La Nuova Sardegna

Addio a Franco Cerri chitarra e umanità di un gigante del jazz

di Paolo Curreli
Addio a Franco Cerri chitarra e umanità di un gigante del jazz

Suonò con le grandi star e creò la scuola aperta ai giovani Il ricordo dei musicisti sardi: «Un riferimento per tutti noi» 

19 ottobre 2021
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Se ne va a 95 anni un monumento vivente del jazz italiano e un musicista di fama internazionale: Franco Cerri. Il grande chitarrista è morto ieri a Milano, dove era nato il 29 gennaio 1926. Nella sua carriera ha lavorato con artisti come Django Reinhardt, Gorni Kramer, Chet Baker, Billie Holiday, Dizzy Gillespie. Il rapporto più longevo, quello con il pianista Enrico Intra, con il quale ha fondato a Milano la “Civica Scuola di Jazz”.

«Ci mancherà – ricorda Intra – . Abbiamo abitato insieme questo mondo del suono cui mancherà un ottimo docente, perché Franco era comunicativo, disponibile, educato, civile, umano, quelle belle doti che dovrebbero avere tutti quanti, era fortunato chi lo frequentava». Cerri era un autodidatta, a 17 anni il padre gli regalò la chitarra e lui cominciò a suonarla anche se i tempi erano duri e lui lavorava come muratore e ascensorista. Nel 1945 Gorni Kramer lo prese nella sua orchestra dopo che il Quartetto Cetra lo aveva scoperto.

Incontrò poi Django Reinhardt, con cui suonò in trio, mentre nel 1950 dall’incontro con il sassofonista Flavio Ambrosetti nacque il primo Franco Cerri Quintet. Da quel momento il suo talento passa le frontiere e il giovane chitarrista suona con le star del jazz da Chet Baker a Lee Konitz fino a Billie Holiday. Dagli anni Cinquanta è anche attore e ballerino con Renato Rascel, e conduttore di programmi divulgativi sul jazz per la Rai. Cerri non si limita al jazz, ma lavora anche con Bruno Martino, Renato Carosone, Mina e Roberto Vecchioni, e scrive anche canzoni per la pubblicità. Fu questa collaborazione che lo portò a diventare “l’omino a mollo”, testimonial di un detersivo, e lo rese famoso. «Ci ho pagato l’affitto» diceva sorridendo di quella esperienza.

In Sardegna Cerri si è esibito con successo innumerevoli volte. Così lo ricorda il pianista Paolo Carrus: «Con lui nessuno si sentiva a disagio, era un campione di umiltà e disponibilità. Ho suonato con lui nell’isola tante volte, a partire dal 1985 sostituendo Enrico Intra, una cosa di cui vado orgoglioso, perché è stato lui a scegliermi e, in seguito, cercarmi per altre esibizioni. È stato un grande divulgatore del jazz, un pioniere anche in questo con i suoi programmi in tv dove aveva ospiti star del livello di Dizzy Gillespie».

Il contrabbassista Salvatore Majore: «Andai a Milano nel ’91 per studiare tra mille difficoltà. La svolta arrivò quando mi chiamò a suonare nel suo quartetto. È stato un musicista dalla statura enorme paragonabile ai più grandi chitarristi. Aveva un suono poderoso, un senso del tempo unico. Era della vecchia scuola, aveva imparato a orecchio e questo gli dava una capacità di improvvisare strabiliante».

Il ricordo dei chitarristi sardi: «È stato il punto di riferimento – dice Antonio Pitzoi –. Partecipai a un suo seminario nel ’92. Mi fece entrare in maniera decisa nel jazz; mi colpì molto la sua gentilezza e l’incredibile suono che “porgeva” con calore con l’atteggiamento di chi voglia dirti: “Senti che bello!”. Ci raccontò aneddoti legati al contrabbasso (che suonava benissimo) e al rapporto con Gorni Kramer. La frase che mi rimane in testa e che forse inizio a comprendere solo adesso è: “Ricordate… prima l’uomo, poi il chitarrista”».

Roberto Tola star dello Smooth Jazz: «È stato fedele al jazz, quello classico della Blue Note, ha attraversato intere generazioni con la sua mitica Gibson L5, dalla quale riusciva a estrapolare quel suono caldo, pastoso e limpido che era la sua firma. Il ricordo più bello: la cena a casa mia dopo un concerto e le risate per la versione bossanova di “La Mirinzana” che improvvisammo».

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