La Nuova Sardegna

Arte e cultura al centro dello sviluppo economico

di Gabriella Grimaldi
Arte e cultura al centro dello sviluppo economico

Sociologi e urbanisti di tutta Italia riuniti a Sassari per un convegno sui territori Focus sulla fruizione turistica dei monumenti e sul recupero degli spazi dismessi

10 dicembre 2019
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Tutto parte dalla Costituzione italiana, dal suo articolo 9, per la precisione, nel quale si dice che la «Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Le ha citate tante volte, queste poche, chiare parole Massimo Bray, ex ministro dei Beni culturali e direttore generale della Treccani, nel corso della sua lectio magistralis tenuta nell’aula magna dell’università di Sassari in occasione del Convegno nazionale della Sezione territorio dell’Associazione Italiana di Sociologia sul tema: “Il ruolo della cultura nel governo del territorio”.

Un rapporto, quello tra la cultura, i territori e le città, che sembra essersi dissolto in un modello consumistico sempre più estremo, che non solo ha cambiato per sempre il volto e le funzioni dei centri urbani, ma ha anche relegato il sapere in un universo globalizzato che rischia di non lasciare alcuno spazio alla fruizione corretta dell’immenso patrimonio culturale del nostro Paese, compresa la Sardegna.

Ecco perché sociologi e urbanisti provenienti da molti atenei italiani ieri si sono dati appuntamento a Sassari, invitati dalla coordinatrice nazionale dell’Ais-Sezione territorio Antonietta Mazzette che ha organizzato l’evento. Lo scopo era quello di porsi alcune domande e possibilmente fornire risposte e proposte. «L’esigenza di trattare i diversi temi riguardanti il rapporto cultura-governo del territorio nasce da una serie di cambiamenti in atto riguardanti sia il fatto che la dimensione culturale è ormai diventata strategica per qualsiasi politica urbana e non – è stato detto nel corso del convegno –, sia che è diventato sempre più urgente affinare gli strumenti di governo perché le diverse realtà locali, a partire dalle città, siano in grado di rispondere alle sfide contenute nell’Agenda 2030 dell’Onu. In particolare l’Obiettivo 11 che invita i governi a proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale. Rispetto a queste esigenze, la comunità scientifica della Sociologia dell’Ambiente e del Territorio, presente in quasi tutte le università italiane, si interroga, ma soprattutto pone alla società, i seguenti interrogativi: Qual è il ruolo della cultura nelle trasformazioni territoriali locali e globali? Le politiche pubbliche danno appropriato spazio alla cultura per favorire l’integrazione, il radicamento territoriale e l’inclusione sociale?».

Conseguente una domanda implicita: è giusto puntare sul turismo culturale come forma di sviluppo economico? «Il turismo culturale è in crescita in tutto il mondo – ha detto Bray nel suo intervento – e noi in Italia dovremmo codificare delle linee guida in questo campo. Ovviamente in un mondo dove il consumismo è diventato un modo di essere si dovrebbe stare attenti a non far entrare la fruizione dell’arte e della bellezza in un tritacarne che monetizza tutte le esperienze nel più breve tempo possibile». E riguardo agli Enti Locali l’ex ministro ha aggiunto che devono essere i primi a tutelare il patrimonio già esistente e impegnarsi nelle riqualificazione degli spazi industriali dismessi. Il riferimento, in chiave sarda, è stato all’ingente patrimonio delle zone minerarie che dovrebbe diventare un polo di attrazione turistica generando posti di lavoro nel settore della cultura.

«Appare necessario costruire un meccanismo virtuoso – ha detto la professoressa Mazzette nel suo intervento a proposito della cultura e del governo dei territori – dentro il quale conoscenza scientifica, saperi locali, sistema economico e collettività, grazie alla politica, lavorino insieme con obiettivi comuni, quale quello di superare le attuali condizioni di fragilità territoriale».

Nel pomeriggio di ieri e nella giornata di oggi in programma workshop e relazioni che parlano di multietnicità, spazi inclusivi, nuovi centri culturali, trasformazione delle città in termini positivi (rinascita dei centri storici) e negativi (i centri commerciali fuori dalla cerchia urbana come forma di aggregazione), cultura e sviluppo sostenibile, sfruttamento del suolo e piani paesaggistici.

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