La Nuova Sardegna

“Gianni Schicchi”, quasi un cartoon

di Antonio Ligios
“Gianni Schicchi”, quasi un cartoon

L’opera di Giacomo Puccini ha chiuso a Sassari la stagione lirica del De Carolis

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SASSARI. Con Gianni Schicchi, ultimo episodio del Trittico di Giacomo Puccini, è calato il sipario sulla tormentata stagione lirica 2020 dell’Ente De Carolis, segnata quest’anno da condizioni produttive non facili, dal momento che la fruizione della maggior parte dei titoli – a causa delle restrizioni anti-Covid che costringono a tenere chiuse le porte dei teatri – è avvenuta attraverso la trasmissione in streaming. Un plauso dunque all’Ente che ha deciso di mantenere in programma e in versione scenica tutte le opere e le tre recite programmate per ogni produzione, per onorare i contratti stipulati con gli artisti e le maestranze e assecondare le aspettative del pubblico, che anche da casa ha dimostrato di apprezzare questo sforzo per niente scontato.

«Per guadagnar la donna de la torma, falsificare in sé Buoso Donati, testando e dando al testamento norma»: con queste parole Dante – nel canto XXX dell’Inferno – descrive l’impresa del fiorentino Gianni Schicchi, condannato come essere fraudolento, perché si finse Buoso Donati, appena morto, al fine di dettare un testamento a favore del nipote di Buoso, Simone Donati, e di assegnare a se stesso una bella giumenta del valore di duecento fiorini. Su questo soggetto, com’è noto, Giovacchino Forzano strutturò una esilarante e nel contempo amara farsa che il De Carolis ha riproposto in un nuovo allestimento progettato in collaborazione con l’Accademia Sironi, i cui studenti (sotto la guida dei docenti Dario Gessati, Oscar Solinas, Monia Mancusa e Luisella Pintus) hanno realizzato le bellissime scene dal sapore fumettistico, caratterizzate da tre elementi d’arredo di sovrabbondante formato, e i fantasiosi costumi costruiti quasi interamente in carta da pacchi con una complessa tecnica di piegatura usata anche in architettura e ingegneria aerospaziale.

La regia, affidata al sassarese Antonio Ligas, al debutto come regista d’opera, ha approfondito gli aspetti grotteschi e perfino infantili del comportamento dei personaggi, ma con grande equilibrio e senza forzature, puntando non soltanto sulla scontata caratterizzazione del protagonista. Sul podio il giovane direttore sassarese Leonardo Sini regala al pubblico una lettura fresca, dal ritmo narrativo serrato, attenta a valorizzare tutte le raffinatezze timbriche di cui è ricca la partitura. Sul palcoscenico domina il Gianni Schicchi di Lucio Gallo, inappuntabile per padronanza vocale e scenica del personaggio e per eleganza del fraseggio. Centrano i rispettivi ruoli sul piano della caratterizzazione vocale Sara Rossini (Lauretta), Giuseppe Infantino (Rinuccio) e Anna Maria Chiuri (Zita), e completano degnamento il cast William Hernández (Spinelloccio/Amantio) e una folta schiera di interpreti nostrani.

Come già per gli altri due episodi del Trittico pucciniano, l’opera è stata preceduta da un breve ‘preludio’ musicale: “Dulche terra mia”, di Antonio Costa, interpretato con grande sensibilità da Claudio Deledda e Rita Cugusi.

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