La Nuova Sardegna

Amadeus: «Maneskin, i miei super ospiti»

Amadeus: «Maneskin, i miei super ospiti»

L’annnuncio in diretta durante il Tg1. La band, in tournée negli Stati Uniti, ringrazia in collegamento da Los Angeles

17 gennaio 2022
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ROMA. L’annuncio è stato dato ieri sera da Amadeus durante il Tg1 delle 20: la prima serata di Sanremo, il 1° febbraio, si aprirà con il ritorno sul palco dell’Ariston dei Maneskin, la band romana che lo scorso anno ha sbancato il festival. Una vittoria dalla quale è cominciato un percorso che in pochissimi mesi ha fatto dei Maneskin uno dei gruppi più amati in tutto il mondo. La band ieri sera ha ringraziato Amadeus per l’invito al festival in collegamento da Los Angeles, dove i quattro ragazzi d’oro della musica italiana sono ospiti all’iHeartRadio ALTer EGO, festival organizzato dal network radiofonico americano. Per il pubblico Usa i Maneskin hanno suonato cinque brani: “Zitti e buoni”, il loro ultimo singolo “Mammamia”, la cover di “Beggin”, “For your love” e “I wanna be your slave”. Sul palco del Forum di Los Angeles, si sono alternati con Coldplay, Imagine Dragons e Kings of Leon.

Sanremo però è tanto altro. Tra le cinque presenze femminile che affiancheranno Amadeus, ad esempio, c’è Lorena Cesarini. «Sono orgogliosa, contentissima e soprattutto onorata», dice Lorena, nata nel 1987 a Dakar da madre senegalese e papà italiano, scomparso quando lei aveva solo 12 anni. «I miei genitori si sono conosciuti a Roma nei primi anni '80. Mio padre aveva il mal d'Africa: quando vide questa donna nera, così bella, nella sua città, ne rimase folgorato. Insieme hanno deciso di farmi nascere a Dakar per darmi la possibilità di avere la doppia cittadinanza, ma a Roma sono venuta a tre mesi e qui sono rimasta».

Una laurea in Storia contemporanea, esperienze di lavoro tra l'Archivio Centrale dello Stato e l'attività serale di cameriera in un pub, Lorena ha sempre sognato il cinema. «Da bambina ero convinta che per fare l'attrice fosse necessario essere figli d'arte, ma accarezzavo l'idea che qualcuno un giorno mi avrebbe fermata per strada. E così è stato». Notata da un talent scout («L'ho visto come un segno del destino, mi sono detta “Lori, salta su questo treno, è tutta la vita che aspettì”»), ha sostenuto nel 2014 il provino per “Arance e martello” di Diego Bianchi Zoro: «Virginia è stato il mio primo ruolo, lo porterò sempre nel cuore. Senza Diego non sarei qui a parlare di Sanremo». Poi è stata sul set per “Il professor Cenerentolo” di Leonardo Pieraccioni, raggiungendo il successo nel 2017 con la serie Netflix “Suburra”, in cui è Isabel, la prostituta che fa innamorare il protagonista Aureliano (Alessandro Borghi). E ora l'Ariston: «Devo confrontarmi con gli autori, ma mi piacerebbe portare sul palco un monologo, in chiave leggera, sull'integrazione: è ancora una sfida purtroppo, lo dico a malincuore. È sorprendente che sia una questione di cui discutere in Italia, unico Paese europeo ancora così indietro su questi temi».

La sovraesposizione da festival non le fa paura: «Ho già letto diluvi di commenti e di odio sui social soltanto perché sono nera. Ma sinceramente sono pronta ad affrontare le critiche a testa alta: dovrebbe provare vergogna chi pensa e scrive certe cose invece di gioire del fatto che ci siano volti nuovi e soprattutto varietà e inclusione. Il politicamente corretto? In un Paese normale le quote non dovrebbero essere un problema». E sulle critiche a Drusilla Foer: «Che dire? Sono allibita».

Lorena Cesarini guardava sempre il festival da bambina, «me ne sono allontanata per qualche anno, ma poi è diventato un appuntamento cult per me e i miei amici». Dopo il festival sarà al cinema nel nuovo film di Gianni Zanasi 'War - La guerra desideratà: «Gianni è un talento, un artista a 360 gradi. Nel film interpreto un'attivista pacifista. Sono fortunata perché ho ancora una volta l'opportunità di lavorare con grandi attori come Stefano Fresi, Miriam Leone, Edoardo Leo». Il film uscirà in sala con Vision Distribution: «Le sale stanno soffrendo molto, la pandemia ha assestato il colpo di grazia, consolidando l'abitudine alle piattaforme. La sfida è riportare la gente al cinema: dobbiamo crederci».

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