Sardegna, evasione fiscale da record: 2,7 miliardi di tasse mai pagate – La classifica
L’isola è la quinta regione d’Italia per propensione a non versare i soldi all’Erario
SASSARI In Sardegna ogni 100 euro di imposte versate, quasi 17 sfumano nel limbo dell’economia sommersa. Tradotto: 2,717miliardi di euro che nel 2022 non sono mai arrivati nelle casse dell’erario. È il prezzo che l’isola paga all’evasione fiscale, un fiume sotterraneo che corre più veloce della media nazionale e che colloca la regione al quinto posto assoluto in Italia, in termini di propensione all’evasione, subito dopo Calabria, Puglia (, Campania e Sicilia.
A dirlo sono i numeri dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, che disegna il quadro italiano regione per regione: un’Italia dove le tasse sul patrimonio crescono, la pressione fiscale sale e l’evasione cambia pelle ma non arretra.
L’Italia dell’evasione: Sardegna a metà classifica per importi, in alto per propensione
La propensione a evadere è un parametro che mette in relazione quanto evade la popolazione/imprese presenti in una determinata area geografica in rapporto alla ricchezza prodotta. In questa classifica in valore assoluto la Sardegna si ferma a metà: con i suoi 2,717 miliardi si colloca attorno al tredicesimo posto, lontana dai giganti che guidano la graduatoria — Lombardia (16,7 miliardi), Lazio (11,4), Campania (9,4), Veneto ed Emilia Romagna (7,8). Ma è nella propensione all’evasione, il rapporto tra ricchezza prodotta ed economia non osservata, che l’isola scalda i motori e sale in zona rossa. 16,8 euro evasi ogni 100 incassati, contro una media nazionale di 12,3. Dietro i freddi numeri ci sono fragilità economiche, attività irregolari e un rapporto difficile con il fisco.
Patrimoniali, una tassa che c’è già
Mentre la politica continua a litigare sul “mettere” o “non mettere” una patrimoniale, lo studio della CGIA ricorda che nel Paese le imposte sulla ricchezza esistono eccome. Solo nel 2024 hanno portato allo Stato 51,2 miliardi di euro, con un balzo del 74% negli ultimi vent’anni. La più pesante resta l’IMU: 23 miliardi, quasi la metà dell’intero gettito patrimoniale. Poi l’imposta di bollo (8,9 miliardi), il bollo auto (7,5 miliardi) e l’imposta di registro (6,1 miliardi). Una costellazione di tasse che pesa sulle case, sui conti correnti, sulle auto, sugli atti di compravendita, su ogni piccolo movimento di ricchezza.
Pressione fiscale in salita, ma per le famiglie non è un aggravio
La fotografia della CGIA chiarisce anche un altro nodo: con il governo Meloni la pressione fiscale è salita al 42,8%, 1,1 punti in più rispetto al 2022. Ma non per le famiglie. L’aumento è frutto di una serie di meccanismi contabili: il taglio del cuneo, in parte registrato come spesa; i rinnovi contrattuali che hanno alzato le buste paga; la sospensione di alcune deduzioni per le imprese; l’abolizione dell’Ace. Effetti che gonfiano l’indicatore statistico ma non alleggeriscono il portafoglio dei contribuenti.
