La Nuova Sardegna

DONATELLA FINOCCHIARO 

«Volonté, per me un mito»

«Volonté, per me un mito»

Alla Maddalena è il giorno di Donatella Finocchiaro. L’attrice siciliana è attesa oggi sul palco della Fortezza I Colmi per raccontare, rispondendo alle domande dei conduttori della serata Pif e...

31 luglio 2021
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Alla Maddalena è il giorno di Donatella Finocchiaro. L’attrice siciliana è attesa oggi sul palco della Fortezza I Colmi per raccontare, rispondendo alle domande dei conduttori della serata Pif e Fabio Ferzetti, la sua brillante carriera. Un percorso artistico che le vale quest’anno il Premio Gian Maria Volonté, assegnato all’interno del festival “La valigia dell’attore” organizzato dalla figlia del grande interprete al quale la rassegna maddalenina è da sempre dedicata: Giovanna Gravina Volonté. Dopo l’incontro verrà anche proiettato il pluripremiato film “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante che vede la Finocchiaro tra le protagoniste.

Donatella, che effetto le fa ricevere un premio intitolato a un attore straordinario come Gian Maria Volonté?

«Quando Giovanna mi ha comunicato che volevano darmi questo premio mi sono commossa. Un riconoscimento intitolato a Gian Maria Volonté è davvero qualcosa di speciale. È stato uno degli attori più grandi del panorama nazionale e non solo. Per noi italiani è come Marlon Brando per gli americani».

Cosa aveva di speciale secondo lei?

«La sua recitazione era raffinata, profonda, potente, emotiva. Ha raggiunto altezze che mi sembrano difficili, se non impossibili, da raggiungere per qualsiasi interprete di oggi. E poi il suo lavoro andava di pari passo con l’impegno sociale, fuori dal set e nelle scelte dei film che faceva. Gli interessava comunicare al pubblico dei valori importanti attraverso il proprio mestiere. Non una cosa da tutti, altri bravi e meravigliosi interpreti dello stesso periodo non hanno fatto la stessa cosa. Per lui invece era un aspetto fondamentale, portato avanti anche grazie a straordinarie collaborazioni con grandi registi».

Il suo film preferito tra quelli che Volonté ha interpretato?

«Difficile scegliere. Diciamo “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” di Elio Petri. Un film bellissimo in cui Volonté mi sembra al massimo della sua espressività».

Si è mai immaginata come sarebbe stato recitare al suo fianco?

«Mamma mia! Magari nel personaggio interpretato da Florinda Bolkan proprio in questo incredibile film oppure in quello di Irene Papas in “A ciascuno il suo”, sempre diretto da Petri. Due attrici stupende e con una fisicità che poteva essere simile alla mia. Certo se fossi vissuta in quel periodo sarei stata una fan di Volonté e avrei pagato per recitare al suo fianco».

Il premio che riceve è un riconoscimento alla sua carriera, ormai ventennale, segnata anche da un lungometraggio girato in Sardegna: “L’accabadora”. Come ricorda quell’esperienza nell’isola diretta da Enrico Pau?

«Devo essere sincera: la prima cosa che mi viene in mente è la fatica. Mia figlia era nata da pochi mesi, la portavo con me sul set, l’allattavo nelle pause. Comunque sono felice di aver lavorato in Sardegna, ricordo sempre le bellissime campagne dove abbiamo girato una parte del film. La natura della vostra isola è straordinaria, così potente da toccare l’anima nel profondo».

Alla Maddalena sarà anche proiettato “Le sorelle Macaluso”, tra i film italiani più importanti dell’ultima stagione, di cui è protagonista. Com’è stato lavorare con la regista Emma Dante?

«Lo trovo un film dalla grande forza emotiva. Racconta la storia di queste sorelle che sono quasi prigioniere dentro la casa in cui vivono, come schiave della loro sorellanza, della famiglia che si deve voler bene per forza e aiutare a tutti i costi anche se sotto c’è anche tanto rancore. In fondo le famiglie sono spesso così, croce e delizia. Emma è stata di una bravura eccezionale nel tirar fuori quello che serviva dal nostro carattere. Il disagio, il tormento, i malesseri che hanno alimentato il nostro lavoro d’interpretazione. Elementi che arricchiscono la valigia di un attore e a volte bisogna portarsi dietro nel viaggio di creazione di un personaggio».

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