La Nuova Sardegna

Il genio rimasto nell’ombra di Edina Altara

di GIULIANA ALTEA
Il genio rimasto nell’ombra di Edina Altara

Venerdì 3 in edicola con La Nuova l’ultima monografia della collana. Un talento femminile straordinario e multiforme

01 aprile 2020
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La vicenda di Edina Altara costituisce un episodio laterale ma affascinante nel quadro delle arti applicate italiane del Novecento: illustratrice, pittrice, creatrice di oggetti, di arredi, di ambienti, la sua opera germoglia dal mondo della quotidianità femminile e domestica, trovando nella decorazione il proprio ambito privilegiato e nella casa la sfera ideale in cui manifestarsi. Autodidatta in campo artistico (la sua educazione e quella delle sorelle, non era andata oltre la scuola normale), Altara coltiva sin dall’infanzia una manualità duttile e sensibile, che la porta a preferire ai giocattoli tradizionali la carta ritagliata, i colori, gli scampoli di stoffa, di cui fa materia per piccole e ingegnose invenzioni, figure, oggetti, racconti.

La passione spontanea per l’ornamento si intreccia in lei alla predilezione colta per l’artigianato barocco e rococò, per le «buone cose di pessimo gusto» del non lontano Ottocento, la pratica casalinga del bricolage si accompagna alla dimestichezza con le forme del design contemporaneo. Col tempo, questi elementi daranno vita a un mélange singolare, bizzarro e inconfondibile, in cui si specchia con seducente precisione l’aria dei tempi: un “gusto totale” che impronta di sé ogni aspetto del vivere quotidiano, e che Edina condivide con le sorelle Lavinia e Iride. Queste approdano all’arte negli anni della maturità, sbocciando in un’aggraziata fioritura tardiva che le porta momentaneamente a deviare da un destino altrimenti tranquillo di spose e madri borghesi; la scelta creativa di Edina è invece una scelta di vita, pagata da ultimo con la solitudine e l’incertezza economica, secondo un copione fin troppo spesso ricorrente nelle biografie delle artiste del Novecento.

Benché il precoce debutto, seguito con attenzione dalla critica, fosse parso per un attimo destinarla a un ruolo di primo piano, la sua carriera doveva svolgersi in sordina, dapprima al fianco e nella scia del marito, l’illustratore Vittorio Accornero, quindi all’ombra di un protagonista dell’architettura e del design come Gio Ponti. Il rapporto e la collaborazione con Ponti segnano profondamente l’opera di Edina a partire dalla fine degli anni Quaranta, quando accanto al lavoro di illustratrice viene acquistando maggior peso quello di pittrice e decoratrice.Nello stesso periodo comincia l’attività di Lavinia e di Iride nelle arti applicate, anche questa prontamente segnalata da Ponti sulle pagine della sua rivista Domus.

Malgrado la tangenza con ambienti di spicco del designitaliano, l’opera delle Altara è restata finora ai margini della storia dell’arte: questa ha registrato a malapena l’esistenza della giovane autrice.

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