La Nuova Sardegna

I maestri sardi del giallo ogni venerdì in edicola con la Nuova Sardegna

di Costantino Cossu
I maestri sardi del giallo ogni venerdì in edicola con la Nuova Sardegna

Una nuova collana di dodici volumi. Apre “Piombo fuso”, il romanzo firmato da Marco Corrias ambientato nel Sulcis

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Esiste una corrente narrativa sarda che ha nel genere giallo il suo referente espressivo, anche se poi, autore per autore, i percorsi sono, in vario modo, molto differenti. Una corrente il cui inizio possiamo datare al 1988, quando uscirono “Prodedura” di Salvatore Mannuzzu e “L’oro di Fraus” di Giulio Angioni, e che da quell’anno lontano arriva sino a oggi. Ad essa attinge l’ iniziativa editoriale della Nuova Sardegna, la collana “I maestri sardi del giallo”, che fa il suo esordio in edicola venerdì 28 maggio. Sono dodici titoli, disponibili a cadenza settimanale (ogni venerdì) a 7.50 euro più il prezzo del quotidiano). In ordine di uscita i volumi sono: “Piombo fuso” di Marco Corrias; “Ferro recente” di Marcello Fois; “L’isola delle anime” di Piergiorgio Pulixi; “Il mantello del fuggitivo” di Giorgio Todde; “Nuddadifà” di Nello Rubattu; “Sa morte secada” di Nicola Verde; “Ora proloco” di Gesuino Némus; “L’errore” di Giovanni Marilotti; “Quasi colpevole” di Paolo Pinna Parpaglia; “Il paradiso non è più qui” di Andrea Pugliese; “Le destinazioni del cielo” di Giampaolo Cassitta; “Le figlie di Bes” di Giovanni Follesa.

Il romanzo di Corrias che apre la collana, “Piombo fuso”, è ambientato nel deserto post-industriale del Sulcis. Tra fabbriche e miniere chiuse e povertà dovuta alla crisi, Denis, adolescente inquieto, figlio di un operaio in cassa integrazione e nipote di un nonno comunista pervicace, rifiuta il piccolo mondo da cui proviene. Abbandonata la scuola, si dà allo spaccio di droga, entra in conflitto con la famiglia e sogna di partire per diventare bodyguard dei vip della Costa Smeralda. Si accorge di lui Severino, ambiguo ex soldato della Legione straniera, che lo inizia a una cultura della forza, iniettandogli massicce dosi di un’ideologia di destra. Dietro questo arruolamento c’è un progetto di cui Severino è il braccio armato, e in cui sono coinvolti faccendieri locali, interessati a mettere le mani sul vasto patrimonio di archeologia industriale e sui ricchi affari che possono derivare dal disinquinamento del territorio. Ma non tutto va in questa direzione: c’è anche chi, come i ragazzi guidati dalla bella e determinata Alessandra, occupa un ex stabilimento minerario per farne un centro sociale.

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