La Nuova Sardegna

«Deus ti salvet Maria per poter stare vicino alla mia gente»

di Gianni Bazzoni
«Deus ti salvet Maria per poter stare vicino alla mia gente»

Il tenore Francesco Demuro nella basilica di San Gavino Da solo sull’altare ha intonato l’inno religioso in sardo

14 aprile 2020
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PORTO TORRES. «Un canto di preghiera, è quello che sentivo di fare in questo momento così delicato. E quando ho percorso il tratto dall’altare fino all’altra abside dove si trovano le statue dei Martiri Gavino, Proto e Gianuario e ho intonato l’ultima strofa ho provato una emozione fortissima, indescrivibile. Come se avessi attraversato un luogo unico, straordinario. Una situazione da lacrime».

Il tenore di Porto Torres Francesco Demuro ha voluto fare un dono alla sua città e alla Sardegna e il giorno di Pasqua si è presentato nella basilica di San Gavino e a conclusione della messa del mattino celebrata dal parroco don Mario Tanca ha intonato una struggente Deus ti salvet Maria. Una esibizione senza pubblico presente ma che - poco dopo - è arrivata nelle case di migliaia di persone grazie al video realizzato da Mauro Fancello.

«Avevo parecchie richieste per una esibizione nella giornata di Pasqua – racconta Francesco Demuro – ma in realtà non avevo intenzione di fare niente. Non mi andava, non volevo che la gente pensasse che volessi mettermi in mostra e in una fase così delicata sto cercando di apparire il meno possibile. Sto a casa con la mia famiglia, come le persone comuni, riscopro tante cose e rifletto sulle difficoltà quotidiane e sul futuro. Poi la telefonata di don Mario, la sua semplicità e il fatto di cantare nella chiesa dei Martiri Turritani ai quali sono fortemente legato, mi hanno spinto a fare quel canto di preghiera».

Abito scuro, pochi passi fino al leggìo davanti all’altare. Le prime note dell’organo e poi quella voce potente che ha riempito tutti gli ambienti della maestosa basilica che - nel vuoto e nel silenzio - sembra avere riscoperto una acustica mai apprezzata prima.

«Mi avevano chiesto di andare alla basilica di Bonaria a Cagliari – ha detto ancora Francesco Demuro – ma devo dire che non ho avuto alcuna esitazione a scegliere dove stare. Non per togliere niente ad altri, ma io ho voluto fare un canto di preghiera e di speranza per la mia gente. Una atmosfera surreale, una cosa unica e forse si è anche capito dall’interpretazione».

Fermo da oltre un mese per via di tutti gli appuntamenti artistici cancellati nei più importanti teatri del mondo, Francesco Demuro ha seguito l’evoluzione dell’emergenza dalla sua casa a Porto Torres. L’Ave Maria in sardo l’aveva intonata dal balcone quando c’era stato l’invito generale a proporre qualcosa per trasmettere una carica positiva e regalare speranza. E quella sera, nella penombra la sua voce aveva raggiunto le abitazioni della zona di Balai.

Ma la domenica di Pasqua, a San Gavino, è stato diverso.

«Noi cantanti lirici siamo come gli atleti, abbiamo necessità di allenamento, di essere sempre preparati. Da un mese non faccio più niente, un po’ per la mancanza della giusta carica psicologica e un po’ perchè l’attesa, questa situazione che tiene tutti sospesi a un filo, non mi hanno ispirato. Però ho voluto cantare lo stesso, e l’ho fatto con passione, anche con forza. Tanto che oggi ho ancora dolori al collo, perchè l’interpretazione è stata vera, autentica, ho dato tutto me stesso».

Parla dei ragazzi, dei giovani, Francesco Demuro. «Stanno soffrendo in silenzio – dice – e hanno dato una straordinaria dimostrazione di maturità. Stanno rinchiusi da più di un mese, hanno modificato il loro modo di vivere, hanno accettato restrizioni e regole e guardano avanti con fiducia. Per loro abbiamo l’obbligo e il dovere di essere migliori, responsabili, pronti a ripartire quando sarà il momento».

Poi uno sguardo al suo lavoro. «Ci sono colleghi molto preoccupati – dice ancora Demuro – perchè il mondo dell’opera è fatto di tanta gente che lavora. Non è un Eldorado, certo guadagnamo bene, ma se non lavori per lunghi periodi diventa tutto complicato. Io finora ho avuto la fortuna di lavorare sempre, sono tra i tenori più richiesti al mondo, ma c’è gente che è già in difficoltà. La stagione della lirica potrebbe ripartire a dicembre - così dicono - anche se non ci sono certezze. Niente sarà come prima e dovremo abituarci ai cambiamenti. Io canto per trasmettere energia, emozioni, il contatto con il pubblico è essenziale. Chi ti ascolta ha bisogno di vedere i tuoi gesti, il tuo volto, è una realtà in evoluzione. La teoria è poca cosa e pensare di rinchiudere tutto in una scatola è impensabile».

Tante date in calendario, una lunga lista di appuntamenti sospesi e da recuperare. Nessuno sa dire come e quando Francesco Demuro e le altre star della lirica potranno tornare sui palchi, davanti al pubblico che si alza in piedi e applaude.

«É un rapporto che mi manca, ma sono consapevole che questo è il momento per non fare ragionamenti personali. Nessuno deve agire da egoista. Non sono tra quelli che credono che tutti ne usciremo migliori. Però tanta gente verrà restituita alla vita di tutti i giorni con una carica di altruismo, generosità e solidarietà. Poi i cretini, spero pochi, ci saranno sempre e resteranno tali. Ma io che sono uno abituato alle sfide, dico che saremo all’altezza e faremo ancora la differenza».

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