La Nuova Sardegna

«È ora che i sociologi tornino tra la gente»

di Giacomo Mameli
«È ora che i sociologi tornino tra la gente»

Morcellini: usciamo dalle aule e invitiamo al ragionamento

12 ottobre 2019
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NARNI. Puntano a raccontare «tutti gli aspetti dei cambiamenti in atto nella società». Per far questo è necessario che «l'Accademia, sempre più rintanata nelle proprie caverne, esca allo scoperto e torni a misurarsi nella società». Con l'affondo: «È assurdo che una dottrina che si occupa della società non scavi nella società e con lei dialoghi. Nelle università si studia e si devono studiare molto i classici, ma la sociologia, soprattutto davanti a una crisi sempre più lacerante, deve uscire dalle aule e dai laboratori a circuito chiuso per pochissimi eletti. Abbiamo il dovere di aiutare la società a usare la ragione».

Lo dice Mario Morcellini, ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, direttore del Coris-Comunicazione e Ricerca Sociale a La Sapienza, aprendo al teatro comunale “Giuseppe Manini” di Narni (moderatore Francesco Giorgino) la quarta edizione del Festival della Sociologia che si concluderà oggi. Con un messaggio chiaro: «L'Italia dei festival è quella che ha sdoganato discipline ostiche come potrebbero sembrare l'economia e la filosofia. Chi avrebbe mai pensato, prima dell'esperienza di Trento, che migliaia di persone, dalla mattina alla sera sarebbero rimaste ad ascoltare discorsi e relazioni sui Pil e Brics, sui temi macro e microeconomici di casa nostra e del mondo? Lo stesso è avvenuto con la filosofia a Modena e Carpi. I festival della letteratura, ma anche quelli della scienza, coinvolgono ogni anno, dalle città ai piccoli paesi capaci di organizzazione, decine di migliaia di persone: perché si parla chiaro e non ex cathedra, si affrontano temi di estrema attualità usando un linguaggio comprensibile. Il nostro quarto festival a questo mira: parlare con la gente, di tutte le età, di tutti i ceti sociali, di populismo e neoliberismo, di crisi della democrazia diventata democratura, di leader parolai che non conoscono neanche la geografia. Il tutto per riportare la ragione al centro del dibattito e delle riflessioni collettive. Abbiamo il dovere di invitare tutti al ragionamento liberandoli dal sensazionalismo».

Ancora Morcellini: «Altre discipline ricorrono al format festival che dà un inedito di visibilità. Per le scienze sociali ridurre la distanza con la società e con le comunità è un obiettivo eticamente dirimente. I festival, infatti, si configurano come sperimentazioni di autentiche forme di spazio pubblico, puntano a superare l'individualismo, occupano gli spazi di riflessione che prima erano nei e dei partiti». Ha anche invitato i sociologi a una maggiore coesione («sembriamo i partiti della sinistra, atomizzati al massimo e senza voce»). Relativamente al tema “Senso e direzioni di senso”, Morcellini ha commentato: «due parole che rimandano alla necessità del confronto della disciplina con i nodi critici dell’organizzazione sociale che mettono in discussione la stessa comunità umana: caos climatico, intelligenza artificiale, migrazioni, irrisolta e costante crescita della disuguaglianza».

Questa quarta edizione del festival è dedicata al sociologo del Lavoro Luciano Gallino, scomparso a novembre del 2015 a Torino. Maria Caterina Federici, coordinatrice del festival di Narni, ha spiegato come questa cittadina umbra si sia «animata e popolata» proprio sui «temi sociali più sensibili». Come sempre relazioni brevi, unica eccezione per la lectio magistralis che terrà Dominique Wolton (del Cnrs di Parigi) il 21 ottobre alla quale seguirà un dibattito su “società, comunicazione e futuro dell'Europa”. Temi nazionali in risalto: quelli dello spopolamento, dell'invecchiamento e del calo demografico (illustrati dal presidente dell'Istat Gian Carlo Biangiardo) e quelli del crescente divario Nord-Sud discussi in dieci minuti da Delio Miotti dello Svimez («da oggi al 2030 avremo un calo del Pil del 25 per cento»). In discussione “la rivoluzione digitale a scuola”, ma anche “I gilet gialli tra visibilità e accecamento” e la presentazione di una “mappa dell'imprenditoria immigrata in Italia”. Il tema “Culture digitali, innovazioni e start up, il modello contamination lab” è stato discusso da Enrica Amaturo e Derrick de Kerkhove, considerato l'erede intellettuale di Mc Luhan. Al festival aderisce la grande maggioranza dei Dipartimenti di area sociologica: Bologna, Cagliari, Caserta, Catania, Cosenza, Firenze, Genova, Gorizia, Lecce, Milano (Bicocca, Cattolica e Statale), Napoli (Federico II e Suor Orsola), Padova, Palermo, Parma, Pavia, Perugia, Pisa, Roma (La Sapienza e Roma 3), Reggio Calabria, Salerno, Sassari, Torino, Udine e Urbino. Tra gli ospiti Saskia Sassen, docente di Sociologia alla Columbia e di Economia alla London School of Economics.



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