La Nuova Sardegna

Salvatore Fancello, meteora della cultura italiana del Novecento

Salvatore Fancello, meteora della cultura italiana del Novecento

Venerdì in edicola con La Nuova Sardegna il volume sullo scultore ceramista di Dorgali morto in guerra a 25 anni

10 marzo 2020
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SASSARI. «Un’artista passato come una meteora nei cieli della cultura italiana del Novecento», così Alberto Crespi definisce Salvatore Fancello, lo scultore ceramista di Dorgali al quale è dedicato il settimo volume della collana “Maestri dell’arte sarda”, in edicola con La Nuova Sardegna da venerdì prossimo, 13 marzo, a 7,60 euro oltre il prezzo del quotidiano. Crespi è l’autore della monografia sull’artista dorgalese: «La sua personalità – scrive – ha avuto pochi eguali nel concentrare in una brevissima stagione un percorso creativo di straordinaria intensità e coerenza. La sua ricerca è stata interrotta dalla morte in guerra nel 1941. Fancello non aveva ancora compiuto venticinque anni».

Una storia luminosa e tragica, quella di Fancello, nato nel 1916. Sin dall'infanzia rivelò un talento naturale per il disegno e la forma plastica. Nel 1929 venne assunto per un anno come apprendista nella bottega artigiana di Ciriaco Piras, artigiano-artista allievo di Francesco Ciusa. L’anno dopo vince una borsa di studio per l'Istituto superiore per le industrie artistiche di Monza (Isia) e parte insieme al diciottenne Giovanni Pintori. Iscritto nella sezione ceramica, Salvatore Fancello rivelò subito capacità espressive personali che mostrarono l'importanza della sua prima formazione avvenuta a Dorgali. Dopo essersi diplomato nell'anno scolastico 1933-1934, rientrò in estate in Sardegna e organizzò in un locale del centro di Nuoro – insieme con i suoi amici Pintori e Costantino Nivola, conosciuto all'istituto di Monza nel 1931 – una mostra che non ottenne il successo sperato, evento che li dissuase dal proseguire la loro attività in Sardegna. Nel 1936 partecipò alla VI Triennale di Milano, dove espose, fra l'altro, i Segni dello Zodiaco (con cui fu premiato), terrecotte dentro coppe smaltate di azzurro. Nell'ottobre 1937 partecipò a Roma alla Mostra tessile nazionale, ma due mesi più tardi fu chiamato al servizio di leva. A gennaio 1939 Fancello venne richiamato sotto le armi.

Le licenze gli permisero di partecipare alla VII Triennale di Milano per conto della Olivetti, ottenendo il diploma d'onore per il settore ceramico, e di realizzare per incarico del Comune alcuni lavori in ceramica per l'università Bocconi. Nel gennaio del 1941 Fancello raggiunse il suo reggimento; il 12 marzo, non ancora venticinquenne, morì a Bregu Rapit, in Albania. Gli venne conferita una medaglia d'argento al valor militare. Al volume di Crespi su Fancello seguiranno quelli su Melkiorre Melis, di Antonello Cuccu; Mauro Manca, di Gianni Murtas; Edina Altara, di Giuliana Altea. Sono già usciti i libri su Giuseppe Biasi, Filippo Figari, Carmelo Floris, Mario Delitala, Stanis Dessy e Antonio Ballero. Un viaggio nei colori e nell’arte dei pittori dell’isola che non deve mancare nelle case dei sardi. (red.cult.)

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