La Nuova Sardegna

Daniela Spoto, una nuorese a Berlino: disegnare senza fermarsi mai

di Stefania Vatieri
Daniela Spoto, una nuorese a Berlino: disegnare senza fermarsi mai

Daniela Spoto fa l’illustratrice in Germania: le sue opere in libri di poesia, per bambini e anche in una storia sull’emigrazione. «È un lavoro senza sicurezze, porto avanti tante cose in parallelo»

24 novembre 2018
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Un’immagine vale più di mille parole. Può evocare sentimenti, emozioni e riflessioni, può catturare un momento, esprimere un pensiero o suggerire una realtà. Per Daniela Spoto, illustratrice nuorese classe 1986, disegnare non è mai stato solo un semplice passatempo, piuttosto una componente imprescindibile della sua vita. Una scelta che ha portato l’artista barbaricina in giro per il mondo, e le sue opere esposte in varie gallerie d’arte e festival. Fino a conquistare nel 2017 una menzione di merito nel famoso concorso mondiale Jungle Illustration Awards.

«Ho sempre disegnato fin da bambina: disegnavo ovunque e in qualsiasi momento. Più lo facevo e più sognavo di disegnare – racconta Daniela dal suo studio berlinese in Birkenstrasse –. Amavo tantissimo leggere e sfogliare libri e fumetti». Una passione coltivata fin dalla tenera età che riaffiora nei ricordi di Daniela quando da bambina passava i pomeriggi a casa del nonno materno: «Ricordo ancora il salottino buono dove c’era una collezione di libroni di storia dell’arte, che mi piaceva sfogliare – racconta Daniela –. Non sapevo ancora leggere e le figure che vedevo, mi sembravano bellissime e terribili. Mi ricordo in particolare le caricature di Leonardo e le creature di Hieronymus Bosch. Poi salivo nelle stanze del secondo piano a guardare, e più tardi a leggere, i fumetti delle mie zie. Disegnare significa ritornare un po’ bambini, vedere il mondo sotto una luce diversa ed esprimere ciò che le parole non dicono attraverso un’immagine – sottolinea l’artista nuorese – . L’illustratore è un’artista, una via di mezzo tra un disegnatore e un cantastorie: il suo compito è raccontare qualcosa attraverso le immagini». Alla domanda illustratori si nasce o si diventa, Daniela risponde: «Si può diventare illustratore, ma anche nascere illustratore: la maggior parte di quelli che conosco lo sono diventati strada facendo. Ma forse, lo erano già senza ancora saperlo».

Dalla sua esperienza ha tratto due elementi fondamentali che consiglierebbe di perseguire a chi volesse intraprendere questo lavoro: la pazienza e l’esperienza. «Nel momento in cui si decide di intraprendere questa strada è bene iniziare a fare più esperienze possibili: prima si inizia, prima si sbaglia, e prima si impara. L’idea nasce all’improvviso, mentre l’ispirazione – spiega Daniela –, arriva da tutto ciò che mi circonda: dai grandi arbusti, fino alle pianticelle selvatiche che profumano l’aria in primavera».

L’altra faccia della medaglia di questo affascinante lavoro è certamente il senso di precarietà con il quale ogni artista che si rispetti deve fare i conti. L’immaginazione e la fantasia lasciano infatti il posto alla razionalità. «La parola sicurezza nel vocabolario di un illustratore non esiste – prosegue Daniela –, riuscire ad emergere per poter lavorare e avere dei rapporti professionali continuativi è fondamentale – ribadisce –. E anche dopo che ti sei fatto conoscere, non sai mai quando partirà il prossimo progetto, quando inizierà la prossima collaborazione. Bisogna lavorare costantemente e portare sempre più cose avanti in parallelo».

Ed è forse in questi momenti di difficoltà che la nostalgia riemerge: «Mi piace moltissimo rientrare in Sardegna, riempire quaderni di appunti e di idee, incontrare gli amici, i familiari, immergermi nella realtà culturale dell’isola, sempre più fervida e ricca di eventi bellissimi da visitare, ho bisogno di queste pause – conclude Daniela Spoto –. Poi i giorni passano e sento il bisogno di ricreare quella distanza, di rimettermi al lavoro nel mio studiolo in Birkenstrasse, con la consapevolezza che ritornerò presto».



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