La Nuova Sardegna

Civiltà nuragica si schiera anche il Fai

di Paolo Curreli
Civiltà nuragica si schiera anche il Fai

Scanu: «Battaglia contro lo spopolamento» Cossa: un tesoro largamente sottoutilizzato

06 febbraio 2021
4 MINUTI DI LETTURA





La lunga marcia arriverà tra poche settimane verso un importante obiettivo. Il progetto “Sardegna verso l’Unesco”, partito il 30 di settembre con il deposito dell’istanza alla commissione nazionale dell’Unesco riceverà il 31 marzo la risposta definitiva in Italia e affronterà il secondo step: la commissione internazionale di Parigi. Commissione che darà l’approvazione, si spera, al progetto che prevede: «L’iscrizione dei monumenti della Civiltà nuragica nella Lista dell’Unesco come tentativo di porre le basi non solo per tutelare, ma anche per sfruttare in modo intelligente e con una pianificazione appropriata una risorsa ricchissima, fatta di 6350 siti conosciuti. Un tesoro di enorme potenzialità ma che è ancora largamente sottoutilizzato ed esposto a gravi pericoli» come dice il presidente dell’associazione promotrice Michele Cossa.

Una marcia che in breve tempo ha coinvolto le università isolane, la Regione sarda, Fondazione di Sardegna, Confindustria e Confagricoltura, il Cs4 e il Dass, le Proloco e tante altre realtà. A queste adesioni si aggiungono quelle della quasi unanimità dei Comuni sardi, a sottolineare la grande popolarità dell’iniziativa. Ieri il progetto Sardegna verso l’Unesco ha raccolto un’altra importante adesione; quella del Fondo per l’Ambiente Italiano. Ieri il Fai, durante una conferenza in rete, ha firmato un protocollo d’intesa con l’associazione promotrice.

«Siamo felici di aver firmato – ha detto ieri Monica Scanu presidente regionale del Fai –. È nella mission del Fondo per l’Ambiente italiano la promozione e la tutela del territorio. Questa iniziativa non solo assolve alle finalità della tutela ma avrà delle ricadute anche per tanti piccoli Comuni, come formula attrattiva per il turismo e aiutandoli a combattere lo spopolamento. Siamo pronti a costruire una nuova rete con le realtà nel territorio ed affiancarci all’Associazione Sardegna verso l’Unesco per le attività promozionali».

«Siamo stati impegnati in questa prima fase in tanti – ha detto ieri Massimo Fantola, anima dei Riformatori nell’isola e impegnato nel comitato di gestione dell’Associazione –. Una macchina che si è messa in moto coinvolgendo le migliori sensibilità sarde, oltre ai 378 Comuni, in un progetto comune. È un momento di coesione davvero nuovo per la Sardegna».

Oltre la tutela della bellezza, il valore per gli studi archeologici, nella visione dell’iniziativa c’è l’affermazione di un popolo attraverso la sua storia. «È nelle politiche Unesco salvaguardare il patrimonio dei popoli – ha sottolineato Fantola –. Assicurare la storia come parte fondamentale del futuro. Un valore prezioso ancora di più in un mondo globalizzato». Concetto di appartenenza rimarcato da Roberto Concas, storico dell’arte, ex direttore del Museo Archeologico di Cagliari, anche lui impegnato dell’Associazione. «Siamo coinvolti in una grande esperienza di partecipazione nei confronti del nostro patrimonio culturale – ha detto Concas –. È un momento storico e un’occasione unica, che non si circoscrive solo alla civiltà nuragica ma si allarga senza preclusioni verso il nostro intero patrimonio. Non stiamo solo tutelando i nuraghi ma vivendo un’esperienza identitaria».

Un momento di coesione a tanti livelli, forse inedito per l’isola, rimarcato ieri durante la conferenza da altri due soci dell’Associazione: il consigliere regionale Roberto Deriu e il consigliere comunale di Cagliari Umberto Ticca.

L’Associazione Sardegna verso l’Unesco si avvale del contributo di uno studioso fondamentale della storia antica della Sardegna: l’archeologo Giovanni Ugas, a lui è stata affidato il coordinamento scientifico dell’iniziativa. «Il nostro obiettivo è il riconoscimento come patrimonio dell’umanità di un numero straordinario di siti con pochi uguali al mondo. Oltre, Su Nuraxi di Barumini, ci sono altri migliaia di siti che devono, non solo essere studiati, ma salvati prima che sia troppo tardi – ha sostenuto ieri con fermezza durante l’incontro Ugas –. La nostra terra viene aggredita dalle servitù militari che insistono su aeree archeologiche e spiagge, assalita dalle pale eoliche. Oggi sul futuro delle nuove generazioni, sulle nostre piccole e povere comunità pende un’altra minaccia: la spada di Damocle del deposito di scorie nucleari. Non ha senso chiedere tutela se poi si permette che questo possa un giorno avvenire. Questo è il primo pericolo da scongiurare».

Antonello Gregorini nell’Associazione Sardegna verso l’Unesco ha rimarcato il pericolo che corrono i nostri siti archeologici, molti in proprietà private. «Sono convinto che la collaborazione col Fai sia fondamentale anche per la salvaguardia della civiltà nuragica – ha detto Gregorini– . Il Fai ha una importante tradizione nella ricerca di risorse umane ed economiche e nell’adozione dei siti e ha la capacità di coinvolgere su questo tema, anche il resto del Paese e dell’Europa».

In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative