La Nuova Sardegna

I libri sui maestri dell'arte sarda: «Un viaggio emozionante nella bellezza»

di STEFANO DE MONTIS
I libri sui maestri dell'arte sarda: «Un viaggio emozionante nella bellezza»

Il collezionista Stefano De Montis parla della collana  e della sua vasta raccolta di opere di autori isolani

22 gennaio 2020
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Stefano De Montis, ingegnere con studi di architettura, docente universitario, ai vertici delle strutture Confindustriali regionali, imprenditore e collezionista di una delle più vaste raccolte di arte sarda del Novecento, presenta in questa pagina l’iniziativa de La Nuova.

L’arte in genere e qualunque evento culturale che riguardino la Sardegna sono ancora oggi avvenimenti singolari e così straordinari che sembra interessino un numero limitato di persone, che quasi in silenzio, e in ambito prevalentemente locale, cercano di contribuire alla valorizzazione del prezioso patrimonio che contraddistingue la cultura millenaria dell’isola. Solo di recente alcuni rilevanti eventi da Vittorio Sgarbi, anche per iniziativa di Santino Carta, presidente della Fondazione Alferano-Ippolito, hanno consentito l’organizzazione di ben tre importanti mostre che hanno portato alla conoscenza di un vasto pubblico la mia collezione di arte sarda, in questi mesi in mostra al Mart di Rovereto.

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IL CONTRIBUTO DEI SARDI. L’iniziativa de La Nuova di promuovere l’arte della Sardegna attraverso dieci monografie dedicate ciascuna ad un importante artista sardo è un evento di rilevante interesse da sostenere con convinzione, perché affianca le estemporanee e limitate iniziative in atto e contribuisce certamente alla definitiva consacrazione degli artisti sardi che hanno dato un contributo rilevante di portata universale alle avanguardie del Novecento. Tutto ciò in un quadro di respiro ampio e assoluto, per nulla “provinciale” pur conservando orgogliosamente i propri caratteri identitari. Un collezionista come me non può che apprezzare con curiosità ed entusiasmo questo importante viaggio nell’arte promosso dalla Nuova, perché consente non solo di valorizzare e diffondere il patrimonio artistico della Sardegna, ma anche perché conclude e consolida gli intenti e gli sforzi profusi dai singoli collezionisti in decenni di ricerche e di riordino, dando certezza e concretezza agli obiettivi perseguiti ed al cammino difficile sinora percorso da ciascuno.

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GLI ESORDI. Va ricordato che la mia raccolta ha avuto inizio alla fine degli anni Sessanta per iniziativa mia e di mia moglie, Anna Pia Coli De Montis. Io, di cultura classica ed umanistica, ma di formazione scientifica che rinviene dagli studi di ingegneria e architettura, orientato verso i grandi temi del Rinascimento, ma anche appassionato dei movimenti del ‘900; lei ugualmente di cultura e formazione umanistica e amante della poesia e della letteratura italiane, (di madre sarda) è stata ispirata dalle origini toscane del padre. Una donna incline all’arte classica, in particolare di Alta Epoca, si è dedicata maggiormente alle tracce profonde della memoria lontana della Sardegna. Insieme abbiamo dato corso alla raccolta sistematica e ragionata di opere ed oggetti che rappresentassero in qualche modo l’evoluzione della cultura della Sardegna verso la “modernità”, sulla spinta delle avanguardie che all’inizio del secolo scorso hanno coinvolto anche l’isola. Sul filo dell’esperienza costumbrista di due pittori spagnoli, Eduardo Chicharro Agüera ed Antonio Ortiz Echagüe, arrivati in Sardegna nei primi anni del ‘900, ed intorno alle attività dei grandi artisti sardi, pittori, ceramisti, scultori, artigiani che si andavano affermando nell’isola di allora, si aprivano all’innovazione altre interessanti alternative, stimolando e indirizzando non solo pittori ma anche intellettuali e artigiani. Insieme, io e Anna Pia, abbiamo colto questa esplosione di passioni che ha permesso di sviluppare in maniera organica e colta tutti i settori produttivi artistici e artigianali delle Sardegna.

La lezione dei pittori spagnoli viene compresa dai giovani artisti sardi. Tra questi quelli a cui la Nuova dedica queste interessanti monografie: Ballero, Biasi, Ciusa, Figari, Floris e Delitala.

STRADE IN EVOLUZIONE. L’evoluzione dell’arte sarda, raccontata dai libri della Nuova, prosegue per altre strade con Dessy, fino agli sviluppi più aggiornati di Fancello e Manca e le innovative esplorazioni nelle arti applicate di Melkiorre Melis ed Edina Altara. Percorsi che iniziano con questi artisti ma che si affermano, in seguito, a livello internazionale con personalità di primo piano come Costantino Nivola e Maria Lai.

LA LEZIONE SPAGNOLA. Tutti questi artisti interpretano in qualche modo la lezione di Costumbres ma la adattano alla realtà sarda in un momento favorevole perché l’isola andava staccandosi faticosamente dalle sue profonde arcaiche culture, con la consapevolezza che si consolidava sempre più in quegli artisti colti, borghesi, informati e aggiornati, che la Sardegna si dovesse aprire quanto più possibile alle innovazioni, ma con il proposito di conservare e valorizzare per quanto possibile le molteplici identità dell’isola. Insomma, l’innovazione verso la modernità, nel segno dell’identità della Sardegna. È questo lo scenario al quale fa riferimento la “Collezione De Montis”, che conserva diverse opere degli artisti proposti nelle monografie della Nuova Sardegna, il cui insieme di contenuti cresce nel tempo, in maniera ragionata, spaziando in tutti i diversi comparti dell’arte e dell’artigianato artistico sardo, sviluppandosi e documentando in particolare tutta la prima metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, estendendosi anche ad altri versanti, ma con ragionata prudenza e discrezione sino alla fine del ‘900. Molto importante e decisivo per questa esperienza è stato il fortunato quanto casuale mio incontro a Nuoro, nei primi anni Ottanta, con due giovani intraprendenti e geniali, Sebastiano Congiu e Vanna Fois, che iniziavano allora il loro percorso comune, che li porterà a fondare la casa editrice Ilisso, che contribuirà come nessuno alla diffusione dell’arte e della cultura della Sardegna. L’incontro sarà determinante e decisivo per tutti, perché tra noi si instaurerà un sodalizio felice che porterà a scambi culturali continui. In tal modo, la “Collezione De Montis” si consolida e si affina, ed Ilisso inizia il suo felice cammino raggiungendo in breve tempo risultati di grande livello. Il “collezionismo” assume così per me e per Anna Pia i contorni di una esigenza universale all’interno di un concetto univoco: la vera grande unica Bellezza della Sardegna! E ciò sino a pensare e ad osare di poter collezionare tutto il possibile: pittura, ceramica, scultura, costumi, gioielli, arredi, cestini, tessuti, mobili, maschere, corni. Queste istanze, tutte evidenti e rappresentate nell Collezione, si intrecciano e trovano la sintesi nelle nostre due anime complementari e diverse, che pur perseguendo inizialmente percorsi autonomi e differenti, riversano le loro esperienze in un tracciato-canovaccio comune che evolve e dà corpo ai contenuti generali finali della “raccolta”.

RISVEGLIARE LA CULTURA. In sintesi, il Novecento sardo come ricerca tra innovazione e amore per le radici e l’identità della Sardegna, tra esotismo, magia e racconto antropologico, tra tradizione e modernità! Spero che questa iniziativa della Nuova sia utile per risvegliare Sassari (città da troppo tempo sonnolenta) e l’isola intera, e che diventi un segnale forte per il recupero degli spazi espositivi chiusi da tempo, come il padiglione dell’Artigianato progettato da Ubaldo Badas, l’archivolto del Carmine da tempo destinato ad accogliere la collezione Biasi, il Masedu, tutti spazi non utilizzati e da tempo perduti per la cultura della Sardegna.

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