La Nuova Sardegna

La scoperta di un mondo ancora tutto al maschile

La scoperta di un mondo ancora tutto al maschile

“Per soli uomini”, la ricerca di Emanuela Griglié e Guido Romeo  Tanti gli aspetti dell’economia e della società che escludono le donne

09 maggio 2021
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Così è stato per secoli, e così è purtroppo ancora oggi per la gran parte, nonostante i segnali di cambiamento: nel mondo in cui viviamo tutto è pensato a dimensione e a uso e consumo dell’uomo. Intendendo, con “uomo”, l’individuo di sesso maschile. È il frutto della differenziazione dei ruoli prima, in epoche antiche, e della successiva, costante disparità tra i generi dopo: quanto ciò corrisponda a realtà è ormai un dato acquisito, che può non vedere, per ostinazione e per tornaconto, solo chi non vuol vedere.

Il fatto che se ne parli con frequenza anche attraverso canali che si rivolgono al pubblico più ampio e vario non impedisce, comunque, che mettendo in fila i casi di diseguaglianze o discriminazioni si continui a restare sgomenti. Diversi di questi casi, in merito a ricerca scientifica, design, salute, informazione, pianificazione urbanistica e dati legati al web, li mettono in fila, raccontandone l’origine e mostrandone le ricadute, Emanuela Griglié e Guido Romeo in “Per soli uomini” (Codice Edizioni, 146 pagine, 15 euro): una lettura, anche a fronte di un piccolo difetto, davvero consigliata. Qualche esempio. «Nel 2011 gli utenti statunitensi della prima versione dell’assistente vocale di Apple, scoprirono non senza stupore che la servizievole Siri era pure un po’ sessista. Era in grado di proporre prestazioni di escort femminili e fornitori di Viagra, ma non cliniche per un’interruzione di gravidanza.

Poteva assistere per il pronto soccorso in caso di infarto, una delle prime cause di morte maschile, ma a chi le chiedesse aiuto perché vittima di uno stupro, rispondeva semplicemente: «Non capisco, mi dispiace, non conosco il significato di “stupro”». Questo episodio increscioso ha potuto perlomeno, considerate le sue caratteristiche, essere risolto in brevissimo tempo. Ben altri esiti, per dire, ha avuto e ha la disparità nel campo della sperimentazione dei farmaci: «Per secoli la ricerca medica non ha tenuto conto delle differenze tra l’organismo maschile e quello femminile, che invece esistono e, appunto, fanno la differenza. Con effetti collaterali notevoli: le donne hanno dal 50 al 75% di possibilità in più di sviluppare reazioni avverse ai farmaci o di morire di infarto, perché i sintomi non vengono riconosciuti come tali». E ancora: fino al 1978 la NASA non ha permesso alle donne di diventare astronaute anche a causa di «credenze persino bizzarre», come la possibilità che le mestruazioni nello spazio avessero conseguenze «letali». E se qui può forse scappare da sorridere, non si ride per niente a scoprire che una donna coinvolta in un incidente stradale ha «il 47% in più di probabilità di restare gravemente ferita, il 71% in più di subire una lesione moderata e il 17% in più di morire». Perché? Perché quando si progettano le vetture il modello universale è il maschio di corporatura media. Detto che Griglié e Romeo danno conto anche di numerosi progetti che hanno iniziato a riequilibrare gli scompensi tra uomo e donna, e al di là di sporadiche imprecisioni (non è Rebecca Solnit ad aver coniato il vocabolo “mansplaining”, come scritto nell’introduzione), resta il difetto cui accennavamo: il ricorso a un alto numero di termini inglesi, forse non sempre indispensabile e, in occasioni per fortuna rare, fonte di qualche smarrimento (che cosa è un “white paper”?). Una questione comunque secondaria, nel complesso di un libro senz’altro da leggere.

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