La Nuova Sardegna

1895. Nasce il cinema e i Lumière scoprono subito la Sardegna

di Fabio Canessa
Eleonora Duse in "Cenere" di Febo Mari (1916) basato sul romanzo di Grazia Deledda ma girato in Piemonte
Eleonora Duse in "Cenere" di Febo Mari (1916) basato sul romanzo di Grazia Deledda ma girato in Piemonte

Nel 1899 cinque brevi filmati dei fratelli francesi nell'isola. I primi set nel 1920

30 novembre 2021
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Parigi, 28 dicembre 1895. I fratelli Auguste e Louis Lumière organizzano, con l’aiuto del padre Antoine, il primo spettacolo pubblico della loro recente invenzione: il cinematografo. A inaugurare la proiezione una sfilata di operaie e operai che escono dalla loro fabbrica a Lione. Tante donne in ampie gonne e con cappello, più qualche uomo che spinge la bicicletta. Sono queste le prime immagini in movimento, dal semplice titolo “L’uscita dalle officine Lumière”. Meno di cinquanta secondi che danno ufficialmente il via alla storia del cinema. Per vedere protagonista la Sardegna bisogna aspettare pochi anni, il 1899.

Cinque brevi filmati dei fratelli Lumière, a cura di Francesco Felicetti, documentano la visita ufficiale nell’isola da parte del re Umberto I e di sua moglie. I primi due, girati nella baia di Cagliari, riprendono la corazzata “Brennus” e le manovre delle navi italiane “Sardegna” e “Sicilia”. Il terzo il passaggio dei reali alla miniera di Monteponi a Iglesias mentre gli altri due, con riprese a Sassari il 19 aprile, l’inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele II in piazza d’Italia e la Cavalcata sarda per omaggiare il re. Nei primi del Novecento l’isola appare poi in piccoli documentari che nei limiti dell’epoca provano a raccontare usi e costumi, arcaicità e spinta alla modernizzazione.

Normale che per i film a soggetto sia necessario andare qualche anno più in là. Lavoro fondamentale, quando si parla di opere di finzione legate alla Sardegna, è “Cenere” di Febo Mari realizzato nel 1916 e basato sull’omonimo romanzo di Grazia Deledda. La storia è conosciuta: una giovane donna decide di lasciare il figlio al padre naturale perché abbia una vita dignitosa, lontano dalla miseria. Anni dopo quel bambino diventato adulto va alla ricerca della madre. Protagonista di “Cenere” fu la divina Eleonora Duse, la grande attrice teatrale, all’epoca 58enne: non aveva mai recitato per il cinema, e questa sarebbe rimasta la sua unica apparizione sullo schermo. Da ricordare che le riprese del film in realtà non furono effettuate nell’isola, l’ambientazione barbaricina venne infatti ricostruita in Piemonte.

La Sardegna diventa location cinematografica quattro anni dopo grazie al regista Luigi Romano Borgnetto che nel nuorese gira “In terra sarda” e “Maciste salvato delle acque” con la star Bartolomeo Pagano nei panni del corpulento personaggio creato da Gabriele D’Annunzio. Nella storia del cinema in Sardegna una tappa importante è segnata successivamente da “Cainà. L’isola e il continente”, diretto da Gennaro Righelli nel 1922 e girato in varie parti della Gallura. Protagonista è una ragazza, interpretata dalla diva del muto Maria Jacobini, che sogna di lasciare la Sardegna per scoprire il mondo fuori dall’isola. Un sogno che si avvera, ma il continente non sarà come se l’aspettava. Un film che sembra abbracciare l’immaginario della Deledda, diretta ispiratrice anche di “La grazia” in quanto tratto proprio da una novella della scrittrice nuorese. Aldo De Benedetti il regista della storia del contrastato amore tra Elias (Giorgio Bianchi) e la pastorella Simona (Carmen Boni). “La grazia” fu una delle ultime pellicole mute prodotte in Italia prima dell’introduzione del sonoro. È il 1929 e il cinema sta per acquisire la parola.

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