La Nuova Sardegna

la rassegna “storie di un attimo” a olbia 

Bonomo: così rinasce la fotografia analogica

di Antonio Mannu
Bonomo: così rinasce la fotografia analogica

SASSARI. «Il digitale lo uso, è uno strumento che mi facilita il lavoro. Nel mio rapporto con la fotografia analogica in bianco e nero sono io lo strumento». Gerardo Bonomo ha un passato da...

08 dicembre 2019
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SASSARI. «Il digitale lo uso, è uno strumento che mi facilita il lavoro. Nel mio rapporto con la fotografia analogica in bianco e nero sono io lo strumento». Gerardo Bonomo ha un passato da redattore nell’editoria fotografica specializzata, settore nel quale si è occupato essenzialmente di questioni tecniche. «Dopo 25 anni trascorsi a studiare e approfondire, e a scrivere in proposito, ciò che facevo ha cominciato a starmi stretto, e ho deciso di cambiare. Non volevo più condizionamenti, ma la libertà di dire e fare ciò che mi aggrada. Ho cominciato a occuparmi di didattica e divulgazione; il mio intento è rivolgermi a un pubblico giovane». Proponendo però un modo di far fotografia che guarda al passato, a un mondo popolato da ingranditori, rullini, bacinelle, e accessori che facilitano questo tipo di pratica. Come il Lab-Box, magica scatola da sviluppo in mono bagno, che consente a chiunque di caricare e sviluppare un rullino in piena luce, e in pochi minuti. Un prodotto distribuito da Ars Imago che Bonomo ha presentato in Sardegna, a Olbia, in occasione del festival di fotografia Storie di un Attimo. «La Lab-Box nasce dalla Rondinax dell’Agfa, che già consentiva di sviluppare in piena luce. Sono state fatte delle migliorie ed è in commercio da poco. Ha avuto un successo enorme, non si riesce a star dietro agli ordini. Interessa soprattutto i giovani che si affacciano al mondo della fotografia analogica, e sono tanti. C’è una riscoperta del tangibile e del materico, lo si vede anche nella musica, con il ritorno del vinile. Si tratta di una nicchia, ma è vivace e curiosa».

A Olbia Bonomo ha guidato un minicorso di una giornata, dedicato alla realizzazione di alcuni scatti e allo sviluppo dei negativi con la Lab-Box. Al corso, ospitato nello spazio del Postive Film Lab, hanno partecipato diverse persone, a dimostrazione dell'attenzione per la fotografia com'era. Anche la scommessa del Postive Film Lab, struttura dedicata allo sviluppo e alla stampa tradizionali, che alberga al suo interno una camera oscura da sogno, va in questa direzione. «È stato un piacere trascorrere del tempo con persone interessate alla fotografia che mi appassiona – dice Gerardo Bonomo. «Com’è nato questo mio amore per la fotografia? Trasmissione paterna. Mio padre era un radiologo, aveva a che fare professionalmente con le immagini ma era anche un buon fotografo amatore. Ho tutti i negativi in medio formato che ha prodotto con la sua Rolleiflex. Poi, dopo il matrimonio, ha utilizzato una Leica e ha fatto praticamente solo foto di famiglia». Soggetti prediletti? «Sempre gli stessi. Fin dal 1973 fotografo un Ficus Macrophylla che cresce nel giardino della Biblioteca Bicknell di Bordighera. Sono più di 45 anni che lo faccio! L’ho visto cambiare e conservo le tracce del suo mutamento. Ho fermato istanti del suo sviluppo. È questa la caratteristica che più mi affascina della fotografia: è l’unico atto concesso all’uomo per fissare il tempo».

Storie di un attimo appunto, con il festival che anche quest’anno propone mostre e incontri interessanti. Come “The Sardinian Project”, fotografie dell’austro inglese Wolfgang Suschitzky, esposte al Museo Archeologico di Olbia: una documentazione della campagna di eradicazione della malaria in Sardegna, un lavoro acquisito dall’Isre di Nuoro che Paolo Piquereddu, già direttore dell'ente, ha presentato domenica scorsa. Sempre all'Archeologico si può vedere il rigoroso e poetico lavoro di Carlo Vigni sul Paesaggio Minerario dell'Iglesiente, l’asciutto reportage “Gilet jaunes” (gilet gialli) del francese Adnan Farzat, il ben realizzato “Viaggio in Sardegna” di Alberto Novelli, “Il Circo” di Silvano Marcias; e ancora “Ritratti” di Antonello Cuccu, un dialogo tra fotografia e pittura, e le “Drops in New York” di Fiorella Baldisserri.

La Galleria del Refettorio ospita le grandi immagini del sudafricano Guy Tillim sulla città di Cagliari, e le micro foto del “Museo dell'Amor Perduto” di Mario Saragato, mentre alla Società dello Stucco è esposta “Eusa – Ile d'Ouessant”, fotografie di Piermario Orecchioni sulla remota isola bretone e i suoi fari. Fotografia naturalistica, come ogni anno, nella sede dell'Area marina protetta di Tavolara. Quest’anno di scena Bobore Frau e Sa Stria, il Barbagianni di Sardegna. C’è ancora tempo per vederle: “Storie di un attimo” chiude domani.

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