La Nuova Sardegna

Mascherine: un problema per gli allergici? No, uno scudo contro i pollini

di Paolo Coretti
Mascherine: un problema per gli allergici? No, uno scudo contro i pollini

I dispositivi contro il coronavirus non ostacolano la corretta respirazione. Il materiale delle chirurgiche impedisce il passaggio dei corpuscoli

07 maggio 2020
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Per chi soffre di asma e allergie l’Aaiito (Associazione allergologi immunologi territoriali e ospedalieri) sfata i dubbi più frequenti per i malati respiratori che devono, anche loro, indossare la mascherina nella Fase 2 del contenimento dei contagi da Covid-19. «Per le persone che soffrono di allergie respiratorie – dice Riccardo Asero, presidente dell’Aaiito – questa tanto attesa boccata d’aria cade proprio nella stagione dei pollini e del “respiro corto” e sta generando ansia per la necessità di adottare i dispositivi di protezione individuale».

«Indossare la mascherina non comporta alcun rischio aggiuntivo di aumentare le difficoltà respiratorie nelle persone con allergie respiratorie» prosegue Asero, sottolineando come sia «assolutamente raccomandato sia per i bambini sia per gli adulti allergici o asmatici in terapia di mantenimento per allergie il rispetto e l’assunzione in modo scrupoloso delle terapie prescritte del proprio specialista di riferimento. Le terapie non vanno interrotte a causa dei timori di Covid-19».

Per gli allergologi dell’Aaiito, «la mascherina può effettivamente provocare una sensazione psicologica di “fatica a respirare”, ma non peggiora in alcun modo la situazione bronchiale del paziente. Al contrario, la mascherina può diventare un fattore protettivo contribuendo a filtrare almeno in parte i granuli pollinici che in questa stagione iniziano ad essere aerodispersi dalle piante in fioritura».

La dimensione dei pollini delle spore fungine è compresa tra 1 e 15 micron (100/1000 volte più grandi del coronavirus, collocato tra 0,6 e 0,14 micron).

Dunque, secondo Asero, è «evidente che il filtro delle mascherine può contribuire ad abbattere la concentrazione inalabile di queste particelle aerobiologiche consentendo una importante riduzione della sintomatologia allergica». Ma quale mascherina può usare un malato respiratorio? «Il paziente asmatico e allergico non necessita di mascherine particolari (Fp2, Fp3) – dice il presidente Aaiito –, può utilizzare una normale mascherina chirurgica certificata».

E se un paziente allergico vuole uscire di casa, non esiste «alcuna particolare raccomandazione, a meno che la situazione respiratoria non peggiori drasticamente uscendo all’aperto. In tal caso il suggerimento è quello di restare presso il proprio domicilio, limitando le uscite al minimo».

Un altro tema molto dibattuto: i sintomi delle allergie stagionali potrebbero essere scambiati in molti casi per quelli del coronavirus. Alcune piccole differenze però, avverte Greg Poland, direttore del Mayo Clinic’s Vaccine Research Group, possono aiutare a capire se è il caso di preoccuparsi, a partire dalla febbre, che molto raramente si presenta nelle reazioni allergiche.

«La questione con le allergie stagionali è che colpiscono il naso e gli occhi – spiega l’esperto –. Tendono ad essere nasali, e la maggior parte dei sintomi è localizzata nella testa, a meno che non si abbia uno sfogo cutaneo. Il coronavirus, come anche l’influenza, sono più sistemici, colpiscono tutto il corpo o almeno diversi dei suoi organi». Il coronavirus e l’influenza, aggiunge Poland, colpiscono le basse vie respiratorie. «Probabilmente non si avrà il naso che cola, ma si potrebbe sentire la gola infiammata, tosse, febbre e respiro corto. Bisogna prestare attenzione alla temperatura, è molto improbabile che le allergie diano febbre. Di solito non causano neanche respiro corto, a meno che non si abbia una condizione preesistente come l’asma».

Sfortunatamente, conclude l’esperto, in fase iniziale i sintomi delle tre malattie possono comunque essere confusi generando ansia ma anche sottovalutazioni. «Ecco perché bisogna fare attenzione a vedere se i sintomi persistono, soprattutto se si è in un gruppo a rischio».

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