La Nuova Sardegna

Fiabe di Sardegna, la nuova collana: «E vissero felici e contenti, quel finale che ci rassicura»

di MANOLO CATTARI *
Fiabe di Sardegna, la nuova collana: «E vissero felici e contenti, quel finale che ci rassicura»

Gli infiniti motivi perché le storie con streghe e fate vanno lette e non raccontate. Lo psicologo: l’iniziativa della Nuova quanto mai puntuale nel momento storico

09 aprile 2020
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Le fiabe vanno lette. Non raccontate o ricordate, vanno lette. In questo modo accompagnano i bambini in un mondo raffigurato di sfide, intrighi, draghi e personaggi disposti ad aiutare il protagonista.

Le fiabe vanno lette. Perché solo così diventano ripetitive e prevedibili fino a diventare rassicuranti. Stesse parole, stessi disegni, stesse pause in cui girare la pagina. Vanno lette una, nessuna e centomila volte, a seconda del periodo e di come è andata la giornata. A seconda se si sta facendo il riposo pomeridiano, quello notturno, se sta arrivando un fratellino, se bisogna togliere il ciuccio, se bisogna conquistare un castello o vincere una paura.

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Le fiabe vanno lette, perché vivono di un loro ritmo che descrive il tempo del mondo. A volte come le giornate che non finiscono mai, sono piene di frasi lunghissime senza nessuna punteggiatura che non si sa neanche quando sarebbe più opportuno poter dedicarsi un attimo giusto per prendere fiato e respirare senza rischiare di perdere il senso di ciò che si legge. Altre volte no. Sono ricche di frasi brevi. Come lo sono le notizie importanti e le giornate da ricordare. Essenziali come un “no”. Dolci come un “sì”.

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Le fiabe vanno lette, perché stimolano la fantasia e mettono in scena attraverso l’immaginazione le emozioni che il bambino vive. Raccontano con un linguaggio fatto di immagini più naturale e semplice di quello di tutti i giorni, troppo razionale e inadatto ad esprimere tutte le sfumature che si provano con le emozioni. La fiaba contatta i sentimenti più profondi, dà loro voce, amplificazione e risonanza. Racconta le paure, le fragilità e la prevedibilità delle sue parole rende tutto ciò affrontabile. Perciò i più piccoli possono esprimere il desiderio di leggere più volte la stessa fiaba. Fino a consumare le pagine a furia di rigirarle. Fino a dargli l’illusione di leggerle da soli, anche a 3 anni.

Vanno lette, perché “C’era una volta” all’inizio e “e vissero tutti felici contenti” in chiusura sono due parentesi che creano al loro interno uno spazio di permesso interiore. In cui l’emozione è vissuta intensamente, per la garanzia che ciò che si sta per leggere non è mai realmente accaduto o potrà accadere. Perciò temi come l’abbandono, la morte, l’amore, il dolore, il lutto sono rappresentati e agiti nella mente dei bambini con “leggerezza”. Tra il “C’era una volta” e il “felice e contenti” tutti i desideri possono realizzarsi, perfino quelli più strani o proibiti, valorizzando nel lettore ciò che prova. Le fiabe insegnano che non è mai sbagliato ciò che si prova, e che immaginare delle cose, per quanto brutte, non vuol dire necessariamente compierle.

Le fiabe vanno lette, perché insegnano i legami sociali. Li descrive nella loro complessità e nella loro evoluzione. Rapporti con genitori, fratelli, spose e mariti. Legami che nascono, si rompono, confliggono e si ritrovano. Con un’esperienza che non è mai banale e valorizza la bellezza e la complessità delle relazioni umane. Con una dolcezza che non è mai stucchevole e con un dolore che è mai disperante.

Vanno lette, perché insegnano ciò che è il bene e ciò che è il male. Perché insegnano chi sono i “buoni” e chi sono i “cattivi”. E che nella realtà, a legger bene e a leggerne tante, si scopre che le persone cattive non esistono, esistono persone che fanno cose cattive.

Vanno lette, perché raccontano la diversità come un valore. D’altronde chi non si è mai sentito brutto e fuori luogo. O arrabbiato quanto un drago pronto a bruciare il nemico. O tradito, impaurito, intrappolato, detronizzato, innamorato, ferito, perso, solo… A leggere bene e a leggerne tante si scopre che l’altro non esiste.

Vanno lette da bambini, perché sono simboliche. Concettualizzano i grandi temi evolutivi ed esistenziali: l’abbandono, la separazione, il ritrovamento, il conflitto. Permettendo al bambino di vivere gli stati d’animo connessi per poterli maneggiare, modificare, modellare e comunicare. Vanno lette ai bambini, perché creano uno spazio diadico unico tra chi legge e chi ascolta. L’adulto, che legge la fiaba al bambino, si sintonizza con lui. Lo accompagna nel processo di esplorazione con cui oggi da significato alla storia, domani al mondo. Costruendo un rapporto di vicinanza e di piena disponibilità. Rinforzando quella relazione intensa e supportante che rappresenta lo strumento indispensabile per sconfiggere qualsiasi drago o fattucchiera che il bambino incontrerà nel suo viaggio di crescita. Così la voce narrante di chi racconta, nel leggere la fiaba, cambia e si modula per offrire una migliore comprensione dell’altro e dei suoi stati d’animo. Trasformandosi nella mente di chi ascolta in una voce narrante saggia e profonda che darà voce e sosterrà le sfide che la persona incontrerà ricordandogli che: “Tutto andrà bene”.

Le fiabe vanno lette da adulti, perché hanno il potere di far regredire a un tempo intimo, caldo e piacevole, in cui non viene disattesa la speranza che un filtro magico, una fata o un mago sia disponibile ad aiutare l’eroe. A non lasciarlo solo ad affrontare draghi, orchi o cartelle di Equitalia. E non c’è bisogno di dover convincere i propri figli alla lettura. Si possono leggere anche da soli senza doversi raccontare di leggerle a un bambino.

La collana che la Nuova Sardegna propone arriva in un momento storico quanto mai puntuale. Perché in questi giorni di quarantena e isolamento è cambiata la nostra percezione del tempo. Si è dilatata mettendoci di fronte alla nostra capacità di definire le nostre reali priorità. La nostra capacità di capire su cosa e con chi vale realmente la pena investire il nostro tempo. Quando un adulto si dedica alla lettura di una fiaba col proprio bambino sta creando uno spazio di condivisione di grandissimo valore educativo: è un tempo di qualità, di ascolto e cura dell’altro. Perché tra il “C’era una volta il corona virus” e il “vissero felici e contenti” anche i bambini hanno bisogno di dar voce alle fantasie più nascoste, ascoltati da qualcuno che è lì per loro. Tra guai economici, medici e politici dobbiamo stare molto attenti a non dimenticarci proprio di loro. Come al solito.

Insomma in qualsiasi momento storico e a qualsiasi età le fiabe vanno lette, perché sono un concentrato di ciò che eravamo, siamo e saremo. Ci ricordano che in fondo c’è sempre un buon motivo per cui vale la pena lottare e cercare di ambire a vivere “felici e contenti”.

* Psicologo/psicoterapeuta

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