La Nuova Sardegna

Era di Santu Lussurgiu l'inventore del dado Star

Luca Urgu
Giovanni Mimiu Nughes
Giovanni Mimiu Nughes

La straordinaria storia di un brillante dottore in Farmacia che portò una rivoluzione in cucina

01 luglio 2020
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Una vita da star sempre inseguendo la buona stella. Dietro al successo planetario del Brodo star c'è la firma di Giovanni Mimiu Nughes, un omone nato e cresciuto nella sua Santu Lussurgiu. Grazie alla sua inventiva, Nughes era un chimico di talento, si deve la formula di quel prodotto che ebbe un successo commerciale incredibile nell'Italia del dopoguerra, ma anche di tante altre nel settore alimentare entrate in tutte le case degli italiani ma non solo (sughi, cibi pronti, the, infusi etc).

La storia di Mimiu Nughes sembra esser venuta fuori da un libro, o meglio un libro sulle vicende epiche della sua vita si potrebbe davvero scrivere su questo capitano di impresa partito (figlio unico e orfano di padre) giovanissimo dal Montiferru alla volta di Genova dove studiò e si laureò in Farmacia diventando dottore in chimica. A raccontare alcuni significativi particolari della sua avventurosa e avvincente esistenza è Dario Garesio, il nipote di Nughes che visse con i nonni (la nonna si chiamava Liana Federigi di Genova) per diversi anni istaurando con loro un rapporto bellissimo: «Gli inizi furono più che complicati veramente molto difficili. Insieme lui e mia nonna soffrirono addirittura la fame". «Un giorno - racconta Garesio - erano così disperati per la loro precaria situazione finanziaria che si recarono da un amico per chiedergli un prestito, ma questi gli offrì un caffè e quindi non ebbero il coraggio di dire più nulla. Più tardi mio nonno aprì a Genova con grossi sacrifici un laboratorio dove produceva farmaci che durante il periodo fascista incominciò a vendere anche alle forze armate». Appena finito il conflitto mondiale Giovanni Nughes con la famiglia si trasferì a Rebecco sul Naviglio, dove aprì una piccola fabbrica di medicinali che non andò come sperava. Dovette così chiudere, ma quel periodo va ricordato perché in quel locale nacque il primo dado, dopo innumerevoli prove e studi.

«I primi dadi venivano confezionati anche da mia mamma, ancora piccola, e venduti nel circondario», ricorda Garesio. Ma la vera svolta, che cambiò i destini di Nughes fu l'incontro con Regolo Fossati di Monza, un signorotto brianzolo benestante che allora si curava della distribuzione di prodotti alimentari. Visto il successo che aveva il dado decisero di aprire in società una piccola fabbrica di dadi a Muggiò, paesino vicino a Monza, e la chiamarono Star in onore della moglie del signor Regolo che si chiamava Stella. Giovanni Nughes con i primi soldi guadagnati, si trasferì con tutta la famiglia a Monza, dove comprò una villetta nella zona del parco. Villetta che dopo pochi anni fece demolire. Acquistò i terreni intorno e vi costruì un palazzo di 7 piani con 45 abitazioni, il primo in quella zona e sicuramente all'avanguardia per quei tempi. Visse lì all'ultimo piano fino alla morte, avvenuta all'età di 66 anni.

Il successo del dado Star era enorme e la richiesta del mercato continuava a crescere vertiginosamente, tanto che si dovette decidere l'apertura di un grande stabilimento ad Agrate Brianza. A quel punto, il lussurgese Nughes, non potendo seguire un investimento così grande, cedette le sue quote, che vennero tramutate in un contratto dove Star gli riconosceva una lira per ogni dado prodotto e venduto. Negli anni successivi, dal 1954 al 1974, fecero tutti una gran fortuna e la Star, sotto la capace guida del figlio di Regolo Fossati, Danilo, divenne una multinazionale. Tutti i prodotti che la società mise sul mercato negli anni successivi (dalla camomilla Sogni d'oro, prima camomilla solubile al mondo, alle innovative confezioni del caffè Suerte sotto vuoto, ai sughi pronti, agli infusi in busta come il the Star, l'avveniristico Cuoco mio), furono inventati, studiati e messi a punto proprio da Giovanni Nughes. Nomi noti agli italiani e ai sardi, molto di più di quello del suo inventore, che con la Sardegna aveva un rapporto bellissimo e intenso.

In quegli anni Giovanni Nughes viaggiò per il mondo. Andò, come si direbbe oggi, per business ovunque, come testimonia il suo passaporto con timbri dei consolati dai vari continenti (solo il racconto dei suoi viaggi meriterebbe un capitolo a parte). Missioni dal nord al sud America, all'Africa per comprare stabilimenti e aprirne di nuovi, per individuare terre da coltivare per le loro necessità di materie prime come pomodori e basilico, per stringere alleanze commerciali a nome e per conto di Star. «Io stesso stetti con lui e mia nonna per un mese a Barcellona quando avevo solo 9 anni. Lui era lì e stava aprendo lo stabilimento Starlux Spagna», ricorda il nipote che ha per il nonno parole di grande affetto e riconoscenza.

«Le vacanze di agosto le passava in Sardegna nella sua Santu Lussurgiu, dove anche io l'ho accompagnato diverse volte. La sua casa era nel centro del paese nella piazza della vecchia chiesa. Lì rivedeva gli amici e passava le giornate con loro, riposandosi, organizzando banchetti in campagna a base di arrosti fumanti. Non mancavano mai nel suoi convivi maialetti, salsiccia, casizzolu, il tutto innaffiato da abbondanti dosi di Cannonau», racconta Dario Garesio.

Suoi grandi amici erano Francesco Cocco, il magistrato originario di Terralba, poi ucciso dalle Brigate Rosse, don Chicchino parroco di San Leonardo ed Enrico Rocca, presidente del Cagliari calcio dal 60 al 68. «In casa si vociferava che Mimio avesse dato una grande mano al suo amico Enrico per comprare Gigi Riva», racconta ancora il nipote, che ne esalta altruismo e volontà di riscatto per la sua terra anche in chiave sportiva. Giovanni Nughes, viene descritto da chi lo ha conosciuto come un uomo alto ed imponente, ma anche estremamente colto ed intelligente. «È stato tra i primi a far conoscere i prodotti alimentari tipici sardi in Lombardia», rimarca il nipote. «Era sempre molto generoso, ma in particolare verso chi veniva dalla Sardegna». Nella sua isola morì per un infarto durante una vacanza, nell'agosto del 1974, nel Grand Hotel di capo Boi a Villasimius, a soli 66 anni.

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