La Nuova Sardegna

Nello sguardo di Dessy amore e curiosità per la cultura dell'isola

Nello sguardo di Dessy amore e curiosità per la cultura dell'isola

Da venerdì in edicola il volume curato da Marco Magnani su uno dei protagonisti del primo Novecento in Sardegna

25 febbraio 2020
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SASSARI . Venerdì 28 arriva in edicola con la Nuova (a 7,60 euro oltre il prezzo del quotidiano) il quinto volume della collana “Maestri dell’arte sarda”, dedicato a Stanis Dessy e curato da Marco Magnani. Pittore, incisore, scultore, illustratore, caricaturista, disegnatore di ceramiche e di mobili, Stanis Dessy ha toccato svariati campi, nel corso di una carriera, durata oltre sessant’anni, che lo ha visto assumere un ruolo di protagonista nell’arte sarda del primo ’900.

Lavoratore instancabile, ha fatto della fedeltà al “mestiere” il perno della propria attività; un mestiere inteso nel senso più nobile del termine, non come pura manualità artigiana, ma come esercizio rigoroso e attento della tecnica, svolto nel rispetto delle regole dell’arte. La tecnica, si sa, non basta a fare un artista; ma nel caso di Dessy la dedizione al lavoro, la ricerca della pulizia nell’esecuzione e della precisione d’occhio e di mano si sono rivelati funzionali a esprimere una visione artistica personale. Amore e curiosità per tutti gli aspetti del mondo visibile, osservati con uno sguardo distaccato, limpido e oggettivo: si potrebbe riassumere così, in poche parole, il senso della sua pluridecennale ricerca.

Se questi caratteri rappresentano delle costanti nella sua opera, non si deve però credere che questa non abbia conosciuto uno sviluppo nel corso degli anni; il percorso di Dessy, estremamente coerente nei suoi dati di fondo, registra una svolta decisa all’altezza dei primi anni Trenta, tanto che è possibile parlare di due Dessy, il gelido, aggressivo e affascinante pittore del periodo giovanile e quello più composto, equilibrato e sereno della maturità. E’ nel ritratto che più pienamente emergono le qualità di Stanis Dessy.

E il modello preferito è, almeno fino alla metà degli anni Venti, l’autore stesso: sono autoritratti alcune delle opere più interessanti del momento. Lucidi e taglienti, questi quadri non aspirano all’introspezione psicologica, non pretendono di aprire uno spiraglio sull’interiorità del pittore; si limitano a consegnarcene i tratti, a trasmetterci il senso di una presenza fissata con implacabile esattezza. Non destinati all’esposizione, rappresentano per lui un modo per definire la propria identità sul piano professionale, oltre che umano; non si dimentichi che nella Sardegna del primo ’900 quella dell’artista era una figura sociale di recente costituzione, dai tratti ancora fluttuanti.

Gli autoritratti degli anni Venti segnano altrettante tappe nella costruzione di un’immagine pubblica che l’autore sente il bisogno di verificare per sé attraverso la pittura, prima di proporla all’esterno: quella di un giovane serio, determinato e ambizioso, capace di perseguire tenacemente gli obiettivi che si è prefisso. (red.c.)

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