La Nuova Sardegna

Corpi in movimento nelle atmosfere dantesche

di Pasquale Porcu
Corpi in movimento nelle atmosfere dantesche

Grande successo a Sassari per lo spettacolo “Carmina Burana” del Ballet du Grand Théâtre de Genève

15 febbraio 2020
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SASSARI. Che forza, che energia, che emozione quei 22 danzatori sulla scena del “Carmina Burana” del Ballet du Grand Théâtre de Genève con le coreografie di Claude Brumachon. Lo spettacolo è andato in scena l’altra sera al Teatro Comunale di Sassari per la stagione della Danza della Cedac. Oggi alle 21 e domani alle 18 verrà replicato all’Auditorium del Conservatorio di Cagliari .

Al ritmo delle musiche di Carl Orff si muovono, nella penombra, misteriosi personaggi che ti riportano a scene che, di volta in volta, ti ricordano le atmosfere dantesche descritte da Albrecht Dürer, Michelangelo e l'ipnotico Hieronymus Bosch del “Giardino delle Delizie”. Altre vole ti vengono alla mente le immagini cupe di Francis Bacon e perfino di un drammatico e convulso videogioco.

Figure, alcune con bellissimi costumi, emergono dal sottosuolo e come in un incubo si agitano febbrilmente, anime perse in cerca di una redenzione. Tra di loro anche sei creature femminili: Venere, dea dell’amore e della bellezza, Flora, divinità dei fiori e dei giardini, Febe, sorella di Apollo, divinità della luna, Ecuba, moglie di Priamo, primo re di Troia. E Filomela che si trasformerà in usignolo. «Sono le immagini di un maremoto, di un dramma umano ispirato da un testo eminentemente politico, che, pur scritto nel Medioevo e malgrado la nostra lacunosa memoria, fa ancora parlare di sé nel XXI secolo», ha spiegato il coreografo Claude Brumachon, a lungo in attività a Nantes e ora a Limoges, con esperienze in diversi continenti dall'Africa all'America Latina insieme al suo complice Benjamin Lamarche che firma anche “Carmina Burana”.La lettura del coreografo francese si traduce in una elegante partitura di geometrica perfezione coreografica nella quale i corpi si muovono aggregandosi e sparpagliandosi in una sorta di trance. Il mondo sembra sull'orlo di un precipizio. Oppure il “maremoto”, come dice il coreografo, è già avvenuto. La natura umana, le sofferenze, i desideri sono variabili ingovernabili come se quelle figure vivessero in un delirio mistico. O in un sogno nel quale vorresti gridare ma dalla bocca non ti esce un suono, una parola. Una apocalisse che forse darà luogo a un nuovo mondo, quello che verrà. Forse, dopo una resurrezione. Unico labile conforto la presenza delle sei dee che rendono il mito ancora possibile per gli umani. Figure sospese, queste ultime, a metà tra l'Inferno e il Purgatorio, tra il divino e l'umano, tra il corpo e lo spirito. Alle prese con una sensualità e dei sentimenti che accendono la vita sulla terra e, al contempo, ne denunciano la caducità.

A dare ritmo e sacralità alle bellissime coreografiche le note di Orff che già dalla splendida overture “O Fortuna” conferiscono ai Carmina quel fascino che le rendono un capolavoro ancora attuale e intrigante. Canti nati e trasformati dai “clerici vagantes” tra i secoli XI e XIII ma che con le coreografie di Brumachon hanno il potere di portare alla luce le inquietutudini e le fragilità degli esseri umani. Anche nel nostro tempo.

Alla fine dello spettacolo il pubblico, numerosissimo, ha tributato agli interpreti di “Carmina Burana” lunghi e calorosi applausi, giusto riconoscimento per uno spettacolo coinvolgente e di buona fattura.



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