori sardi Marcello Fois e Giorgio Todde incentrato sul tema del furto. Un furto molto particolare: quello del paesaggio.
Tornando alla cosiddetta “residenza artistica” di Pandiani, lo stesso protagonista dell’esperienza svela come è nata questa iniziativa proposta per la prima volta dagli organizzatori della rassegna. Il suo racconto sarà presentato stasera alle 20 in chiusura del festival. «In poche parole – dice – mi è stato chiesto di trasferirmi a Florinas per una quindicina di giorni e di provare a scrivere un racconto ambientato qua. Devo ammettere che ho avuto una fortuna sfacciata – continua Pandiani – soprattutto perché non ho sofferto della classica crisi da pagina bianca, nel senso che qualche tempo prima in Sicilia mi era capitato un fatto capace di suggerirmi l’idea per questo breve testo. Io ho girato per Florinas, ho cercato di conoscere quante più persone possibile, e alla fine il racconto è arrivato. Sono stato benissimo ed è stata un’esperienza molto bella e interessante, ora il problema sarà tornare a casa, a Torino, dove mi aspetta la mia famiglia ma anche uno stile di vita completamente diverso».
Come accennato prima, tanta gente venerdì scorso ha assistito al gustoso dibattito tra Fois e Todde. «So che siamo in un festival di letteratura noir e che si mi chiedono di parlare di furti il pubblico magari immagina rapine o qualcosa del genere – dice Todde – ma a me è venuto in mente di parlare del furto del paesaggio p’erché noi sardi ci sentiamo un po’ tutti toccati, in quanto il più rilevante». Ne è venuta fuori una curiosa discussione, dalla quale – anche grazie all’intervento di chi stava in platea – è emerso l’identikit del ladro e del derubato. E che quest’ultimo non del tutto esente da colpe. «Il profilo del ladro è quello di un uomo furbo, cinico, magari laureato in una facoltà tecnico–scientifica, che specula con grande consapevolezza». E la vittima? «Come mi ha fatto notare una ragazza del pubblico – continua Todde –, la vittima è in realtà frutto dell’innocenza: in sostanza chi ha ceduto una parte del territorio lo ha fatto con totale ingenuità. E questo è avvenuto moltissimo negli anni Sessanta e Settanta, ma anche se in maniera minore continua ad accadere. Ci sono ancora innocenti che non si rendono conto di quello che perdono svendendo il proprio territorio a chi vuole specularci sopra».
Accanto al furto del paesaggio esiste anche il furto della toponomastica, come fa notare Marcello Fois. «Quando noi diciamo Costa Smeralda, utilizzando un nome aziendale al posto dell’originale Monti di Mola. È un po’ come se chiamassimo una strada “via Conad”, solo che noi non ce ne accorgiamo».
Oggi la giornata inizia alle 12 con “Su Ziru”, un aperitivo itinerante per le vie di Florinas insieme a Francesco Abate e Carlo A. Melis Costa, che, in compagnia di Lalla Careddu, parlano del loro romanzo a quattro mani “El corregidor” (Piemme). Alle 13.30 in via Roma, inizia il “Pranzo Romanzo” curato dal giornalista gastronomico Giovanni Fancello . Alle 15 tornano i racconti cinematografici a cura della Società Umanitaria, mentre alle 17 Gavino Zucca parlerà del suo libro “Il giallo di Montelepre” (Newton Compton), insieme a Gianni Tetti, e alle 18 Vindice Lecis presenterà “Il nemico”, accompagnato dalla giornalista Daniela Preziosi (Il Manifesto). Alle 19 Miguel Gotor e Massimo Bordin condurranno l’incontro “Il delitto moro. Quarant’anni di misteri”.
Tornando alla cosiddetta “residenza artistica” di Pandiani, lo stesso protagonista dell’esperienza svela come è nata questa iniziativa proposta per la prima volta dagli organizzatori della rassegna. Il suo racconto sarà presentato stasera alle 20 in chiusura del festival. «In poche parole – dice – mi è stato chiesto di trasferirmi a Florinas per una quindicina di giorni e di provare a scrivere un racconto ambientato qua. Devo ammettere che ho avuto una fortuna sfacciata – continua Pandiani – soprattutto perché non ho sofferto della classica crisi da pagina bianca, nel senso che qualche tempo prima in Sicilia mi era capitato un fatto capace di suggerirmi l’idea per questo breve testo. Io ho girato per Florinas, ho cercato di conoscere quante più persone possibile, e alla fine il racconto è arrivato. Sono stato benissimo ed è stata un’esperienza molto bella e interessante, ora il problema sarà tornare a casa, a Torino, dove mi aspetta la mia famiglia ma anche uno stile di vita completamente diverso».
Come accennato prima, tanta gente venerdì scorso ha assistito al gustoso dibattito tra Fois e Todde. «So che siamo in un festival di letteratura noir e che si mi chiedono di parlare di furti il pubblico magari immagina rapine o qualcosa del genere – dice Todde – ma a me è venuto in mente di parlare del furto del paesaggio p’erché noi sardi ci sentiamo un po’ tutti toccati, in quanto il più rilevante». Ne è venuta fuori una curiosa discussione, dalla quale – anche grazie all’intervento di chi stava in platea – è emerso l’identikit del ladro e del derubato. E che quest’ultimo non del tutto esente da colpe. «Il profilo del ladro è quello di un uomo furbo, cinico, magari laureato in una facoltà tecnico–scientifica, che specula con grande consapevolezza». E la vittima? «Come mi ha fatto notare una ragazza del pubblico – continua Todde –, la vittima è in realtà frutto dell’innocenza: in sostanza chi ha ceduto una parte del territorio lo ha fatto con totale ingenuità. E questo è avvenuto moltissimo negli anni Sessanta e Settanta, ma anche se in maniera minore continua ad accadere. Ci sono ancora innocenti che non si rendono conto di quello che perdono svendendo il proprio territorio a chi vuole specularci sopra».
Accanto al furto del paesaggio esiste anche il furto della toponomastica, come fa notare Marcello Fois. «Quando noi diciamo Costa Smeralda, utilizzando un nome aziendale al posto dell’originale Monti di Mola. È un po’ come se chiamassimo una strada “via Conad”, solo che noi non ce ne accorgiamo».
Oggi la giornata inizia alle 12 con “Su Ziru”, un aperitivo itinerante per le vie di Florinas insieme a Francesco Abate e Carlo A. Melis Costa, che, in compagnia di Lalla Careddu, parlano del loro romanzo a quattro mani “El corregidor” (Piemme). Alle 13.30 in via Roma, inizia il “Pranzo Romanzo” curato dal giornalista gastronomico Giovanni Fancello . Alle 15 tornano i racconti cinematografici a cura della Società Umanitaria, mentre alle 17 Gavino Zucca parlerà del suo libro “Il giallo di Montelepre” (Newton Compton), insieme a Gianni Tetti, e alle 18 Vindice Lecis presenterà “Il nemico”, accompagnato dalla giornalista Daniela Preziosi (Il Manifesto). Alle 19 Miguel Gotor e Massimo Bordin condurranno l’incontro “Il delitto moro. Quarant’anni di misteri”.